Anno nuovo, letture vecchie.
Sì, perché ho ancora sul comodino della mia stanza due libri da recensire che ho letto prima dello scoccare della mezzanotte del 31 dicembre. Dunque ancora letture targate duemiladiciannove. Due libri che mi tengono ancora legato all’anno passato. Due libri estremamente differenti tra loro, un grande thriller e una raccolta di fiabe.
Partiamo oggi con Quella mattina prima di morire, romanzo uscito a fine Agosto per Newton Compton Editore che segna il debutto nel mondo della letteratura di Jo Jakeman, autrice nata a Cipro ma residente da molti anni a Londra.
Il suo è un grandissimo thriller. Efficace, avvincente, che ti incolla alle pagine facendo crescere la fame di sapere come evolve la storia. Una storia che è ricca di suspense, che quasi mette l’ansia e l’angoscia. Insomma un ottimo lavoro da parte della autrice che riesce al cento per cento a scatenare nel lettore tutti quegli stati d’animo che vivono in prima persone le protagoniste del romanzo.
Innanzitutto c’è da dire che non è il classico thriller a cui ci siamo da tempo abituati: non c’è nessun omicidio, nessun cadavere rinvenuto, nessun intreccio districato da sciogliere e nessun mistero da svelare. Qui è tutto chiaro, molto chiaro fin dalle prime pagine. Il romanzo è incentrato sulla violenza domestica. La violenza sulle donne è la trave portante di tutta la struttura della storia. E devo dire, che essendo così delicato il tema, ho qualche difficoltà nello scrivere questa recensione, perché non vorrei cadere nella retorica e nel banale.
Il libro inizia con un funerale: un uomo è morto e le tre donne della sua vita, la ex moglie, la moglie da cui si è appena separato e la compagna attuale sembrano non piangerlo per niente. È questa la scena che dà il via a tutta la vicenda, sempre narrata in prima persona da Imogen, la vera protagonista del romanzo, nonché moglie in via di divorzio da Philiph, l’uomo che appunto è appena morto. Perchè queste donne sembrano felici della sua scomparsa? Il motivo è presto detto, il romanzo si sviluppa con il metodo del flashback che catapulta il lettore in una sorta di conto alla rovescia scandito dagli eventi che hanno caratterizzato i giorni antecedenti alla morte dell’uomo. Si scopre così che Philiph era un uomo violento all’interno delle mura di casa e che a subire queste violenze sono state tutte le donne della sua vita:
Ruby – la prima moglie che ancora prova a giustificarlo e difenderlo fino alla fine,
Imogen – che come già detto è la protagonista e colei che racconta i fatti. È lei che si dimostra la più coraggiosa e la più risoluta nel volere a tutti i costi porre fine a questa situazione di disagio anche in nome dell’amore per il figlio Alistair che dovrà proteggere dalle grinfie del padre violento.
Naomi – la nuova compagna di Philiph, la più fragile del gruppo, alla perenna ricerca della sua vera madre che la ha abbandonata appena dopo la nascita.
Le tre donne, inizialmente rivali in amore, si troveranno a dover fare fronte comune in una vicenda domestica che ha del claustrofobico per come è ben narrata dall’autrice. La Jakeman non lesina nulla in quanto a violenza. Gli abusi sono parte fondamentale del racconto e arrivano al lettore come un pugno in faccia. Così è stato per me che davvero non capisco come possano esistere queste situazioni in un mondo che guarda al futuro a trecentosessanta gradi ma che per certi aspetti invece regredisce come se non avesse imparato nulla dal passato.
La violenza sulle donne purtroppo è realtà. Quando si legge un libro come questo ci si trova costretti a fare i conti con il pensiero che è vero, un romanzo è frutto della fantasia dell’autore, ma ahimè queste situazioni esistono davvero e fortunatamente vengono rese pubbliche una dopo l’altra. Dico fortunatamente perché credo che il silenzio sia ancora più grave di uno schiaffo. Davvero non concepisco come si possa pensare di far prevalere la propria autorità con la violenza, non capisco come possa l’essere un uomo dar diritto ad avere potere sulla donna. Essere umani significa essere uguali, le differenze devono essere soltanto quelle decise da madre natura. Come dicevo prima, questo è davvero un tema delicatissimo, non vorrei andare oltre per non inciampare in qualche frase scontata o mediocre. A dimostrazione di quanto sia attuale questo argomento, vorrei però prendere in prestito qualche frase pronunciata da Papa Francesco durante la prima omelia del 2020: “Non c’è salvezza senza la donna. La violenza è la profanazione di Dio” e ancora “Da come trattiamo il corpo della donna comprendiamo il nostro livello di umanità”.
Parole che in mondo giusto non avremmo dovuto neppure ascoltare ma che vanno ben dritte al punto in questo brutto mondo che ci tocca di frequentare.
Tornando al romanzo, l’unico piccolo mistero da scoprire, l’unico essenziale tocco di giallo, è legato agli ultimi giorni di vita di Philiph che a quanto pare non si è più presentato al lavoro e dunque ha qualcosa da nascondere… ed è giusto che tu lo scopra leggendo il libro, non sarò certo io a svelartelo.
La scrittura è scorrevole, molto molto piacevole nonostante il tema trattato, il romanzo è incalzante e come già scritto la voglia di sapere come finisce una situazione, o di come se ne viene a capo, ha sempre una asticella posizionata molto in alto. Si sfogliano le pagine senza accorgersi che si è già letto una buona parte del libro. Un bel libro. Un libro che è un inno alla forza delle donne. Al carattere. Alla loro capacità di reagire e di rialzarsi.
Mi sento dunque di consigliare questa lettura, mettendoti in guardia su qualche episodio che sicuramente ti causerà rabbia e schifo, emozioni che però ti consiglio di trattenere fino alla fine leggendo tutto d’un fiato il percorso a ritroso nel tempo verso la mattina del funerale. E una volta arrivato all’ultima pagine, una volta che sei diventato onnisciente riguardo alla storia raccontata, ti consiglio di andare a rileggere il primo capitolo. Di tornare tra le panche del funerale e di immaginare di sederti al fianco delle tre donne: troverai un nuovo sapore speciale nella tua sfera emotiva.