“14 dicembre 2007
A: Preside Richmond e Consiglio di Amministrazione, liceo privato Alabaster
Io, Frankie Landau-Banks, con la presente confesso di essere stata l’unica mente dietro alle malefatte del Fido Ordine dei Basset Hound. Mi assumo la piena responsabilità per i disturbi arrecati dall’Ordine: compresi quelli derivanti dagli scherzi noti come “La Signora della Biblioteca…”
Inizia così il nuovo libro di E. Lockhart
Le ragazze non possono entrare
E certo, cosa ci si può aspettare da “questi giovani uomini” rampanti che affollano le sedi universitarie, con le loro società segrete.
Ma… o no, non è un uomo! E brava la nostra Emily Lockhart, ha creato un personaggio unico, sopra le righe come si suol dire, determinato e decisamente intelligente. Ed è una DONNA. Sì, perchè il nostro Frankie, in verità, è UNA Frankie.
Chi è Frankie? Una quindicenne che frequenta un college privato ed esclusivo, la sorella Zada l’ha preceduta da poco, il padre Frankie Senior è stato uno dei pilastri della setta segreta Basset Hound.
Tra il primo e il secondo anno di università la nostra protagonista subisce la trasformazione tipica della gioventù, dandole quel tocco di “bellezza” che non guasta e che la fa “apparire” là dove prima sembrava essere solo “la sorella di Zada”; “La stessa Frankie era scombussolata. Fra maggio e settembre diventò più alta di dieci centimetri e mise su nove chili, nei punti giusti. Passò dall’essere una bambina gracile e sgraziata, con le mani troppo grandi rispetto alle braccia, un groviglio indisciplinato di ricci marroni in testa, e una mandibola così marcata da far bofonchiare alla nonna Evelyn: -Quando si tratta di chirurgia plastica non fa mai male pensarci prima del college-, all’essere una giovane donna formosa e con uno stile originale che i ragazzi trovarono chiaramente attraente”.
Tutto ciò porta a pensare che sia una trama poco coinvolgente, senza pepe, ed invece tra le righe appare in pieno ciò che l’autrice vuole dire: ci fa riflettere sulla società in cui viviamo, sulla “disparità” che in questo III Millennio coinvolge sempre più le donne. A nulla sono servite le “suffragette”, “le lotte femminili”; noi donne, apparentemente al potere, sempre più impegnate in ogni attività, veniamo ancora guardate come “l’angelo del focolare domestico di antica memoria”.
E la vita che Frankie sceglie di imporre è proprio quella di cercare il punto di rottura.
“…Non si ricorda di me.”… “Nessuno di loro si ricordava di me, Trish”. “Stai scherzando.” “Né Dean, né Matthew, né questo Alfa. E’ come se fossi invisibile.” “Come se fossi stata invisibile” corresse Trish. “Adesso non lo sei più.” “Perché mi è cresciuto il seno? ma dai. Le guarderanno in faccia, le ragazze, una volta ogni tanto. Altrimenti come fanno a riconoscere la gente?”
In queste righe si avverte che il cambiamento fisico non influisce sullo stato d’animo della fanciulla (forse ancora non si rende conto del potenziale?) piuttosto è la meraviglia dello strato sociale, le persone che la circondano, che la induce a controbattere “Le guarderanno in faccia, le ragazze, una volta ogni tanto. Altrimenti come fanno a riconoscere la gente?”
Lei vuole lasciare il segno, essere riconosciuta per le proprie capacità, e se il potere per farlo le deriva da un certo status sociale, allora mette tutto in gioco per ottenerlo, anche se diventa pericoloso. Frankie proviene da una vita di privilegi ma… “il problema era che per loro – lo zio, Ben, sua madre, suo padre, forse anche lo zio Paul – Frankie era Cucciolotta. Non una persona in grado di usare un cellulare, dotata di intelligenza e senso dell’orientamento. Non una persona che poteva risolvere un problema. … Per loro, lei era Cucciolotta. Ingenua. Da proteggere. Insignificante. Ed è questo che Frankie cerca di stravolgere, non le piace essere tenuta ai margini, sa che ci sono cose che devono essere cambiate, possono essere cambiate e non smetterà mai finché non otterrà ciò che vuole; la sua tenacia, la sua perseveranza e il suo rifiuto di adattarsi al ruolo prestabilito che qualcun altro ha deciso per lei (il padre) la mettono di fronte ad un gioco pericoloso, e pur non prevedendo le conseguenze inarrestabili e indomabili prosegue nel suo “andare avanti“, neanche se questo finisse con lo stravolgere le regole di una scuola antica e rinomata come la sua.
Anche i personaggi di Le ragazze non possono entrare che fanno da contorno alla storia, in qualche modo, danno i vari input a questa giovane e risoluta donna a cui non piace la condiscendenza e odia un “no” come risposta; Trish, l’amica del college, la femminista che cuoce i biscotti; Zada, la sorella della nostra protagonista che decide di compiere le sue scelte andando contro il padre; Matthew, frequenta l’ultimo anno, fossetta sul mento, sempre pronto a sorridere, capelli scuri e ribelli e… fa parte della società segreta “Basset Hound”. Ognuno con la propria storia personale, i privilegi di chi nasce ricco, di gente che cerca di farsi le amicizie che “contano”, che dureranno per sempre perchè grazie a loro si procureranno dei lavori; uno scambio che abbiamo sotto i nostri occhi, che è sempre esistito, si chiama avere le conoscenze giuste, “Opportunità”, non importa se per fare questo si distrugge altro.
Anche gli atti vandalici compiuti, piuttosto che denigrarli, potremmo definirli un monito, uno spaccato della realtà sempre più violenta che i giovani usano, probabilmente per attirare l’attenzione, una forma di allarme, una ricerca di aiuto che noi adulti, invece, cataloghiamo senza entrare nel merito, storcendo il naso.
Emily Lockhart ha saputo imprimere il giusto ritmo all’intera storia attraverso i pensieri di Frankie, i dialoghi talvolta irriverenti dei personaggi, lasciando che i vari temi trattati, il femminismo, il potere, l’ambizione, la politica appaiano evanescenti, quasi non facciano parte della storia, eppure escono prepotentemente allo scoperto.
Nata il 13 settembre 1967 a New York è l’autrice del bestseller “L’estate dei segreti perduti“ e di “L’amica perfetta“. I suoi libri, molto amati dalla critica, sono tradotti in dieci lingue. È stata finalista al National Book Award, il più prestigioso premio letterario americano.
E’ un libro che va letto molto attentamente, la prima volta lo leggi d’un fiato, la storia ti prende ed alla fine ti lascia un po’ d’amaro in bocca. Io, prima di recensirlo, ho provato a rileggerlo una seconda volta ed ho tratto le mie personali conclusioni che ti ho su esposto. Pertanto mi sento di consigliarlo sia ad un pubblico adulto, sia ad un pubblico di giovani e giovanissimi in quanto il linguaggio è pulito e ciascuno può trarne l’insegnamento che vuole.