Dalla misteriosa realtà di un vecchio e famoso manoscritto, ancora carico di mistero, un romanzo sul valore della cultura, con una protagonista che legge “a naso”.
Approcciandomi alla lettura, ho sempre pensato che se un libro, riesce ad essere fonte di insegnamento o di riflessione svolge già ampiamente il suo ruolo: non mi riferisco solo ai saggi o ai romanzi cosiddetti “impegnati” anche un romanzo rosa o umoristico può essere fonte, se non di riflessione o insegnamento, di emozioni, di sorrisi o di vera e propria ilarità. E se è vero che le tipologie di lettori variano dal divoratore, al lettore insonne, al riflettore, all’annusatore, il fine ultimo di ogni scrittore è quello di lanciare un messaggio o quantomeno di coinvolgere il lettore con ciò che scrive.
Probabilmente anche Desy Icardi avrà avuto, nello scrivere L’annusatrice di libri, l’intenzione di coinvolgere il lettore o lanciare un messaggio.
Nata a Torino, città in cui vive e lavora, è formatrice aziendale e copywriter. Nel 2004 si è laureata al DAMS e dal 2006 lavora come cabarettista con lo pseudonimo di “La Desy”; è inoltre autrice di testi teatrali comici e ha firmato alcune regie. Dal 2013 cura il blog Patataridens, espressamente dedicato alla comicità al femminile.
L’annusatrice di libri, Fazi Editore, è un romanzo che inizia quasi in sordina e così procede fino ad ben oltre la metà dei capitoli, 57 in tutto. L’autrice, Desy Icardi, gioca su due binari che procedono paralleli fra presente e passato, fin oltre il quarantesimo capitolo: da un lato l’annusatrice Adelina, adolescente dislessica ma con il misterioso dono della lettura a naso; dall’altro, la zia di lei, Amalia, ex modista, ex soubrettina di quart’ordine, ex moglie vedova di un ufficiale dell’areonautica, sposato con abili stratagemmi, non ultimo quello della “famosa monetina da tenere stretta fra le ginocchia”, prima del matrimonio. Altri personaggi fanno da contorno ma assumono un ruolo importante, nello svolgimento della storia: l’amica di Adelina, Luisella, figlia a sua volta del notaio Vergnano, che vorrebbe sfruttare la capacità di Adelina per i suoi loschi fini, il reverendo Kelley, esperto studioso e conoscitore di testi antichi, l’avvocato Ferro, la madre di Luisella che, pur avendo un ruolo a margine è la chiave di volta, a mio avviso, del messaggio che il romanzo vuole lanciare.
Tutti i personaggi, ruotano attorno ad un antico manoscritto, risalente al XV secolo, il Codice Voynich, realmente esistente, rinvenuto nel 1912 e redatto con un tipo di scrittura che nessuno, ad oggi, è riuscito a decifrare. Fatti inspiegabili, relativi al codice, hanno costruito un alone di mistero tutt’ora irrisolto: prendendo spunto da questo antico e prezioso manoscritto, Desy Icardi, costruisce la storia dell’annusatrice di libri.
Il romanzo, come dicevo prima, ha uno svolgimento in crescendo, la storia si colora di giallo dal quarantasettesimo capitolo: da questo punto fino alla fine, il lettore non ha il tempo di annoiarsi e si ritrova a divorare le pagine con la stessa frenesia che ha la sua protagonista, quando i profumi provenienti dai libri, la spingono a mettere dentro il naso per scoprirne i misteri.
In alcuni passaggi del romanzo, i personaggi vengono dipinti dall’autrice con i colori accesi dell’ironia e del grottesco, assumendo aspetti quasi caricaturali, probabilmente, Desy Icardi, attinge al suo bagaglio di attrice comica, porgendo al lettore situazioni esilaranti che rendono leggera la lettura.
Tuttavia non mancano spunti di vera e propria riflessione sul valore della lettura e su quanto essa possa insegnare: in un passaggio scrive: “Grazie al cielo un romanzo scritto settant’anni fa era riuscito ad aprirle gli occhi. […] forse era per cose come quella, pensò Amalia, che tanta gente amava i romanzi”…. Quindi si realizza qui, quel famoso detto “Leggo per legittima difesa” (che, personalmente trovo calzantissimo) attribuito a Woody Allen.
Anche in un altro passaggio, ho trovato spunti di riflessione che ti propongo, pur nella leggerezza e nell’ironia che fanno di L’annusatrice di libri, un testo facile da leggere: “… sono stati i romanzi a prepararmi a vivere. La matematica non ti spiega il potere dell’astuzia come fa Tom Sawyer e non grazie alla grammatica che impari ad arrangiarti con ciò che hai a disposizione come faceva Robinson Crusoe. […] Questo è il bello dei romanzi: ti mostrano le conseguenze degli errori umani, sollevandoti dalla fatica di doverli sperimentare tu stessa”.
Una lettura non fine a se stessa, quindi, ma un romanzo che con ironia e garbo offre al lettore molti spunti di riflessione. E probabilmente, lo stesso, si ritroverà a dire con l’autrice (in riferimento alla protagonista della storia): “non era lei che leggeva il manoscritto ma era il manoscritto che leggeva lei.”