Scegliamo di andare avanti o di arrenderci?
E’ una bella storia quella che ho letto in questi giorni. La collezionista di storie perdute è una storia che parla di legami, quelli forti, che sopravvivono al tempo, anche se divisi, distrutti dalla delusione, dall’odio o dalla rassegnazione, sono i legami d’amore… In tutti i romanzi, in qualche modo, l’amore ha un posto privilegiato, fisso, dichiarato tra le righe o senza paura, tra le pieghe dell’odio, che, in fondo, cos’è se non un aspetto distruttivo dell’amore stesso? L’amore unisce e divide, costruisce e distrugge, e per amore ci si annulla, per evitare di soffrire o far soffrire chi si ama, è il sentimento che da senso e pace all’anima più ferita.
Come i personaggi del romanzo di Ann Hood, legati tra loro dai sottilissimi fili dei ricordi, sospesi tra la vita e la morte, quella del corpo e dello spirito, il tutto racchiuso in un libro che da il via al lungo, introspettivo e misterioso viaggio che Ava si ritroverà a percorrere per conoscere la sua autrice. Ma entriamo nella storia…
Ava, voce narrante nel libro, è una donna di bell’aspetto, poco socievole, di primi modi, a volte sarcastica, indurita dagli eventi della vita. Vive sola in una grande casa, dopo la scelta del marito di andare via con un’altra donna, è lontana da Maggie, figlia difficile da gestire alle prese con problemi di tossico dipendenza e Willie, il figlio dall’animo puro legato alla natura e parte di una associazione animalista, come dire il diavolo e l’acqua santa. La vita di Ava è un susseguirsi di ricordi dolorosi, il suicidio della madre, Charlotte, dopo la morte accidentale della sorellina Lily caduta rovinosamente da un albero, e la scomparsa improvvisa della zia Beatrice con la quale la madre gestiva una libreria e chiamata, all’epoca dell’accaduto, per accudire le figlie.
La storia, pur incentrata sul personaggio di Ava, ci racconta della sua famiglia apparentemente serena, ma anche la realtà e i sentimenti di coloro che gravitano intorno ad essa. I vari personaggi e il ruolo che essi ricoprono nella vita della giovane donna e della sua famiglia sono, in qualche modo, incastrati, inevitabilmente, in una ragnatela di rapporti che solo alla fine, misteriosamente, attraverso un libro, verranno svelati e compresi. Ogni personaggio è descritto con cura, nella ricerca costante della personale verità, ed è, comunque, legato ad un altro, nel bene e nel male, e per capire il presente lo sguardo è, sempre, rivolto al passato…
Per Ava sarà come giocare con le tessere di un mosaico quando la sua amica Kate le propone di partecipare ad un gruppo letterario nel quale scegliere e condividere con gli altri il libro più importante della propria vita. La scelta ricade su un vecchio libro letto da piccola con la madre. Il testo è introvabile ma Ava ricorda molto bene alcune frasi…
“Quanti di noi vorrebbero fermare il tempo, cambiare il corso degli eventi, avere la possibilità di riportare indietro qualcuno…
Il libro e la sua misteriosa autrice, non sono i soli pensieri di Ava, anche la figlia le crea agitazione e angoscia ed è il legame più difficile a cui l’autrice dedica più attenzione. La fuga di Maggie da Firenze per seguire un amico a Parigi, fa riflettere sull’instabilità dei rapporti affettivi all’interno della famiglia, la mancanza di comunicazione, la malsana ricerca dell’eroina come soluzione immediata ma, apparentemente, efficace per esorcizzare i problemi.
Per la giovane, infatti, Parigi si trasformerà in un inferno, vive un rapporto senza freni e inibizioni con un uomo maturo, per l’uso sfrenato di droghe rischia la morte, ma viene salvata e portata in ospedale. Una volta uscita, l’unico posto a darle un po’ di pace è Ganymede, un’antica libreria con Madame la sua proprietaria, dal carattere ombroso ma, nei suoi riguardi, inspiegabilmente gentile.
Per comprendere gli eventi, la scrittrice inglese, ci riporta indietro nel tempo, al legame clandestino di Charlotte con Hanch, il poliziotto di cui la donna si era innamorata e con il quale aveva trascorso il pomeriggio in cui la figlia più piccola aveva perso la vita. E’ lo stesso poliziotto, chiamato ad investigare sulla disgrazia, a scoprire, vent’anni più tardi, la verità, quella più vera, che lascia Ava, incredula. Per riabbracciare la figlia e l’autrice del suo libro, Ava parte per Parigi e la famosa libreria Ganymede non le sembra affatto un posto sconosciuto. Basterà uno sguardo per capire che Madame, altri non è che Beatirice, la zia scomparsa da vent’anni e che l’autrice del libro, così tanto cercato, è la madre. Il seguito è prevedibile e, come tutti i lieto fine che si rispettino, tutte le tessere del mosaico tornano al loro posto. Ava proverà ancora ad amare, Hank ritroverà l’amore perduto con Charlotte, e anche per Maggie tutto sarà più facile da raggiungere.
Il libro di Ann Hood mi è piaciuto, è scritto bene, è come il libro di Charlotte, parla di amore, morte, vita, sacrificio ma anche di speranza, che da pace ai rimorsi per non aver potuto, per non aver detto o fatto, è il coraggio di chi sceglie se rimanere nell’oscurità o la luce, di andare avanti o arrendersi.
“La vita è nostra, scrive Maggie ad Ava “e siamo liberi di rovinarcela o meno da soli, nessun’altro può farlo per noi, oggi comincia la mia vita e quella di tutti noi”.
Ann Hood è nata a West Warwick (Rhode Island). Le sue letture preferite da ragazza sono state Piccole Donne e le avventure gialle di Nancy Drew. In seguito ha amato I Miserabili e Il dottor Zivago.
Si è laureata in Letteratura inglese alla University of Rhode Island, con particolare passione per Shakespeare, Willa Cather e F. Scott Fitzgerald.
È autrice di diversi romanzi di successo, tra cui Voglio prenderti per mano (Fabbri 2012), Il club dei ricordi perduti (Tre60 2012), Voglio prenderti per mano (BUR 2013), L’amante perduto (Fabbri 2014).
Suoi racconti e articoli sono apparsi su “The New York Times”, “The Paris Review” e “O, The Oprah Magazine”.