Un thriller psicologico dal ritmo incalzante, una lettura coinvolgente e tanti colpi di scena: Emanuela Navone con il suo Io sono l’usignolo.
Non so se ti è mai capitato di finire di leggere un libro e, chiudendolo, pensare “e ora?”. A me sì, diverse volte, specie se la storia, giocata abilmente tra lo psicologico e il thriller, mi tiene incollata alle pagine, senza tregua, fino alla fine.
Leggendo “Io sono l’usignolo” di Emanuela Navone, già dalla primissima pagina ho avuto la curiosità di proseguire, questo a riprova del fatto che chi ben comincia è a metà dell’opera, per usare un luogo comune che, però, da perfettamente il senso dell’incipit coinvolgente del libro.
Il ritmo incalzante del giallo, la scrittura scorrevole, i tanti colpi di scena, la trama ben architettata della storia: tutto induce ad una lettura veloce e curiosa. Brava l’autrice nell’aver saputo intrecciare l’ordito e la trama della sua storia in maniera così viva e pressante, tanto che sembra di poter vedere i personaggi muoversi quasi come in un film. Vivide le immagini, sia quando racconta gli eventi, sia quando pennella i paesaggi, gli ambienti o le varie figure all’interno della storia. Il paesaggio che fa da sfondo, sembra quasi fotografato, raccontato nella nebbia che circonda e avvolge ogni scena o nel vento che turbinando spazza ogni cosa o ancora nel sole che gioca fra i rami di un albero: un filo sottile sembra unire lo svolgimento delle vicende agli agenti atmosferici ed anche questo, penso, sia voluto dall’autrice, per rendere ancora più accattivante ciò che scrive. I vari personaggi, resi vivi e veri e psicologicamente ben delineati, caratterizzati anche nei piccoli dettagli del “ricciolo mosso dal vento” o del “sorriso che si increspa sulle labbra”, sono curati nei minimi particolari e resi reali al lettore.
Una bella dose di ironia che non guasta mai, serpeggia e si fa piacevolmente notare nei dialoghi e nella descrizione dei pensieri dei vari protagonisti, cosa che trovo sia un ulteriore elemento a favore del romanzo.
Trama e ritmo incalzanti, dicevo, forse un po’ troppo in verità ed è questo che, a mio parere, rende la storia eccessivamente carica di suspense (se questo si può definire un difetto in un giallo) dando l’impressione di una leggera forzatura che, a tratti, risulta disturbante. Riporto un piccolo stralcio, proprio per darti l’idea precisa della tempistica accelerata che l’autrice imprime al romanzo: “Ci sono momenti di confusione, in cui accadono tante cose e la mente non riesce a gestirle tutte […] Perchè quando tutto accade velocemente non hai il tempo di respirare e sei già oltre…” Mentre in qualche altro punto, sembra che voglia rallentare, apprezzando la riflessione e il silenzio: “Il silenzio è un alleato, noi vecchi lo amiamo e lo desideriamo come la pelle di una donna. Ci avvolge e noi ci lasciamo coccolare. […] Il silenzio è quiete, è riposo, cose non dette perchè non serve parlare.”. Piccole contraddizioni che comunque non tolgono nulla alla storia nel suo complesso.
Nelle note personali, l’autrice scrive che ha impiegato tanti anni per scrivere questo libro. Cominciato nel 2012 ha avuto una battuta d’arresto per molto tempo, fin quando, lo scorso anno, a Giugno, il romanzo trova la sua conclusione: “Ho reso giustizia ai personaggi che da troppo tempo aspettavano di far sentire la loro voce”… e penso proprio che Emanuela Navone, non voglia farli tacere per sempre. La fine del romanzo (che non ti anticipo, è chiaro) sembra lasciata in sospeso e ha tutta l’aria di aspettare un’altra evoluzione: Io sono l’usignolo, merita di avere un seguito.
Emanuela Navone è nata a Genova e cresciuta in un piccolo paese di montagna. La passione per la scrittura che risale a parecchi anni or sono, è incastrata in mezzo alle tante altre attività che svolge. Dal 2014 lavora in campo editoriale, aiutando altri scrittori a scrivere e a pubblicare. Editrice freelance, tutte le sue opere sono auto-pubblicate (oltre a Io sono l’usignolo, ha scritto Reach, Prontuario Editing, Cronache di Charma); gestisce un suo blog dove tratta di scrittura e promozione. Dice di se stessa: “Thriller, Fantasy, racconti o anche guide… ho pubblicato un po di tutto. Mi piace definirmi cercatrice di parole e non scrittrice perchè ormai questa parola, al giorno d’oggi, è logora e abusata. E poi, a pensarci bene, non scrivo; io creo storie.