Buongiorno iCrewer! Oggi ho deciso di parlarti di una lettura che ho terminato di recente e che mi è piaciuta davvero moltissimo: Il viaggio di Halla, scritto da Naomi Mitchison e pubblicato da Fazi Editore, all’interno della collana Lainya.
Non ti nascondo che a colpimi per prima sia stata la copertina: l’illustrazione di Flavia Remotti sembra creata appositamente per parlare alle anime che agognano il fantasy, e quindi, ovviamente, ho preso in mano il volume. Poi è stata la volta della trama, così fiabesca eppure intrigante, con quella promessa di draghi e viaggi mitici, che hanno fatto gioire la parte di me impegnata a immaginarsi come sarebbe stato osservare una valchiria planare sul campo di battaglia (sempre sperando di non essere uno degli eroi che sta per portare nella Valhalla, perchè in quel caso non penso che sarebbe una vista esattamente piacevole).
Insomma, quello di Naomi Mitchison è subito diventato un libro che dovevo assolutamente leggere. E ora, eccoci qui.
Partiamo all’avventura con la trama
La storia di Halla inizia come tantissime altre fiabe: un re, una matrigna, e una bimba nata dal primo matrimonio del sovrano. Le cose, però, prendono subito una piega inaspettata: invece di finire rinchiusa in una torre, o relegata al ruolo di sguattera, oppure trasformata in un cigno, la bimba viene tratta in salvo dalla sua amorevole balia.
E da quel momento inizia viaggio di Halla, prima tra gli orsi, poi tra i draghi e, infine, tra gli uomini. La fanciulla cresce, cerca la sua identità, esplora il mondo e diventa molto più di quello che si sarebbe mai aspettata.
Il viaggio di Halla: la mia recensione
Non stiamo qui a girarci intorno, iCrewer: Il viaggio di Halla di Naomi Mitchison mi è piaciuto alla follia.
La lunghezza è davvero ideale: centottanta pagine che non ti rendi nemmeno conto di aver letto, che scorrono veloci come il paesaggio visto dalla groppa di un drago (rassegnati, ora che la mia vena fantasy è emersa, te la subirai per tutta la recensione).
Per di più, lo stile è estremamente scorrevole: fiabesco ma ironico; descrittivo eppure, allo stesso tempo, abbastanza vago da consentire a chiunque di immedesimarsi nell’avventura. Halla stessa viene tratteggiata un po’ per volta, senza mai essere un quadro dipinto fino all’ultima gemma dell’abito o al più minuto filo d’erba. L’autrice ci lascia spazio da riempire, fa lavorare la nostra fantasia, per colmare le zone nebulose della narrazione.
Sta a noi immaginare il crepitio delle sottobosco autunnale al passaggio degli orsi, o i mirtilli che esplodono saporiti in bocca. L’odore acre del fuoco dei draghi e il luccichio del loro tesoro. I nitriti dei cavalli e lo sfarzo del velluto.
La cosa straordinaria, a mio parere, è che questo libro non dimostra per nulla la sua età. Naomi Mitchison ha pubblicato per la prima volta il racconto di Halla nel 1952, eppure non si direbbe proprio. Servendosi dell’ironia, e di punti di vista esterni rispetto alla razza umana, la scrittrice è stata in grado di mettere in risalto tutti quei comportamenti che per noi potrebbero essere sensati, ma che un drago, ad esempio, trova incomprensibili. E questo meccanismo di straniamento fa sì che anche il lettore metta in discussione narrazioni tradizionalmente cristallizzate (per citarne una, l’identificazione occidentale dell’eroe con il bene, e del drago con il male).
Ho trovato squisiti e molto divertenti anche i riferimenti alla mitologia nordica e ai grandi poemi che hanno segnato la tradizione germanica, come La canzone dei Nibelunghi e Beowulf.
Ogni sezione del volume consente all’autrice di esplorare non solo diverse parti ed epoche del mondo, prima animale, poi mitologico e infine popolato da bipedi con i pollici opponibili, ma anche di far crescere pian piano Halla. Quello del personaggio principale è, infatti, prima di tutto un viaggio alla scoperta di se stessa, e solo in un secondo momento della realtà che la circonda. Credo che sia opportuno definirlo un romanzo di formazione, da questo punto di vista.
Ora parliamo un attimo della protagonista, per favore. Halla è forte, indipendente, è un drago e insieme un orso e ha un odio particolare per gli eroi. Preferisce affidarsi agli animali, piuttosto che chiedere aiuto agli umani, e non capisce il perchè di molte consuetudini sociali. Ma soprattutto è ben definita; non ha bisogno che arrivi un guerriero in armatura scintillante a farle capire che direzione dare alla sua vita.
E se tutto ciò ti sembra scontato, mi permetto di ricordarti che questo romanzo è uscito a inizio anni Cinquanta, quando oltre ai libri di Naomi Mitchison venivano pubblicati romanzi comequelli de Il Signore degli Anelli. Nella trilogia principale della saga di J.R. R. Tolkien di donne in rilievo ce ne sono più o meno tre (in mille e più pagine), e l’unica che ha un ruolo attivo nella battaglia finisce per decidere di lasciare le armi ai maschi e diventare una guaritrice (non che ci sia nulla di male, ma diciamo che rende abbastanza chiara la differenza con Halla).
In conclusione, non posso che lodare ancora una volta Il viaggio di Halla e consigliarlo a tutti, perchè è una fiaba che merita davvero di essere letta – anche se forse, per comprenderla appieno, non in età infantile.
Naomi Mitchison, attuale ora come nel secolo scorso
Naomi Mitchison (1897-1999) è stata scrittrice e poetessa britannica, nonché saggista e attivista per i diritti umani.
La sua produzione è stata molto vasta e ha spaziato dal romanzo storico, a quello fantasy e fantascientifico. Non ha però taciuto neanche temi importanti, e scomodi da trattare nella società a lei coeva, come l’aborto, la sessualità e la vita nell’Unione Sovietica – tematiche su cui si è informata durante un viaggio in Russia.
Il viaggio di Halla è stato pubblicato per la prima volta nel 1952, con il titolo Travel Light, una citazione del consiglio che Odino dà alla protagonista.