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Lettura: RECENSIONE: Finché morte non ci separi di Andrea Castaldi
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RECENSIONE: Finché morte non ci separi di Andrea Castaldi

Irene Pepe 6 anni fa Commenta! 6
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Due magnifici thriller in un solo volume. Questo è Finché morte non ci separi, una lettura imperdibile per chi, come me, è appassionato del genere

Come dico spesso all’inizio dei miei articoli, e più in particolare delle mie recensioni, è sempre più difficile che un thriller mi appassioni. Ovviamente non do la colpa agli scrittori o alle storie in sé; la struttura di un thriller quella è ed è molto facile che, dopo più di dieci letture di fila dello stesso genere, ci siano periodi di rifiuto totale. Quindi, è sempre una piacevole sorpresa trovare thriller come questo, da leggere tutti d’un fiato in una sola notte perché la curiosità e la voglia di sapere quel che succede sono irresistibili.

Contenuti
Due magnifici thriller in un solo volume. Questo è Finché morte non ci separi, una lettura imperdibile per chi, come me, è appassionato del genereVediamo la tramaA dire la verità, Finché morte non ci separi più che un thriller è un noirAlessandro Scarlatti: un personaggio affascinante“Riteneva comunque che il poliziotto fosse l’unica cosa che sapesse fare bene e, dicendoselo a bassa voce, era consapevole del fatto che in mezzo ai criminali non ci stava poi così male, li capiva e li arrestava senza troppa fatica. Forse una parte di lui ne era anche attratta, ma di questo non aveva mai fatto parola con nessuno, nemmeno con se stesso”.“Pensò alle sue paure infantili. Rivide il bambino che attraversava a tutta velocità il bosco fantasticando di essere rincorso da un branco di lupi affamati”.A fare da collante perfetto è la scrittura

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Vediamo la trama

Due indagini per due storie: La sposa e Il bosco. Le vittime sono due donne, mogli appassionate e devote, fanno i conti con le ombre del sacro vincolo che le ha unite ai loro compagni. Unite per sempre: per la vita, ma soprattutto per una morte precoce e inattesa. L’ispettore di polizia Alessandro Scarlatti è costretto a infilarsi tra quelle pieghe, dispiegare il male, svelare l’osceno inconfessabile celato dietro facciate di ipocrisia e cinismo. Per l’investigatore sarà la cronaca di un viaggio tra le periferie desolate dell’umana miseria, fino alle latitudini in cui si consumano i tradimenti più estremi. Una crudeltà che travolge, a cui nessuno può sottrarsi. Nemmeno Scarlatti, che pagherà un prezzo molto alto per aver scrutato troppo a lungo l’inesplicabile banalità del male.

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A dire la verità, Finché morte non ci separi più che un thriller è un noir

E la differenza, anche se minima, si sente. Nei thriller tutto è sensazionale, talvolta esagerato. Il detective è spesso tormentato da fantasmi del passato, è un alcolista o un tossicomane, il criminale è sempre un serial killer, i suoi omicidi sono teatrali, spettacolari, anche se terribili. Nei noir tutto è a dimensione d’uomo, l’ispettore è una persona normale, con i suoi complessi e i suoi problemi, ma sostanzialmente normale. E lo stesso vale per gli omicidi, sempre di difficile risoluzione, ma molto più comuni. E la forza dei noir sta in questo: nel preferire la normalità al sensazionalismo. Questo porta il lettore a immedesimarsi nella situazione, con la consapevolezza che una cosa del genere sarebbe potuta succedere nella sua città, a lui o a qualche conoscente. E così, la tensione sale.

Alessandro Scarlatti: un personaggio affascinante

“Riteneva comunque che il poliziotto fosse l’unica cosa che sapesse fare bene e, dicendoselo a bassa voce, era consapevole del fatto che in mezzo ai criminali non ci stava poi così male, li capiva e li arrestava senza troppa fatica. Forse una parte di lui ne era anche attratta, ma di questo non aveva mai fatto parola con nessuno, nemmeno con se stesso”.

L’ispettore di polizia Alessandro Scarlatti è un personaggio normale nella sua complessità. Ha tante insicurezze, tanti dubbi e si pone tante domande, anche sul suo mestiere. Fare il poliziotto gli ha permesso di trovare distrazioni, di andare incontro al pericolo, per cercare di colmare un vuoto che da sempre si porta dentro, un senso di incompletezza che non gli ha mai permesso di fare una vita tranquilla e monotona. Un’irrequietezza che non gli ha mai permesso di creare una famiglia, di mantenere un legame forte e duraturo con qualcuno. Scarlatti non è solo un uomo d’azione, ma anche un uomo con un animo da filosofo, da poeta. Non sono rari i momenti in cui si perde dietro a riflessioni profonde su ciò che lo circonda o sui ricordi dell’infanzia:

“Pensò alle sue paure infantili. Rivide il bambino che attraversava a tutta velocità il bosco fantasticando di essere rincorso da un branco di lupi affamati”.

E’ un personaggio vero, autentico, che non possiamo non sentire affine, al quale non possiamo non affezionarci. E, proprio per questo, viene un’immensa voglia di leggere un altro caso dell’ispettore Scarlatti. Per potersi immergere in un’altra avventura, in un altro mistero da risolvere, ma anche per poter incontrare di nuovo un vecchio amico. Sfogliare le pagine così, giusto per vedere che sta facendo, come se la passa.

A fare da collante perfetto è la scrittura

Mai un’esitazione, mai un punto morto. La narrazione procede spedita, veloce, e noi lettori veniamo rapiti da un vortice di parole, da un tornado di vicende. Le descrizioni sono attente e precise, nei dialoghi non c’è mai una parola di troppo.

In conclusione, Finché morte non ci separi è una lettura più che godibile, adrenalinica, capace di tenerci svegli tutta la notte in preda alla curiosità. Se ami i thriller, se ogni tanto ti concedi il piacere di un buon giallo, questo è proprio il libro che fa per te. Anzi, i libri.

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