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Lettura: Recensione: “Come un rock” di Miriam Terruzzi
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Recensione: “Come un rock” di Miriam Terruzzi

Stefano Buzzi 5 anni fa Commenta! 8
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Come un rock è un libro bellissimo.

Parto da questa affermazione che rende subito l’idea di quale sia il mio giudizio su questo romanzo scritto dalla giovane Miriam Terruzzi, per dire che questo è un libro che mi sono proprio gustato. Un libro che ho letto con passione, avidità, voglia di voltar pagina per sapere quali sviluppi avrebbe preso la storia e sopratutto con tanta tanta empatia che in certi passaggi mi ha perfino condotto alla commozione. E come dico sempre, se le parole impresse su una pagina ti guidano verso un’emozione forte, bella o brutta che sia, il merito è tutto di chi le ha pensate e poi scritte: l’autore.

Miriam è una ragazza che sa scrivere. Lo dimostra negli articoli che posta sul suo blog E mi alzo sui pedali, interamente dedicato al ciclismo e a come il ciclismo sia per certi versi una metafora della vita. La sua scrittura è sempre piacevole e non è mai banale. Miriam sa cogliere gli aspetti fondamentali delle cose, sa raggiungere il nocciolo dei pensieri e sa, cosa non da poco, far crescere nel lettore riflessioni e domande. Se sei interessato a conoscere meglio questa scrittrice brianzola, ti invito ad andare a leggere l’intervista che le ho fatto in occasione dell’inizio del Giro D’Italia, in cui lei si racconta, in cui lei racconta la sua sfrenata passione per questo sport e in cui presenta il suo romanzo Come un rock.

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Tutta questa passione e tutta questa conoscenza del mondo delle due ruote senza motore è riversata nel romanzo, nella storia si intuisce benissimo che Miriam sa di cosa parla. Abitudini e routine degli atleti ciclisti trattati con ferma coscienza, ritmi e retroscena delle corse descritti da addetta ai lavori e ampia conoscenza di tutto ciò che gravita intorno al delicato mondo del doping. Ma non lasciarti fuorviare, caro lettore, Come un rock, non è un manuale di ciclismo, non è un romanzo di gare e classifiche, Come un rock è uno straordinario romanzo d’amore. E se dico straordinario è perchè davvero i sentimenti che si respirano in queste quattrocento pagine sono straordinariamente intensi e coinvolgenti.

La storia è ambientata sì nel mondo del ciclismo, tra gare e allenamenti, ma l’aspetto sportivo, va di pari passo con l’aspetto umano dei protagonisti, che prima di essere atleti, sono uomini che devono fare i conti con i loro sogni, le loro debolezze e i loro sentimenti.

Brando, il protagonista, ha un sogno: vincere la Parigi Roubaix, una delle corse classiche più importanti del calendario ciclistico, e questo sogno influirà tremendamente sulla sua vita privata, facendogli prendere strade complicate e facendogli fare scelte discutibili che mineranno, e non poco, la sua storia d’amore con Diletta.

Aggiungo, a sostegno del mio grosso coinvolgimento durante la lettura, che il romanzo è girato (e non uso a sproposito questo verbo) nell’alta Brianza, sulle rive del lago di Lecco e in certi passaggi anche a Milano: le mie zone, quindi è stato facilissimo per me disegnare con la fantasia i contorni colorati e paesaggistici della storia.  Ho usato il verbo “girato”, che di solito si usa per parlare di un film, perchè il primo pensiero che ho fatto una volta chiusa l’ultima pagina è stato: “Voglio il film di questo libro”. La trama a mio avviso si presterebbe benissimo ad una sceneggiatura e già, giocando a fare voli pindarici, mi immagino l’entusiasmo e la commozione degli spettatori in sala.

Sì, perchè in questo romanzo c’è tutto: c’è la gioia di raggiungere un traguardo e tutta la frustrazione della fatica che si impiega per arrivarci, ci sono la delusione e la sofferenza compagnie di vita dei giorni bui, c’è l’amore, tanto amore. L’amore trattato con i guanti, con rispetto e mai diminuito del suo reale valore. L’amore è il sentimento nobile e in queste pagine si evince, si legge. C’è una storia di resilienza, c’è un percorso di autoanalisi, ci sono i valori dell’amicizia e della famiglia. Insomma un romanzo completo.

E poi c’è la musica. Tanta musica. Ci sono le canzoni ad accompagnare i momenti più intensi del romanzo, e questo lo sai, se sei un lettore che abitualmente legge le mie recensioni, è un vagone di punti a favore dello scrittore per avere il mio giudizio positivo. Ma quanto è bello leggere una storia potendo contemporaneamente dargli una colonna sonora? Miriam Terruzzi, in questo libro, te lo lascia fare. Ti fa volare nella scena della storia invitandoti ad andare su youtube e cercare la canzone che in quel momento suona nelle cuffie del protagonista. Io l’ho fatto e l’esperienza di lettura è aumentata. C’è anche una playlist su Spotify legata a Come un rock: consiglio vivamente perchè la Terruzzi ne sa anche di musica.

C’è solo un cruccio, uno soltanto. Una domanda che mi sono posto durante la lettura. Perchè proprio la Parigi Roubaix? Perchè far ruotare un romanzo intorno a questa corsa? Perchè con tutte le gare che ci sono nel calendario delle corse proprio questa? E ti dirò che in questi casi, conoscere l’autore, o per lo meno avere modo di mettersi in contatto è un grosso privilegio. Le ho scritto una mattina facendole questa domanda e copio qui, parola per parola la sua risposta: ” Perchè la Roubaix è unica. Non c’è corsa al mondo come lei… non è facile da spiegare ma quando dicono che è la regina delle Classiche hanno ragione… è anacronistica e bellissima, una specie di opera drammatica in cui ogni settore gioca un ruolo, in cui ogni luogo è iconico… E’ la corsa!”

Concludendo, devo però ammettere, che all’inizio non ero molto convinto delle qualità di questo romanzo, le prime pagine mi hanno lasciato qualche perplessità, poi invece la storia ha preso corpo e forma ed è diventato un grande romanzo. Un po’ come nelle gare di ciclismo, no? L’inizio della corsa è quella di studio, è quella in cui il gruppo va piano (per modo di dire) e controlla la gara. Ecco, Come un rock, è una fantastica scalata verso il bello, cresce pagina dopo pagina portandoti ad applaudire la scrittrice esattamente come fa la folla con i ciclisti sui tornanti della montagne, e ti assicuro, leggendolo si arriva in cima a braccia alzate.

Una piccola curiosità: il motivo di questo titolo è “nascosto” tra le pagine del libro, e arriva come una saetta lasciandoti a bocca aperta.

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