Rossella Lentinio e Roberto Sammarco sono due autori pugliesi che condividono amore, vita e poesia, insieme, forse proprio per ribadire la loro totale comunione, hanno pubblicato il 25 novembre 2020 una piccola raccolta dal titolo che già ne anticipa i contenuti: Tra le rime del cuore.
Prima di cominciare ad affrontare i contenuti della raccolta di Rossella Lentinio e Roberto Sammarco mi sembra doveroso ribadire alcuni concetti di fondo, in primo luogo per non dimenticarli e, cosa non secondaria, per avere più chiarezza su un genere letterario particolarmente ostico come la poesia. E soprattutto per motivare quanto leggerai in seguito…
Lo sai già caro lettore, se segui questa rubrica e non smetto di ribadirlo: in tema di poesia è opportuno conoscere alcuni concetti di base che sono universali, pur essendo la poesia un genere che mi piace definire multitasking (anche questo detto più volte ma repetita iuvant) in quanto si presta a mille interpretazioni, possiede infinite sfumature e si adatta a svariatissime modalità espressive.
La poesia è libertà, di libertà si nutre, vive e si rigenera… Però, il però c’è! Ed è opportuno rimarcarlo per evitare che passi per poesia ciò che poesia non è affatto. Non basta, come ho scritto tante volte (e non saranno mai abbastanza aggiungo), esprimersi con linguaggio malinconico-sentimental-struggente o andare spesso a capo per illudersi di scrivere in poesia, come non basta inserire fra le righe qualche rimetta baciata o alternata.
Non basta lo struggimento a fare il poeta, come non basta il tubetto di vernice a fare il pittore. Chiunque […] si sente abilitato, senza nessuna competenza, a scrivere roba che chiama poesia, usurpa così con i suoi lamenti il nome di un’arte fra le più pure. C’è un linguaggio della poesia che va imparato, con lo studio, con la ricerca, la molta lettura e soprattutto l’umiltà.
Ho voluto riportare questo stralcio tratto da un articolo di Diego Marani che mi sembra capiti a fagiolo e senza volere salire in cattedre che non mi competono, penso che non ci si possa improvvisare poeti o aspirare a esserlo senza conoscere almeno l’abc di base e soprattutto, non si è poeti senza avere quel moto interiore, quella lucidità del distacco, quella profondità della parola ponderata che ai poeti veri viene spontanea e naturale mentre chi si atteggia ad esserlo, avrebbe bisogno di un potente miracolo.
Le rime del cuore di Rossella Lentinio e Roberto Sammarco
Fatta questa necessaria e doverosa premessa, mi accingo a parlarti della raccolta di Rossella Lentinio e Roberto Sammarco, Tra le rime del cuore. Il titolo, come dicevo sopra, anticipa già i contenuti: è il cuore e tutto ciò che da esso scaturisce al centro della scrittura dei due autori, i quali sembrano vivere un rapporto quasi simbiotico nella vita come nei loro scritti.
Una raccolta, Tra le rime del cuore, carica e densa d’amore nei confronti del compagno/a di vita: amore che si estende e diventa universale quando i due autori volgono lo sguardo al mondo circostante e ne colgono le sofferenze, i dolori, le ingiustizie. C’è nei loro brani sicuramente una grande sensibilità: ma amore e sensibilità non necessariamente e non sempre sono sinonimo di poesia.
Sono sentimenti, solo sentimenti, belli, nobili e alti quanto vogliamo, sicuramente degni di essere rispettati senza nessun contraddittorio di sorta. C’è però in tutto questo un rischio non indifferente: quello di farli diventare un’arma a doppio taglio quando, involontariamente e senza accorgersene, si scade nel sentimentalismo tentando di tradurli in poesia.
C’è una linea di demarcazione molto ben evidente tra il voler esprimere la propria interiorità o certi moti del cuore traducendoli in parole e la definizione di poesia. Spesso il concetto di poesia è abusato e aggiungo anche vilipeso in alcune circostanze, soprattutto quando si spaccia per poesia ciò che poesia non è.
A parte le regole di base (metrica, figure retoriche, musicalità, cadenze, assonanze, dissonanze, ecc…) che volendo si possono eludere, ciò che veramente fa la differenza fra poesia e non poesia è il modo di porgere, di dire, di raccontare, di trovare parallelismi tra l’usuale e l’inusuale, di accostare universi apparentemente lontani e saperne cogliere i legami con occhi nuovi, di riuscire a trovare l’essenza delle cose e stupirsene, di guardare come se si vedesse per la prima volta e trovare connessioni inusitate…
Potrei continuare ancora per un libro intero, ma mi fermo qui. Ora il punto è: c’è tutto questo in Tra le rime del cuore di Rossella Lentinio e Roberto Sammarco?
Personalmente ho visto sentimenti espressi con trasporto, ho visto una grande sintonia fra Rossella Lentinio e Roberto Sammarco che, oltre ai sentimenti e la vita, condividono anche uno stile di scrittura molto simile che sinceramente, mi ha suscitato non poche perplessità in quanto è difficile che due persone, pur amandosi perdutamente, scrivano allo stesso modo. Ho visto ancora tra sentimenti, amore, cuore, sole, cieli stellati, mare, fiori, uccellini e farfalle svolazzanti anche occhi attenti e solidali per i mali che attanagliano la nostra società ma non ho visto poesia. Sarò cecata? Può darsi.
Come può darsi che una lunga frequenza con versi e affini, unita a un minimo di conoscenze di base mi fa affermare che non è facile fare vera poesia e che, come ribadisco per la milionesima volta, non basta andare spesso a capo e inserire qua e là qualche rima per definire un pensiero, anche bello e nobile, poesia.
Probabilmente il mio concetto di poesia è molto diverso da quello di Rossella Lentinio e Roberto Sammarco e, in ogni caso, ogni recensione resta soltanto un’opinione. Condivisibile oppure no. A te lettore, come sempre, “l’ardua sentenza”.