Le cose buone e genuine sono fatte in casa, lo sa bene chi le pratica e lo sa anche chi si impegna a farle mettendoci tutto l’amore che può. Fatto in casa ha sapore di famiglia, di genuinità e semplicità, ha il gusto di affetti veri, di comprensione, di accoglienza di nido: per tutti la casa rappresenta il posto dove si è veramente se stessi, senza i veli o le vesti di circostanza che la società, i posti di lavoro o lo stesso vivere civile, impongono. Fatto in casa è un’altra cosa, lo diciamo spesso pensando a mani abili che lavorano i più disparati materiali con arte e maestria, con perizia e passione: passione, ecco la parolina magica che rende tutto, non solo più bello ma anche più vero.
C’è passione nelle Poesie fatte in casa di Stefano Buzzi? Basta leggere qualche verso per accorgersi che c’è. Attenzione però: non è la passione urlata o ostentata dei grandi istrioni, è una passione in sordina, quasi sottovoce, è una passione delicata, leggera ma non per questo meno incisiva. È nello stile di Stefano la leggerezza. La sua poesia si alza eterea e si trasporta sulle ali di una farfalla o sulla danza in verticale che fa un fiocco di neve quando cade: Dura la vita, eh…/ fiocco di neve?/ Svolazzi libero/ soffice/ puro/ candido,/ danzi nell’aria/ protagonista ammirato/ da chi resta col naso all’insù/ estasiato dai tuoi passi…/ e poi…/ inesorabilmente finisci a terra./ Calpestato./ E ti sciogli dimenticato./ (Ascesa e declino di una star). La metafora, di cui Stefano Buzzi fa largo uso, è emblematica di uno stile personale, in questa poesia come in altre, ma è appena accennata, incastonata fra parole semplici, usuali che danno l’esatta idea della sua poetica. Stefano Buzzi parte dal consueto, da ciò che vive e osserva da vicino e arriva lontano, approdando a lidi universali, a condizioni umane (in questo caso) di ascese, discese, cadute e calpestamenti, esattamente come può capitare a chiunque nella vita.
Il partire dall’usitato, dall’osservazione attenta del mondo circostante, dalle piccole azioni di ogni giorno, dalle parole e dai discorsi abituali, fanno di Stefano Buzzi, un poeta fra la gente, un uomo che non si auto-erige sul piedistallo della Musa, che non vuole essere diverso da quello che è, ma con spontaneità dimostra di saper guardare il mondo con occhi puri, vergini, stupiti, quasi come lo vedesse per la prima volta e ne cogliesse i legami e i fili invisibili, senza quelle scorie che il disincanto porta con se.
A questo proposito, riporto alcuni stralci della bella prefazione di MAo Medici, che molto bene inquadra la figura dell’uomo-poeta:
Stefano Buzzi è un uomo genuino. Ha la curiosità negli occhi ogni volta che ti parla. […] Stefano ti parla. Sottovoce. […] Stefano è uno di noi, un cittadino del mondo che è in grado di farti assaporare il gusto semplice di una chiacchierata al bar mentre cita un grandissimo poeta o un grande della letteratura. […] Il suo scrivere è concreto e palpabile. Ti lascia immaginare ma ti accompagna per mano in una bella strada di campagna, sterrata, dove i raggi di ruote scoprono sentieri tra sensazioni ed emozioni fatte di quotidianità. Come il profumo del pane caldo appena sfornato.
Una poetica discorsiva e confidenziale, l’uso preponderante dei versi liberi (solo un componimento tra i circa ottanta che compongono la silloge Poesie fatte in casa, presenta alcune rime ma senza metrica fissa), la musicalità, il dialogo che Stefano Buzzi sembra instaurare con il lettore, raccontando la sua percezione delle cose, aprendo nuovi scorci di visuale, trovando analogie fra il consueto e i grandi quesiti dell’esistenza, l’ironia e l’autoironia strisciante e gentile, fanno acquistare alla sua opera un respiro largo, universale. Io metto le mani in tasca/ e tiro fuori le ambizioni,/ faccio sogni/ che sembrano castelli./ Cavalco su grandi ponti levatoi/ danzo in enormi stanze con sgargianti lampadari/ mangio in lunghi banchetti colorati/ e profumati a chilometro zero/ e perchè no…/ sfido anche i più forti del reame/ per prendere la mano di lei./ Faccio sogni/ immagino/ ipotizzo/ ambisco./ Campo castelli nell’aria./ E mi compiaccio parecchio così./ (Castelli campati per aria)
La straordinarietà e l’originalità di Stefano Buzzi è anche racchiusa nel suo modo di essere poeta: porgendo i suoi versi, sembra quasi che egli non si accorga della profondità di quanto scrive. Stefano semplicemente costruisce parole in casa e dà l’impressione al lettore, di non capire che le stesse acquisiscono vita propria e volano sopra le sue intenzioni di racconto. Almeno è questa l’impressione che ne ho avuto io e, aggiungo, se tutto questo è “volutamente costruito” dal poeta, devo proprio riconoscergli la grande arte della semplicità: perchè come diceva un mio vecchio professore di letteratura, è molto più difficile parlare (o scrivere) semplice, che parlare (o scrivere) difficile.
Se non arriverà la poesia/ prenderò una tazzina di caffè/ con qualche biscottino alla nocciola/ e due zollette di zucchero di canna/ ma non la forzerò/ la aspetterò/ come si aspetta la neve a Natale./ […] E poi arriverà/ senza farsi annunciare/ nel momento peggiore per farsi accarezzare/ maneggiare/ scolpire sul foglio./ Verrà in un baleno/ come il pizzico di una scossa elettrica/ e salirà nella testa/ e scenderà nelle gambe/ e sballotterà nella pancia/ e sosterà leggiadra nel cuore… […] (La poesia). Versi, questi appena letti che dimostrano la convivenza stabile di Stefano Buzzi con la poesia, quasi come fosse la sua donna, per la quale è disposto pazientemente ad aspettare per poi cogliere la piena essenza del suo amore, trattenendola leggiadra sul cuore.
E a proposito di donne, non posso certo ignorare che Poesie fatte in casa è una raccolta dedicata a Laura, neo-moglie (da circa tre mesi) di Stefano Buzzi. Le numerose poesie d’amore presenti nel libro, narrano un amore fatto di piccoli gesti quotidiani, di attenzioni consuete, di slanci, di desideri, di vita vissuta insieme tutti i giorni. Narrano di casa, sono appunto fatte in casa e della casa, in quanto porto di un amore certo e sicuro, hanno tutto l’aroma e il profumo. […] C’era una volta/ questa piccola casina/ e dentro c’eravamo una volta noi/ felici sotto lenzuola vanigliose/ a spargerci di baci bacini bacetti/ e a perderci in sogni d’argento… […] (Le frasi d’amore).
Una raccolta gradevolissima come una bella boccata d’aria fresca, Poesie fatte in casa di Stefano Buzzi, per le Edizioni Convalle, con un solo appunto: sarebbe stato più consono e opportuno dividere il libro in due sezioni, in modo da dare omogeneità alla lettura ma è un parere personale, un piccolissimo neo in un bel volto. Graziosa e in tema casalingo anche la copertina, originale la disposizione delle poesie all’interno del libro.
La parabola poetica di Stefano Buzzi, dopo le precedenti raccolte Poesie Pop e Volevo fare il cantautore Indie, approda alla concreta sicurezza delle cose più vere e reali, alla bontà tangibile delle cose fatte in casa, quelle che forse potranno contrariare ma mai deludere e che si conservano per sempre nel posto più bello e intimo del cuore.
HO SCRITTO
SOLO QUALCHE POESIA
STESO PAROLE COL MATTARELLO…
… NON È CHE HO SCISSO UN ATOMO
E RISOLTO CHISSÀ CHE PROBLEMA DEL MONDO
Questo è Stefano Buzzi, la profondità e l’umiltà (dote nobile e molto rara di questi tempi) vestite di leggerezza, ironia ed autoironia. Nato a Saregno, in Brianza, ha vissuto quasi tutta la sua esistenza a Carate Brianza. Attualmente vive in provincia di Como. Vincitore di numerosi di poesia, conduce in diretta ogni venerdì sera, il programma, di cui è anche co-autore, Afther Eight su Radio Cantù. Ogni anno è presente al Festival di Sanremo come inviato. Da qualche mese fa parte della redazione del nostro sito libri.iCrewplay.