Quando eravamo seduti tra i banchi di scuola ci siamo sempre chiesti perché mai avremmo dovuto leggere i classici della letteratura italiana. Perché dovevamo entrare dentro a storie che descrivono stili di vita obsoleti per noi? Perché mai dovevamo capire il viaggio di Dante o l’insistenza di Renzo e Lucia nel volersi e sposare e perché mai quel Don Rodrigo era interessato a Lucia, al punto tale da non volerla farla sposare? Perché dovevamo leggere Boccaccio oppure perderci nelle tristi poesie di Leopardi?
Questi sono solo alcuni esempi di pensieri che passavano per la testa mentre eravamo seduti ad ascoltare una professoressa di italiano che, casomai, neppure lei era interessata alle sue parole.
Perché dobbiamo leggere i grandi Classici della letteratura?
I classici sono quei libri di cui si sente dire di solito: “Sto rileggendo…” e mai “Sto leggendo…” scrive Italo Calvino in Perché leggere i classici, e prosegue segnalando come il prefisso iterativo davanti al verbo leggere indichi una piccola vergogna – in chi si suppone di “vaste letture” – ad ammettere di non aver letto un libro famoso.
Ma tanto nessuno (o quasi) ha letto tutto Erodoto o Tucidide, tutto Dickens o Balzac, e quindi Calvino rassicura chi si imbarazza: resta sempre un numero enorme di opere fondamentali che uno non ha letto. E poi:
Leggere per la prima volta un grande libro in età matura è un piacere straordinario: diverso (ma non si può dire maggiore o minore) rispetto a quello d’averlo letto in gioventù. La gioventù comunica alla lettura come a ogni altra esperienza un particolare sapore e una particolare importanza; mentre in maturità si apprezzano (si dovrebbero apprezzare) molti dettagli e livelli e significati in più.
E così Calvino arriva alla seconda definizione: Si dicono classici quei libri che costituiscono una ricchezza per chi li ha letti e amati; ma costituiscono una ricchezza non minore per chi si riserba la fortuna di leggerli per la prima volta nelle condizioni migliori per gustarli.
Quali rileggere con una diversa maturità
Dopo il periodo scolastico, ci sentiamo liberi di poter leggere quello che vogliamo, e addirittura, abbiamo il coraggio di riprendere in mano quei voluminosi romanzi, che tanto abbiamo odiato a scuola.
È difficile stilare una classifica dei migliori 10 da leggere, ma possiamo consigliarvene alcuni da cui poter partire. Primo fra tutti è proprio la Divina Commedia di Dante Alighieri. Sicuramente la troverete più attuale che mai.
Io rileggerei anche L’Orlando Furioso di Ludovico Ariosto e Il Principe di Niccolò Machiavelli.
Inserirei anche La coscienza di Zeno scritto da Italo Svevo. E sempre attuale, leggerei i romanzi di Luigi Pirandello e di Italo Calvino.
Rileggere i Classici della letteratura non serve solo ad approfondire la propria cultura umanistica, ma anche a trovare delle spiegazioni più semplici all’evoluzione della società e dell’uomo.
I classici aiutano a formare il pensiero, a riflettere e a prendere le decisioni più adatte al proprio percorso di vita. Ovviamente non significa non poter più commettere errori di valutazione, ma saper trovare anche una soluzione alle sfide che ci pone la vita e soprattutto ad imparea a rialzarsi dopo essere caduti.
Abbiamo visto, ritornando ai Promessi Sposi, come Renzo e Lucia siano riusciti a coronare il loro sogno d’amore nonostante le difficoltà affrontate (sebbene il significato primario che gli ha attribuito Manzoni non è questo).
Quindi, quando i miei amici mi chiedono: ma perché leggi i classici? Io non rispondo come un’intellettualoide che si dà delle arie dicendo: “Perché io sono acculturata”. Ma rispondo semplicemente che spiegano bene la società di oggi, e che… mi piacciono le storie.