Paola Pigni colta da malore, addio alla leggenda dell’atletica leggera, è scomparsa a 75 anni: la rivoluzionaria del mezzofondo. Sono passati pochi giorni dalla notizia, ma le pagine dei giornali sportivi, la TV, il web e soprattutto il mondo dell’atletica leggera continua a parlare di lei. Perchè? Paola Pigni appartiene alla storia dello sport italiano, un gioiello prezioso da custodire nella memoria collettiva.
Oggi scelgo anche io di continuare a parlarne e non perché l’Italia del calcio non mi abbia coinvolto, anzi approfitto per fare un bell’applauso letterario al coach Mancini e ai suoi 11 moschettieri. I tre goal alla Turchia mi hanno letteralmente travolta e non credo di essere stata la sola a provare, in quel momento, un certo non so che di soddisfazione e orgoglio italico. In fondo, con gli azzurri sul campo dell’Olimpico, ci siamo scesi tutti, con tanta voglia di riscatto e, perché no, di stravincere se non altro per esorcizzare la delusione per il mancato mondiale.
Poi arrivano le notizie inattese, quelle che non vorresti mai leggere, che ti lasciano l’amaro in bocca, per l’importanza che rivestono perché magari quel tempo della vita lontana, come scriveva il buon Leopardi, lo hai vissuto, seduta davanti alla TV sperando che quella donnina magra, piccola ma con un gran cuore, tagliasse per prima il filo del traguardo, facendoci sentire tutti un po’ più italiani.
Sì, Paola Pigni me la ricordo eccome. La ricordo appena ventenne sul podio con il bronzo al collo e un sorriso che avrebbe fatto tenerezza a chiunque Il gradino era quello dell’Olimpiade, per la precisione quello del ’72 a Monaco di Baviera, marchiata a vita dal commando di Settembre nero. Nel ricordo di quei momenti così dolorosi, chi ha potuto si è tenuta stretta al petto la medaglia conquistata, quasi una difesa contro le brutture del mondo, il sogno di una vita, il regalo per ogni sacrificio fatto. E Paola Pigni, da ingenua ma pasionaria della corsa, in cuor suo sapeva che nella vita avrebbe continuato a fare grandi cose con la stessa determinazione e lo stesso sorriso.
Certo le mie parole lasciano il tempo che trovano, soprattutto per chi non ha mai incrociato il suo nome o chi è appassionato di altro ma i miti, quelli veri, caro sportivo, vanno rispettati, conosciuti e apprezzati per l’esempio dato e i messaggi lasciati in eredità. E di messaggi Paola Pigni ne ha lasciati, tanti e tutti importanti!
Paola Pigni la storia la carriera di una grande campionessa
La sua è famiglia sui generis, è figlia di un tenore milanese e di una spagnola. Per 13 anni frequenta a Milano una scuola di lingua tedesca ma le piace correre. Lo fa tutti i giorni partendo da casa per arrivare all’Arena e questo basta per farsi notare negli ambienti sportivi.
Paola ha un fisico asciutto, longilineo, un carattere e una personalità fuori dal comune, i primi a notarlo sono il preparatore dei velocisti Renzo Testa e il preparatore atletico il Professor Enrico Arcelli con i quali inizia un percorso di preparazione.
L’approccio con lo sport è come velocista. È prassi infatti che le donne dell’atletica siano indirizzate verso le brevi distanze e, in effetti, nel 1961 a 16 anni corre nel tempo di 12’9″e di 27’0″ nei 2000 tempi per l’epoca molto indicativi.
Ma non è questo il suo sogno, la Pigni non demorde, preferisce le lunghe distanze e s’impone. Nel 1965 vince il primo titolo ai campionati italiani assoluti negli 800 m in 2’17″1, arriva quarta nei 400 m nella semifinale di Coppa Europa che si disputa a Lipsia.
Nel 1966 riprova gli 800 ai campionati europei di Budapest, viene purtroppo eliminata nella semifinale ma non si ferma. Nello stesso anno si conferma campionessa italiana ritoccando per due volte il record italiano della stessa distanza e nei 400. Nel 1967 vince anche il suo primo titolo italiano nel cross.
La nota anche Bruno Cacchi allenatore del mezzofondo, dalla personalità carismatica e molto apprezzato nell’ambiente. Il tecnico di origine siciliana, si divide tra Roma e Milano ed è una guida indispensabile per tutti i ragazzi che corrono nelle lunghe distanze. Il connubio professionale tra il tecnico catanese e l’atleta milanese è forte, si comprendono al volo, Paola si innamora del suo allenatore tanto da convolare a nozze nel 1969.
Sarà stata la felicità del momento, fatto sta che nello stesso anno la Pigni si presenta agli Europei, sale sul terzo gradino del podio mette al collo una bella medaglia di bronzo. Sembra quasi una favola e per alcuni aspetti lo è stata.
Paola Pigni la rivoluzionaria del mezzofondo
Il termine di rivoluzionaria della corsa non è un titolo affidatole a caso. Non era facile, per l’epoca, trovare molte donne impegnate in gare cosi faticose, non per nulla era pensiero unanime che molti dei risultati ottenuti dalle campionesse dell’Est fossero stati raggiunti in modo poco ortodosso.
Paola ne è convinta, da mosca bianca si distacca da tutto questo, lei è una che corre sempre, ovunque, si allena e gareggia in pista e sui campi del cross, imposta una metodologia di allenamento tutto personale. Accanto, ad allenarla, quello che ora è suo marito, diventato nel frattempo, tecnico della squadra azzurra dei mezzofondisti.
Nel 1971 nasce Chiara, la prima figlia ma a settembre la neomamma è già pronta per la preparazione in vista delle Olimpiadi. A Monaco viene sconfitta da una sovietica e una tedesca dell’Est le soffia l’argento per due centesimi, ma riesce ugualmente a stabilire tre record italiani. Nella sua carriera raggiunge sei record del mondo in pista sulle distanze del mezzofondo, due sui 5000 e uno ciascuno sui 1500, sul miglio, sui 3000 e sui 10 mila.
A bloccare la strepitosa carriera agonistica di Paola Pigni i tredici interventi subiti in seguito ad un grave infortunio al piede nel 1976, questo non le impedisce di ritornare a correre e di continuare a studiare nell’ambito sportivo sempre accanto all’uomo che ama e che la lascia sola a 88 anni. Bruno Cacchi infatti è scomparso nell’aprile del 2019.
La sua attenzione la rivolge poi ai giovani, li sprona ad avvicinarsi allo sport con umiltà, coraggio e determinazione, è presente nei momenti importanti della divulgazione dello sport, ed è in uno di questi che il suo cuore ha cessato di battere.
Paola Pigni era lì insieme al Presidente della Repubblica Mattarella, aveva deciso di partecipare alla Festa dell’educazione alimentare delle scuole nella tenuta presidenziale di Castel Porziano, alle porte di Roma come rappresentante di Legend il progetto nato per la promozione dell’attività sportiva, dei corretti stili di vita e dei valori dello sport.
Se ne è andata così, testimoniando la sua passione, lasciando in eredita il più bello dei suoi sorrisi!
Ciao Paola!
Guarda questo video sarà un modo per avvicinarti alla sua immensa figura di atleta!