Odio gli uomini di Pauline Harmange, edito Garzanti, tradotto da Bianca Bernardi è un libro che ha creato attorno a sé clamore e scalpore, in Francia, un funzionario del Ministero per la parità di genere ha tacciato l’autrice di incitare, con la sua storia, l’odio nei confronti degli uomini.
In realtà, a mio avviso, questo libro non vuole affatto incoraggiare all’odio verso il genere maschile, più che altro vuole invitare tutte le donne affinché si uniscano in quella sorellanza che le rende invincibili.
Odio gli uomini: una cover semplice e di impatto
La copertina di questo libro è molto lineare, ma salta decisamente all’occhio, non passa inosservata sia per i colori sgargianti che per il titolo. Suvvia, chi mai non si sentirebbe attratto da un titolo del genere? Sicuramente le donne.
Lo sfondo è viola e il titolo occupa gran parte della pagina assieme, come detto, ai suoi smaglianti colori.
Dai, mi butto, ve lo confesso: io odio gli uomini. Ma proprio tutti? Sì, tutti. A priori ne ho un’opinione molto bassa. È strano perché in apparenza non sarei minimamente legittimata a odiare gli uomini. Ho perfino deciso di sposarne uno e, a oggi, mi tocca ammettere che lo amo molto.
Il libro è naturalmente narrato in prima persona: un testo breve, ma intenso. Si compone da nove capitoli, ciascuno dotato di un proprio titolo ad hoc e prettamente inerente a ciò che ti verrà detto nel capitolo di riferimento.
Al termine, oltre ai ringraziamenti, troverai dei riferimenti a titoli letterari, o relativi a film o serie tv che trattano dell’argomento di questo testo. Durante la narrazione ci saranno delle note, i cui riferimenti troverai a piè di pagina.
Il linguaggio è diretto e forbito, anche per l’argomento trattato ci sono termini specifici, la lettura scorre, ma devi comunque mantenere la concentrazione su quanto stai leggendo.
Un testo forte, che arriva dritto al punto senza mezze parole o termini di circostanza: l’autrice non lesina e non cela il proprio pensiero sull’argomento oggetto del libro.
Odio gli uomini: un grido comune verso la sorellanza
«Infine, la misandria è un principio precauzionale. Dopo che per così tanto tempo hai subito delusioni, nel migliore dei casi, e, nel peggiore, abusi per mano degli uomini – a maggior ragione dopo aver assorbito la teoria femminista che mette in relazione patriarcato e sessismo – è del tutto naturale sviluppare una corazza e smettere di dare la propria fiducia al primo che passa e ci assicura che lui, sì sì, lui è buono.»
Sin dalle prime battute di questo libro, l’autrice, come detto, non fa mistero del fatto che non provi sentimenti di amore verso il sesso maschile. No, lei parla proprio di odio. Senza mezzi termini.
Sono delle parole forti che potrebbero apparire benissimo una dichiarazione aperta di guerra: in realtà non lo è. Pauline esprime semplicemente il proprio pensiero e lo fa sulla base di ciò che sono state le proprie esperienze, sulla scorta del fatto che lotta per le donne e che conosce bene quali siano gli odierni dati che vedono crescere il numero delle donne che muoiono per mano di un uomo.
Non è solo questo però.
A mio avviso tramite questo suo testo, l’autrice vuole trasmettere in primo luogo sì il suo personale pensiero, ma al contempo ci vuole anche dire delle cose.
Non si parla solo del fatto che spesso le donne siano vittime di violenza da parte degli uomini, certo, questo viene messo in evidenza prima di tutto, ma si discute inoltre del fatto che, in un rapporto uomo – donna, di sovente sono proprio queste ultime a fare qualche passo indietro rispetto agli uomini, solo sempre loro che cercano di bilanciare il rapporto, che fanno di tutto per piacere e compiacere il proprio uomo.
Una frase di Pauline potrebbe renderti più semplice la comprensione del pensiero
«Intendiamoci: nemmeno io sono perfetta, nessuno lo è. Però ho l’impressione che gli sforzi fatti dalle donne per essere più piacevoli agli occhi del coniuge raramente siano reciproci.»
Ecco, questo è: le donne provano ad accontentare il proprio uomo per quanto possibile, tendono a reprimere la rabbia «quando lascia il latte fuori dal frigo, anche se gli abbiamo detto quindici volte di metterlo a posto, perché dopotutto non siamo sua madre.»
Mi si potrebbe replicare che io sono donna e che è naturale che io legga questo testo in un certo modo.
In realtà, pur non avendo mai fatto mistero di essere con le donne e per le donne, sono altrettanto consapevole nell’affermare che il discorso non può essere generalizzato per tutti gli uomini e che, per fortuna, esistono delle splendide eccezioni. Ed anche Pauline lo sa.
Il capitolo che ho preferito più di tutti è il numero otto che si intitola Sorelle. Perché in fondo è questo il vero messaggio di questo libro: la sorellanza. Perché tutte le donne facciano scudo e si sostengano le une con le altre, trovando nel sostegno dell’altra la forza per dire di no ed essere libera.
«La sorellanza è la mia bussola, perché sono circondata da donne luminose, talentuose, così incredibilmente piene di passione e di vita che meritano tutto il mio appoggio e il mio amore […] So di poter contare su tutte quelle amiche che in passato mi hanno chiesto di aiutarle.
So che quando sono a terra, quando dubito di me stessa o mi capita qualcosa di grave che non riesco a gestire da sola, mi basta afferrare il telefono perché queste donne mi offrano a loro volta tutto l’appoggio di cui ho bisogno.»
Odio gli uomini, un libro che non solo le donne dovrebbero leggere, ma anche e soprattutto gli uomini.