La casa editrice Garzanti ritorna nei mesi di febbraio e marzo con delle imperdibili uscite di saggi e poesie per i suoi lettori. Tra queste novità ci saranno storie di uno spirito libero e coraggioso, di donne affascinanti quanto facoltose, di una donna in crisi che trova il suo posto nella natura, ma ci sarà anche la storia di un’artigiana, e di un uomo che riscopre un raro tipo di felicità. Insomma, ce n’è per tutti i gusti! Non resta che scoprire queste bellissime storie e chi le ha scritte.
Ero roccia, ora sono montagna di Nasim Eshqi e Francesca Borghetti, edito Garzanti
In uscita il 6 febbraio, Ero roccia, ora sono montagna è un racconto biografico che, come si evince dal titolo, parla di forza, libertà e coraggio.
Nata a Teheran il 21 marzo 1982, primo giorno di primavera, Nasim è cresciuta sotto l’oppressione del governo iraniano nello stesso modo in cui un fiore sboccia nel deserto. D’altra parte, il suo nome significa «brezza», e della brezza lei condivide lo spirito indomito e libero. Ero roccia, ora sono montagna è il racconto della sua vita, da bambina ribelle con la passione per le arti marziali e il desiderio di diventare un ragazzo, a giovane donna innamorata della natura e alla costante ricerca della propria identità. Nasim ricorda gli anni dell’infanzia, le prime arrampicate, i divieti e le ritorsioni subite da parte della polizia morale, ma soprattutto ripercorre le molte nuove vie che ha aperto sulle montagne di Iran, Armenia, Georgia, India ed Europa. Dopo le rivolte del 2022 e la stretta del regime, ha deciso di esporsi in prima persona dando voce, attraverso i suoi social network, a tutte le donne vittime di soprusi. Per farlo ha dovuto sacrificare tutto ciò che aveva costruito nella sua terra, ma la forza di credere in sé stessa e nelle proprie possibilità non l’ha mai abbandonata: denunciando gli orrori e le violenze della repubblica islamica, Nasim ha fatto della propria storia un modello di libertà in Iran e nel mondo.
Le fantastiche autrici di quest’opera sono Nasim Eshqi e Francesca Borghetti. Nasim Eshqi è l’unica alpinista professionista iraniana, nota per l’apertura di oltre cento nuove vie tra Europa e Medio Oriente. Oltre allo sviluppo di pareti in aree remote, si dedica all’empowerment delle nuove generazioni e soprattutto delle giovani donne, con un impatto che va oltre l’arrampicata. Attraverso incontri e conferenze, promuove l’espressione individuale e l’importanza di essere autentici. La sua battaglia personale contro l’oppressione della libertà personale
ha fatto di lei una paladina dei diritti delle donne e l’ha incoraggiata a raccontare la propria storia in un libro. Come riconoscimento per il suo operato, le sono stati conferiti il premio King Albert II Memorial e la cittadinanza onoraria di Napoli.
Francesca Borghetti antropologa di formazione, è autrice e regista. Al centro dei suoi lavori per Rai, Rai Cinema, Rai Play Sound, Sky e Chora Media ci sono storie di donne esemplari. Da anni si confronta con diversi mezzi di comunicazione, ed è approdata alla scrittura di podcast con Pointe Ninì. Storie di montagna al femminile, seguito da Paladine, In buone mani e Ritratti d’artiste. È stata premiata in diversi festival internazionali per il documentario Climbing Iran (2020), cui è seguito il podcast Nasim, Iran verticale (2022).
Capote’s women di Laurence Leamer, edito Garzanti
Si tratta di un’altra opera che arriverà in libreria il 20 febbraio. Ancora una volta sotto i riflettori si trovano le donne, ma in questo caso non verranno ammirate, perché in quest’opera viene a galla la crudeltà con la quale Capote conquistò e poi tradì la fiducia di queste donne, di cui raccolse i segreti più intimi.
«Alcune donne», scrive Truman Capote, «sono nate per essere ricche.» A Barbara «Babe» Paley, Gloria Guinness, Marella Agnelli, Nancy «Slim» Keith, Pamela Churchill Harriman, C.Z. Guest, Lee Radziwill (sorella di Jackie Kennedy), questa descrizione calzava a pennello: belle, raffinate e ricchissime, sfavillanti sotto i riflettori dell’alta società newyorchese, a cavallo tra gli anni Cinquanta e Sessanta erano considerate delle vere e proprie icone di stile. Capote, sulla cresta dell’onda dopo il successo di A sangue freddo e Colazione da Tiffany, era riuscito a entrare nelle loro grazie e dunque nei circoli più esclusivi dell’epoca, diventando egli stesso una figura di spicco del jet-set. Tra il 1975 e il 1976, la pubblicazione dei primi capitoli del nuovo libro Preghiere esaudite arrivò come un fulmine a ciel sereno: dietro la maschera del romanzo Capote divulgò le più intime confidenze delle sue facoltose amiche, esponendole così alla pubblica gogna. La reazione del mondo newyorchese fu spietata. Laurence Leamer, autore bestseller del «New York Times», ripercorre la parabola di questa vicenda drammatica e scrive un avvincente e crudele non-fiction novel che non sarebbe dispiaciuto a Capote.
L’autore Laurence Leamer (1941) è uno scrittore e giornalista statunitense. Esperto di politica americana e in particolare della famiglia Kennedy, con il libro The Kennedy Women ha scalato la classifica del «New York Times».
Una volpe per amica di Catherine Raven, edito Garzanti
Dal 13 febbraio sarà disponibile Una volpe per amica, il racconto straordinario e toccante di come un momento di crisi può trasformarsi in occasione di crescita e arricchimento, ed è allo stesso tempo una storia di solitudini, di incontri e di come il contatto totale con la natura può farci scoprire la realtà che ci circonda e l’universo nascosto dentro noi stessi.
Dopo aver completato gli studi in biologia, Catherine Raven decide di rifugiarsi in un piccolo cottage in una zona isolata del Montana, dove raccogliere le forze prima di cercare, attraverso un nuovo lavoro, il suo posto nel mondo. Trascorre le giornate tenendo lezioni online e nel vicino parco nazionale di Yellowstone fino a quando nota una volpe che tutti i giorni, sempre alla stessa ora, si avvicina alla sua proprietà. Non ha mai ricevuto visite, e non sa come comportarsi. Del resto, come si parla a una volpe? Decide così di portare fuori la sedia da campeggio, di sedersi quanto più vicino possibile al nuovo ospite e di leggergli ad alta voce Il Piccolo Principe. Gli studi scientifici le hanno insegnato a non proiettare comportamenti umani sugli animali, eppure più passa il tempo, più la relazione fra le due si fa profonda, e la vita di Catherine cambia per sempre.
Catherine Raven è anche l’autrice della stessa opera. Ha studiato zoologia, botanica e biologia presso la University of Montana e la Montana State University. È stata a lungo una ranger nei parchi nazionali di Glacier, Mount Rainier, North Cascades e Yellowstone.
Memorie di un’orologiaia di Rebecca Struthers, edito Garzanti
Altrettanto affascinante è l’opera in uscita il 16 febbraio che riesce a condensare in 288 pagine storia, arte e tecnologia.
Quello di Rebecca Struthers è un mestiere raro, in via d’estinzione: è un’orologiaia, ovvero un’artigiana in grado tanto di creare quanto di restaurare orologi meccanici, moderni o antichi. Nelle sue Memorie racconta gli strabilianti progressi tecnici che hanno permesso a queste macchine di diventare portatili e sufficientemente precise da conquistare il mondo; chiarisce come proprio grazie agli orologi i popoli europei hanno potuto navigare, mappare la Terra e sostenere il commercio globale; ripercorre l’evoluzione di questi oggetti da status symbol a strumento per tutti, e poi di nuovo a emblema d’élite. Quella che condivide con i lettori, tuttavia, è anche la sua storia personale. Molti degli orologi di cui scrive, infatti, sono esemplari che lei stessa ha restaurato o riparato, e che spesso recano le tracce di altri individui e di altre vicende umane: piccoli segni di usura, le iniziali o un nome incisi sul retro, l’impronta digitale di uno smaltatore di duecentocinquant’anni fa. Libro insieme colto e romantico, Memorie di un’orologiaia ricostruisce, a partire dai meccanismi minuti degli orologi, i grandi passi della nostra storia.
L’autrice e protagonista, Rebecca Struthers, vive e lavora a Birmingham. Tra le sue passioni, oltre agli orologi, ci sono anche l’oreficeria, l’argenteria, le belle arti, la gemmologia e la storia del design. Nel 2012 ha fondato insieme al marito il proprio laboratorio.
Paradiso di Stefano dal Bianco, edito Garzanti
L’ultima opera, ma solo per data di pubblicazione e non per importanza, è Paradiso, che arriverà in libreria l’8 marzo. Una lettura certamente imperdibile per chi ama relazionarsi con la natura e gli animali. Un uomo se ne va a spasso col suo cane per le strade, i sentieri, i boschi, i campi e lungo il fiume nei pressi di un piccolo borgo nelle colline senesi. Tutti i giorni, per tante stagioni, l’uomo e il cane imparano e scoprono qualcosa, incappano in avventure nuove. Si crea così una sorta di concerto a tre voci, dove la terza, onnipresente e silenziosa, ma non del tutto, è quella del paesaggio. Una natura apparentemente non corrotta, a volte protettiva,
a volte sottilmente inquietante, ma sempre in grado di trascendere, o di coprire, la penosa pena del vivere. Il paradiso è qui, sembra dire questo libro, quasi in barba alle tristezze e alla negatività di molta poesia di oggi. Eppure, non c’è alcuna rimozione del dramma individuale e collettivo contemporaneo, che invece rimane ben presente, ma come se davvero fosse stato superato e relegato sullo sfondo da una sorta di superiore, adulta, saggezza. La voce affabile e magnetica di Stefano Dal Bianco raggiunge qui una rara felicità di pronuncia lirica, e si conferma una tappa obbligata per chiunque voglia orientarsi nel ricchissimo spettro della poesia italiana.
Lo scrittore Stefano dal Bianco (Padova, 1961) vive in provincia di Siena, dove insegna Poetica e stilistica all’università. Si è occupato prevalentemente di Francesco Petrarca, Ludovico Ariosto, Andrea Zanzotto. Ha pubblicato La bella mano (1991), Stanze del gusto cattivo (1991), Ritorno a Planaval (2001, 2018), Prove di libertà (2012). I suoi saggi di poetica sono raccolti in Distratti dal silenzio. Diario di poesia contemporanea, 2019.