È uscito ieri, con la traduzione di Filippo Bernardini, per La Tartaruga editore, il nuovo romanzo dell’autrice coreana Cho Nam-Joo. Un libro, Kim Ji-Young, nata nel 1982, che ha avuto un grandissimo successo in Corea e che si appresta a conquistare il consenso dei lettori di tutto il mondo.
Unanime è infatti il giudizio della critica mondiale: Kim Ji-Young, nata nel 1982 diventerà presto un bestseller di fama mondiale e un libro di riferimento per tutte le lettrici che si riconosceranno nella protagonista del romanzo.
Un libro al femminile, dunque, che nel suo paese natale ha già venduto oltre un milione di copie ed è stato finalista al National Book Award.
Kim Ji-Young, nata nel 1982: il nuovo romanzo di Cho Nam-Joo
Del resto l’autrice Cho Nam-Joo non è certo nuova a exploit di questo genere: il suo romanzo When You Carefully Hear, datato 2011, ha vinto il Munhakdongne Novel Award, mentre con For Comaneci, il suo secondo romanzo uscito nel 2016, si è aggiudicata lo Hwangsanbeol Award for Young Adult Literature.
Classe 1978, nata a Seoul, Cho Nam-Joo si è laureata presso il Dipartimento di Sociologia della Ehwa Women’s University e nel suo Curriculum vanta dieci anni come sceneggiatrice per programmi televisivi.
Ora si appresta a conquistare il popolo delle appassionate di libri – anche se io non ne farei una questione prettamente al femminile – con il suo nuovo romanzo Kim Ji-Young, nata nel 1982, un vero e proprio lavoro dedicato alla condizione delle donne in Corea e più in generale nel mondo.
La protagonista, Kim Ji-Young, è una ragazza cresciuta all’interno di una famiglia che in realtà sognava di avere un figlio maschio, cresciuta dividendo la stanza in modo da poterne lasciare una intera al fratello.
È una donna che viene colpevolizzata dal padre ogni volta che qualcuno la importuna, una donna che subisce ingiustizie sul lavoro nonostante le sue prestazioni da impiegata modello e ancora, una madre costretta ad abbandonare l’ufficio per crescere i figli e dedicarsi alla cura della casa.
Situazioni in cui potrebbero davvero riconoscersi moltissime donne.
Si presenta così Kim Ji-Young, nata nel 1982, con una protagonista trentenne che lascia il lavoro per fare la mamma a tempo pieno. Decisione presa malvolentieri ma necessaria secondo i soliti stereotipi che vogliono la donna a pensare alla famiglia e l’uomo a occuparsi del sostentamento di quest’ultima.
Basterebbe già questo per pensare che saranno molte le lettrici che si immedesimeranno nella storia e che sfoglieranno le pagine alla ricerca di sensazioni vissute o conosciute.
In particolare, bisogna dire, questi stereotipi erano ben radicati anche da noi soprattutto nelle generazioni dei nostri nonni o genitori. Per fortuna, e giustamente aggiungo io, negli ultimi decenni si è un po’ rivista questa concezione della famiglia, anche se c’è ancora molto da lavorare in questo senso.
Basterebbe ma non è tutto, perchè Kim Ji-Young, sulla scia di queste ingiustizie e discriminazioni inizia a manifestare disturbi mentali che la portano a credere di essere un’altra persona. Inizia a immedesimarsi prima nella madre, copiandone voce e movimenti, e poi in una vecchia compagna di scuola, limitando così il suo io alla ricerca di una libertà che finisce per annullarla.
Presto finirà in cura da uno psichiatra che ne registrerà la storia: una storia appunto di discriminazioni, limitazioni, pregiudizi, sensi di colpa, silenzi e trattamenti differenziati. Una storia di sofferenza fisica e mentale mai ritenuta importante da chi le sta intorno.
Kim Ji-Young, nata nel 1982 è un romanzo crudo, ambizioso e straordinario. Una lettura che arriva nelle librerie con il tempismo perfetto per chi ancora deve decidere quale volume portare sotto l’ombrellone.
Un libro che racconta la condizione delle donne nella società coreana, ma allo stesso tempo un libro che potrà diventare essenziale per tutte le donne che amano immergersi nella lettura di un romanzo che lascia il segno.