Caro iCrewer ho iniziato per scherzo la ricerca di tutte quelle “malattie” che tali non sono, ma che iniziano come manie, tic, paure incoscie, fobie, fissazioni, che se prese sottogamba possono trasformarsi.
In questa mia ricerca sono partita con quelle più semplici e man mano che proseguivo mi sono imbattuta in alcune particolari, come quella di oggi, in linea con i tempi moderni.
Nomofobia -Riconoscere la dipendenza da internet e da cellulare
Nomofobia o Nomophobia è un termine di recente introduzione, coniato in occasione di uno studio commissionato a YouGov da parte del responsabile del settore telefonico britannico. È formato dal suffisso fobia e un prefisso inglese, abbreviazione di no-mobile, ed è la causa della dipendenza morbosa allo smartphone.
Questa dipendenza sta diventando un fenomeno preoccupante, soprattutto tra gli adolescenti, ma non solo. Sembrerebbe un meccanismo del tutto analogo a una tossicodipendenza, in cui si ha sempre bisogno di aumentare il dosaggio spendendo sempre più tempo tenendosi incollati ai social network o al telefono, anche nelle ore notturne senza mai spegnere il dispositivo.
Nomofobia -Riconoscere la dipendenza da internet e da cellulare
Lo stato ansioso nomofobico si manifesta quando non si può usare il cellulare, non si può’ navigare, non si è collegati ad Internet e non si può scorrere le proprie bacheche social; ed ecco che l’uso eccessivo fa aumentare l’ansia, a causa della pressione di essere continuamente collegati, dal desiderio ossessivo dettato dalla necessità di avere autostima e identità sociale nel ricevere molti like.
Normalmente non si tratta di una fobia invalidante, ma di uno stato di ansietà più o meno leggero, paragonabile a quello dell’altea di un esame, di un colloquio importante. di una esibizione in pubblico.
Tuttavia l’uso eccessivo spesso si combina con patologie preesistenti di tipo ansioso- compulsivo e fobico; se il il telefono si spegne ci si sente a disagio e ci porta a tenerlo sempre acceso, oppure consultiamo il telefono più di 35 volte al giorno, o se la connessione scarseggia andiamo in panico e, al contrario, la sindrome da connessione scatta quando vogliamo evitare il rapporto faccia a faccia in ambito socio-familiare che ci spinge a consultazioni compulsive per evitare interazioni reali, isolandoci nel mondo isolato e depresso per proteggersi da situazioni che intimidiscono.
Chi ci parla di nomofobia?
Marc Masip è uno psicologo esperto di dipendenza da nuove tecnologie. Nel 2012 ha fondato l’Istituto psicologico Desconect@, che attualmente dirige, in cui offre un innovativo programma per educare all’uso corretto delle nuove tecnologie, affinché queste non nuocciano alle relazioni interpersonali né creino dipendenza.
Marc è diventato inoltre una delle figure di riferimento europee nel trattamento della dipendenza da nuove tecnologie e ha aiutato migliaia di giovani. Tiene conferenze in scuole, istituti e aziende in diversi Paesi.
Suo il libro: Disconnessi e felici: Riconoscere la dipendenza da internet e da cellulare per fare un uso adeguato delle nuove tecnologie.
Attraverso un’indagine psicologica e numerosi semplici esempi di situazioni quotidiane, Disconnessi e felici ti offre strumenti chiave per uscire dall’isolamento sociale in cui questa dipendenza ha rinchiuso molte persone, per smettere di vivere la vita attraverso uno schermo.
“Il prezzo di qualsiasi cosa è la quantità di vita che dai in cambio per averla.” H. D. Thoreau.
E poi c’è il libro di Salvo Orto, Nomofobia
Con una tinta di sarcasmo, analizza gli aspetti della nostra società iperconnessa, travolta dai rapidi cambiamenti tecnologici che il progresso ci mette a disposizione.
Secondo l’autore basta entrare in un qualunque ristorante per vedere tali effetti: padri e madri di famiglia a tavola, pronti a fotografare qualunque cosa da condividere sul gruppo whatsapp dei cugini o sui social network, di fronte a piatti che si raffreddano solitari, e a carrozzine di bambini che piangono ignorati dai propri genitori, intenti prima a rispondere ai messaggi.
La capacità di comunicare attraverso un telefono cellulare offre la massima tranquillità e sicurezza, la nostra vita è troppo breve per trascorrerla davanti ad uno schermo da 5,6 pollici.
Pertanto, è importante auto istruirsi ad un rapporto equilibrato con il telefonino, concedendosi ogni tanto una qualche pausa dalla sua presenza confortante e rassicurante, ricordandosi che forse una vita realmente vissuta è più gratificante di una vita solo immaginata.