Moby Dick, il capolavoro di Herman Melville, è una delle più grandi opere nella storia della letteratura. Non è solo la storia di un uomo contro una gigantesca balena bianca, ma è un romanzo dal significato molto più profondo. Il romanzo di Melville, scritto nel 1851, probabilmente si ispira ad una storia realmente accaduta.
Moby Dick, come è nato il lavoro di Herman Melville
Secondo alcune fonti, lo scrittore Herman Melville prese spunto da un evento accaduto in Cile. Nel 1810 una tremenda balena imperversava nel mare del Cile, nei pressi dell’isola di Mocha. L’enorme animale marino è stato battezzato Mocha Dick dai marinai, e continuò a seminare morte fra i suoi persecutori fino al 1859, anno in cui cedette agli arpioni di una baleniera svedese.
Moby Dick non può essere considerato semplicemente un racconto d’avventura, è sicuramente di più. Tra le sue pagine emergono le caratteristiche di un trattato filosofico, un monologo, il dialogo interiore di un marinaio che per tre lunghi anni è solo, con i suoi compagni, sulle sperdute acque che formano gli oceani del nostro globo. La possiamo considerare anche un’opera oratoria, con ispirazioni bibliche e Shakespeariane. L’opera è un diario di bordo che riporta l’attesa di un uomo che aspetta l’occasione giusta. L’attesa di un evento, di qualcosa di grande, immenso, sconosciuto e desiderato.
Le interpretazioni di Moby Dick
Moby Dick può sostenere numerose, se non apparentemente infinite, letture generate da molteplici approcci interpretativi. Uno dei modi più fruttuosi per apprezzare la complessità del romanzo è attraverso i nomi che Melville ha dato ai suoi personaggi, molti dei quali sono condivisi con figure delle religioni abramitiche.
Fin dalla prima riga notiamo i riferimenti biblici. Il primo è Ismaele, voce narrante dell’opera. Anche Achab è un nome biblico. Secondo la Bibbia ebraica, era un re malvagio che condusse gli israeliti a una vita di idolatria. L’Achab di Melville è ossessionato da Moby Dick, un idolo che provoca la morte del suo equipaggio.
La nave che salva Ismaele, la Rachele, prende il nome dalla madre di Giuseppe , nota per aver interceduto per proteggere i suoi figli. È Rachele, come raffigurata nel Libro di Geremia , che convinse Dio a porre fine all’esilio imposto alle tribù ebraiche per idolatria. Il salvataggio di Ismaele da parte della Rachel in Moby Dick può quindi essere letto come il ritorno da un esilio causato dalla sua complicità (perché era sul Pequoddell’equipaggio) nell’idolatria della balena di Achab. L’uso di questi nomi da parte di Melville conferisce al suo romanzo un ricco strato di significato aggiuntivo.
Il simbolismo
Moby Dick è un simbolo del leviatano biblico, a cui si fa riferimento nei libri di Giobbe e dei Salmi. Il leviatano è un mostro di grandi dimensioni che non può essere sconfitto dall’uomo, che è anche il modo in cui Moby Dick è caratterizzato nella storia. Entrambi sono simboli della forza indomabile della natura.
Ismaele discute il simbolismo in Moby Dick nel capitolo 42, “La bianchezza della balena”. In questo capitolo Ismaele riflette sul simbolismo del colore bianco. Riconosce le connotazioni positive del colore come simbolo di purezza, onore e giustizia. Successivamente sottolinea che può esaltare la bellezza di qualcosa, come si vede nell’albatro, simbolo di buona fortuna per i marinai, o nella lucentezza che dona il colore per esaltare il valore di una perla.
Tra le altre cose degne di nota, Ismaele sottolinea “l’innocenza delle spose, la benignità dell’età” associata al colore bianco. Si spinge fino a esprimere l’idea del fardello dell’uomo bianco, per cui era la chiamata dell’uomo bianco a civilizzare le altre razze, considerando il bianco come “dare all’uomo bianco il dominio ideale su ogni tribù oscura”.
Ismaele sostiene che il colore bianco porti anche la natura opposta, quella di qualcosa di ossessionante come uno spettro o un fantasma (e anche individui con albinismo, che crede ispirino paura immediata). Si dice che il colore bianco porti tutti i colori dello spettro visibile, eppure dà anche il senso di completa assenza. Ismaele afferma che “con la sua indefinitezza oscura i vuoti e le immensità senza cuore dell’universo”. Questo illustra la paura dell’ignoto, della solitudine e della separazione. È una qualità soprannaturale attribuita a Moby Dick.
Ismaele scopre che la balena è una potente forza della natura, che gli umani hanno a lungo combattuto e cercato di conquistare. La caccia alla balena simboleggia anche un’interpretazione del posto dell’uomo nella natura, o se, come alcuni pensano, l’uomo debba regnare sulla natura domandola o conquistandola. Alcuni credono che l’uomo debba cercare di capire la natura. Altri, come Achab, cercano di distruggerlo a tutti i costi. Per il capitano Achab, la balena bianca simboleggia tutto ciò che c’è di male nel mondo e, quindi, deve essere distrutta. Ismaele, tuttavia, non è convinto che la balena bianca sia particolarmente spaventosa, o che il suo colore bianco sia ciò che la rende intrinsecamente scoraggiante.