See them burning crosses
See the flames higher and higher.
Cari iCrewers per “Sogni di Carta” oggi abbiamo come ospite un bassista Marco Gerri che ha due grandi passioni: la scrittura e la musica.
Marco Gerri e la musica che lo ispira durante la scrittura
Caro Marco Gerri vuoi raccontarci chi sei?
Dunque, mi chiamo Marco Gerri e sono nato a Brescia il 4 Giugno del 1985, figlio unico di Riccardo e Daniela e compagno di Valentina (difficilmente incontrerete persone speciali come loro).
Sono Laureato in Economia, ma attualmente faccio il tecnico informatico per il più importante ospedale della mia città. Al di fuori dell’ambiente di lavoro coltivo diverse passioni tra cui sport in generale (pratico nello specifico mountain bike), il cinema, i documentari storici e, soprattutto, la musica e la scrittura.
Quest’ultime due mi stanno accompagnando da anni ormai e mi consentono di maturare sempre di più.
Il mio più grande sogno, un giorno, è quello di poter vivere di musica e scrittura.
Quali romanzi Fantasy leggi abitualmente?
Premetto che non ne ho letti a decine come magari si potrebbe pensare, in ogni caso ho letto vari romanzi di Licia Troisi, tutta la collana di “Eragon”, la trilogia “Orchi” di S. Nicholls.
Magnifica per altro!
Qualcosina di Terry Brooks e, ovviamente, Tolkien che al momento mi sta impegnando con il suo “Silmarillion”.
Ti dirò, ho letto molti più romanzi di avventura come quelli di Verne, Salgari, Stevenson, etc…
I classici insomma.
Quali parzialmente ti hanno aiutato nella scrittura del tuo?
Diciamo che sono stato ispirato un po’ da tutti, ma ovviamente “Il Signore degli Anelli” la fa da padroni insieme a “Orchi” di Stan Nicholls (soprattutto per le caratterizzazioni di orchi e troll) e, infine, mi sono ispirato a un cartone animato giapponese di cui, oltretutto ho tutti i fumetti: “I Cavalieri dello Zodiaco”!
Questi ultimi mi hanno dato la spinta per definire al meglio la maggior parte degli eroi del mio romanzo, sia positivi che negativi.
Ami la mitologia greca, lo si capisce dai personaggi del tuo libro, ma quanto essa ha realmente ispirato la storia?
Che tu ci creda oppure no, tutto inizia proprio dai “Cavalieri dello Zodiaco” che guardavo fin da bambino. Parrà strano, ma all’interno del manga giapponese ci sono innumerevoli riferimenti alla mitologia classica, poi fortunatamente ho trovato molti insegnanti che si sono dedicati alla mitologia in generale, con particolar attenzione a quella greca.
Del resto le fondamenta di una parte della nostra cultura, anche in termini morali e comportamentali, deriva proprio da lì.
In essa poi gli astri e il cosmo hanno un’importanza notevole e io sono sempre stato magnetizzato dalle stelle e dall’universo.
“Star Wars” e “Star Trek” sono mantra per me!!
E di conseguenza dalle ricadute di carattere storico, in quanto moltissime civiltà antiche hanno punti in comune tra di loro proprio nel culto delle stelle e anche in alcuni miti, nonostante le distanze geografiche e temporali.
Sei partito da un’idea che hai sviluppato a tavolino, oppure ti sei lasciato trasportare man mano da ciò che fluiva in te mentre scrivevi?
Un misto delle due cose. Sono partito da un’idea che ho cercato di sviluppare a tavolino, ma arrivato a un punto morto ho rivoluzionato tutta la mia idea lasciandomi trasportare all’interno della mia fantasia. Questo mi ha consentito in breve tempo, ma in maniera estremamente vivida, di valutare tantissime alternative e variabili. In tal senso la musica ha avuto un ruolo di coinvolgimento emotivo fondamentale.
Hai lasciato i lettori con un finale sospeso, ma che lascia presagire molto… hai già iniziato a scrivere il seguito o è semplicemente una porta che hai lasciato aperta?
La storia non è ancora conclusa, infatti sono già alle prese con il prossimo volume di quella che, secondo i miei piani, sarà una trilogia.
Quale personaggio senti più affine al tuo essere?
Rai, senza ombra di dubbio.
Io e Rai siamo uniti a doppio filo: ho riversato in lui il mio carattere e il mio modo di essere ed è l’eroe che ho sempre immaginato di voler impersonare nelle mie fantasie di bambino e di ragazzino.
È coraggioso, forte, indomito, ma al tempo stesso curioso, umile, compassionevole.
E per quale ne hai patito la sorte?
Incredibilmente ho patito più per Rastaban che per chiunque altro, poiché nonostante sia l’antagonista, il Signore Oscuro, malvagio e spietato, anch’egli in un certo senso è parte di me e della mia psiche: il lato oscuro per dirla alla “Star Wars”.
Del resto sono un gemelli e so fin nel profondo che in ogni spirito convivono, e DEVONO convivere, il bene e il male.
Lo ammetto, nel prossimo capitolo della mia saga mi mancherà!
Il verso di una tua canzone che porti sempre nel cuore?
È un verso tratto da “Bullet the blue sky” degli U2, il mio gruppo preferito con il quale sono letteralmente cresciuto (ho ascoltato “Where the streets have no name” per la prima volta a 4 anni) e recita:
See them burning crosses
See the flames higher and higher
Guardali che bruciano croci
Guarda le fiamme, sempre più alte
È una canzone contro la guerra, ispirata da alcuni viaggi di Bono in America Latina.
Non solo!
Con questa canzone, una delle mie preferite del quartetto irlandese, ritorno ancora alla contrapposizione tra bene e male come facce della stessa moneta.
Nel caso specifico la moneta sono gli USA, terra di grandi opportunità, di libertà, ma anche di grandi paradossi e violenza.
Cosa suoni?
Suono il basso, ormai da una decina d’anni. Suono in un gruppo di nome Sonus Aeris e con gli altri ragazzi del gruppo, ottime persone, ottimi musicisti (una di loro è la mia dolce metà Valentina), suoniamo un genere a mezza via tra il rock e il metal sinfonico.
Ma tornando ai bassi, ai miei cuccioli (ne ho ben tre, almeno per il momento ☺) sono estremamente affezionato a loro, ne abbiamo passate tante insieme e il bello deve ancora venire!
Quanto è importante la musica per la tua scrittura?
È imprescindibile. Non sono in grado di scrivere senza un sottofondo musicale. E in base a ciò che sto scrivendo, seleziono canzoni o generi musicali in modo da potermi lasciar trasportare dalla melodia fino a sentirmi all’interno della mia storia, del mio racconto.
In quei momenti mi rendo conto che non immagino ciò che poi scriverò, lo vedo, io sono lì e osservo quel che accade!
A tutti gli effetti cado in trans e, a volte, solo uno scossone, di una compagna spazientita che continua a chiamarmi per la cena, può ridestarmi (Valentina ne sa qualcosa).
Ringrazio Marco Gerri per la sua bella intervista, vi saluto cari iCrewers e come dico sempre…
IN ALTO I NOSTRI CUORI
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