Il libro di cui parliamo oggi a Parole dall’Oriente è un fantasy asiatico. SI tratta di Una magia infusa di veleno di Judy I. Lin, tradotto da Alice Casarini e pubblicato da Mondadori. Prima di passare a snocciolare qualche fatto sull’autrice, lascia che ti dica una cosa: questo è probabilmente il romanzo più esteticamente bello che possiedo (e il suo formato in copertina rigida potrebbe, dico potrebbe, avermi convinto all’acquisto prima ancora di leggerne la trama). Sono stata così contenta quando anche la storia mi è piaciuta molto.
Parlando dell’autrice, Judy I. Lin è nata a Taiwan, e si è poi trasferita in Canada con la famiglia, quando era ancora una bambina. Una delle sue più grandi passioni è da sempre la lettura, il perdersi in mondi fantastici, fino a quando quello in cui viviamo non diventa che una musica di sottofondo. Una magia infusa di veleno (il titolo originale è A Magic Steeped in Poison), primo Libro del tè insieme al suo seguito – e conclusione della dilogia – Un veleno dolce e scuro, è solo la prima delle storie che Judy I. Lin ha deciso di raccontare.
Il viaggio di Ning, tra foglie di tè e intrighi di corte (senza spoiler)
Tutto nella vita di Ning andava nel verso giusto – se si può contare verso giusto il non sentirsi davvero parte del villaggio in cui è nata, e l’essere apprendista del padre, per quanto fare il medico non sia proprio la sua aspirazione – fino a quando non ha versato alla madre e alla sorella una tazza di tè . É bastato un istante, un presagio non preso sul serio, perchè tutte le sue certezze andassero in frantumi. Ora sua madre è morta, e sua sorella gravemente malata.
Anche per questo, quando il messaggero consegna loro l’invito al concorso per diventare shénnóng-shī (mastro preparatore del tè, potremmo dire) di corte, non ci pensa poi molto ad accettare. A farle gola non sono di certo le ricchezze o la gloria, ma la possibilità di chiedere alla principessa di esaudire un suo desiderio. E non c’è nessun dubbio, nel cuore di Ning, che questo sia l’unico modo per salvare la sorella.
La corte imperiale, però, è in fermento, in agitazione. Qualcosa sembra non quadrare e Ning, non sa nemmeno bene lei come, finirà per trovarsi nell’occhio del ciclone.
Una magia infusa di veleno di Judy I. Lin: la mia recensione
Una magia infusa di veleno di Judy I. Lin è proprio un bel libro. Non parlo solo dell’estetica e della cura grafica, di cui comunque potrei cantare le lodi per un almeno un quarto d’ora probabilmente, ma proprio nel complesso. Un bel libro, una bella storia, una bella avventura.
Judy I. Lin narra la storia in uno stile molto scorrevole, in prima persona e al tempo presente (quest’ultima, soprattutto, è una caratteristica che non s’incontra spesso). Attraverso gli occhi della protagonista, nuova tanto quanto noi alle meraviglie della capitale, scopriamo la magia di questo mondo, le proprietà speciali di ogni tipo di tè, la connessione intima tra uno shénnóng-shī e il destinatario della sua arte.
La trama, poi, procede con un ritmo alternato – nervoso, placido, emozionato, frenetico – così che il lettore non si adagi, non si abitui troppo allo scorrere della vicenda, ma sia portato a prestare attenzione alla tela che Judy I. Lin sta tessendo. Scene poetiche, romantiche, si alternano a colpi di scena e momenti d’azione, in una combinazione che tiene incollati alle pagine.
Ning mi è stata simpatica fin da subito, fin dal momento in cui, un po’ a là Mulan, è fuggita nel cuore della notte per andare ad assolvere un compito che avrebbe potuto salvare la vita a un membro della sua famiglia. Il sentimento si è irrobustito con il passare delle pagine, ogni volta che la ragazza si trovava di fronte a una nuova esperienza o una nuova sfida. Credo che la caratteristica che più ammiro di questa protagonista sia la sua capacità d’introspezione: Ning riflette su se stessa, cerca di essere consapevole del proprio stato d’animo, dei propri sentimenti, prima di prendere una decisione.
Ha il coraggio di fare ciò che ritiene più giusto, di tagliare i ponti, quando si rende conto di essersi aggrovigliata a tal punto negli intrighi di corte, da rischiare di perdere di vista il motivo principale per cui ha lasciato la campagna, per cui si è fatta strada con le unghie e con i denti tra gli altri shénnóng-shī : salvare sua sorella.
E questo ci porta a un altro grande snodo del romanzo di Judy I. Lin: il senso del dovere. Spesso, nei romanzi, tale sentimento è dipinto come una barriera da abbattere, come l’ostacolo che i personaggi devono superare per diventare veramente se stessi – così come accade nella nostra vita, non solo nella fiction.
Qui, invece, è più uno stimolo ad agire. Certo, avrebbe avuto una connotazione negativa e Ning fosse rimasta al villaggio, soffocata da opinioni e aspettative altrui, ma credo che sia anche per senso del dovere e di responsabilità nei confronti della sorella che abbia deciso di partire, che abbia tenuto testa alla principessa, cercando di farle comprendere la realtà al di fuori delle mura. Che la porti a indignarsi davanti alla vita dei nobili di corte, così diversa dalla maggior parte degli abitanti dell’impero.
Ho trovato questo aspetto, questo sconvolgimento degli stereotipi (quanti libri iniziano con il protagonista che vuole fuggire al proprio destino?) davvero interessante e, un po’ come tutto questo romanzo di Judy I. Lin, una ventata d’aria fresca.
É proprio a chi desidera una storia nuova, fresca, non così sognate come La ragazza che cadde in fondo al mare di Axie Oh, ma neanche cruenta come Iron widow di Xiran Jay Zhao, che consiglio questo romanzo. Un fantasy che parla di amore fraterno, di desiderio di giustizia, di amore sbocciato all’improvviso, della magia del tè. Davvero bello.
Ecco cosa leggeremo a luglio
Il romanzo di cui parleremo nell’appuntamento di luglio di Parole dall’Oriente è il secondo capitolo di una serie gialla che abbiamo già trattato. Dopo Il detective Kindaichi è infatti giunto il momento di tornare a leggere una storia di Seishi Yokomizo: La locanda del Gatto nero, pubblicato da Sellerio editore Palermo.