“La letteratura è il miglior modo che conosco per dire la verità e darle vita” dice Nana Kwame Adjei-Brenyah, autore di Black Friday
Caro iCrewer, oggi vorrei cercare, insieme a te, di conoscere un po’ meglio Nana Kwame Adjei-Brenyah, autore newyorchese nato da genitori originari del Ghana, e la sua opera d’esordio Black Friday, attraverso un’intervista rilasciala presso il blog Sotto il vulcano della casa editrice Edizioni SUR.
Un giorno, durante un corso, a Nana Kwame Adjei-Brenyah è stato chiesto di scrivere “un racconto per cambiare il mondo”. Sebbene all’epoca l’idea gli fosse sembrata un po’ strampalata e, forse, pretenziosa è con questo intento che la scritto Cose che diceva mia madre, in cui racconta tutti i modi in cui la madre gli vuole bene. Un racconto onesto, e per questo importante; un racconto che l’ha aiutato a cambiare idea: ora non trova più pretenzioso il desiderio di usare la letteratura per cercare di cambiare e migliorare questo nostro mondo, al contrario, l’autore ritiene da disfattisti non tentare nemmeno. Ed è proprio questo l’intento di Black Friday: aiutare tutti coloro che lo leggeranno a ritrovare il proprio equilibrio, a “ricontestualizzare la loro infelicità”, perché “forse è il sistema a essere sbagliato”, non noi.
Per fare ciò i suoi racconti, a volte, si basano su fatti realmente accaduti: per poter scrivere della realtà in cui viviamo, delle sue sfaccettature, per aiutarci a comprenderla un po’ di più, lei così frenetica ed irriverente; in modo da svelare le strutture mentali inconsce a cui ci affidiamo, o che ci vengono imposte, per riuscire a stare all’interno della società contemporanea.
È ed questo forse, il tema che collega tutti i suoi dodici racconti: la volontà di interrogarsi rispetto a ciò che ci circonda, di indagare per cercare di comprendere cosa manchi, che meccanismo si sia inceppato. Il porsi domande come “Qual è il costo del razzismo sul cuore umano? Che prezzo pagano i lavoratori nella nostra cultura consumistica? Come si fa a sopravvivere in un mondo brutale senza diventare parte della brutalità?” per cercare di capire.
Lo strumento principale che Nana Kwame Adjei-Brenyah utilizza nei suoi racconti per raggiungere questo scopo è l’umorismo. Spesso non riferendosi a qualcosa che effettivamente “fa ridere, è divertente”, quanto piuttosto a tutte quelle situazioni in cui la prima reazione è essere colti dall’orrore, oppure rimanere a bocca aperta, sconcertati. Tutte quelle volte in cui calza il detto “ridere per non piangere” come, ad esempio, quando le persone vengono calpestate nelle corsa agli sconti durante il Black Friday. L’autore utilizza “l’umorismo per sottolineare quanto siano assurde certe forme di crudeltà”.
I racconti raccolgono una moltitudine di stili diversi: si passa dal realismo, al futurismo, fino all’horror. Questo per cercare di far ragionare le persone, farle rendere conto che alcune delle situazioni di futuro apocalittico descritte nel libro si stanno, sotto alcuni aspetti, pian piano realizzando; oppure mettere in luce il mondo caotico, assurdo e spesso crudele, in cui viviamo.
Le fonti d’ispirazione di Nana Kwame Adjei-Brenyah sono molteplici: i suoi autori preferiti, da ZZ Parcker a Denis Johnson, da Toni Morrison a George Saunders da Ishmael Reed fino a Kendrick Lamar, Lupe Fiasco e altri rapper; i suoi amici; la sua famiglia.