L’ULTIMO PRUSSIANO, Il viaggio di una famiglia alla ricerca delle proprie origini
L’ULTIMO PRUSSIANO, il viaggio verso la nuova terra.
La famiglia di Luigi scese in Friuli alla fine del 18° secolo. Proveniva dalla città di Tàbor in Prussia. Trovò sostentamento lavorando per i conti di Tàbor.
Lo zio Gigi, primogenito e maggiore di quattro fratelli tra cui Angelo, il padre di Luigi, fin da adolescente fu designato a sostituire il padre nel ruolo di capo famiglia. Dal momento in cui Gigi assunse quel ruolo, guidò la famiglia in modo quasi militare per tenere in pugno tutti i componenti, ma la rigida conduzione, la fece fiorire.
La contessa Astrid di Tàbor che, in alcuni periodi dell’anno viveva nel palazzo situato nel medesimo paese, gli diede in mano la sua grande e stimata latteria. Lui stesso andava a palazzo per rendere conto, a lei e al conte suo figlio, del suo operato.
Quando nacque Luigi, il capofamiglia aveva cinquant’anni. Gigi non aveva avuto figli e quel nipote diventò per lui, il depositario della storia della famiglia. Luigi, assimilava i racconti dello zio.
Negli anni ’60 la famiglia fu travolta e spezzata dai cambiamenti della società. La famiglia che unita era una potenza, sciolta rese tutti soli e in difficoltà.
Restava in sospeso tra lo zio Gigi e il nipote Luigi, il viaggio che l’anziano aveva promesso di fare con lui: tornare alle origini.
Sarà il destino a svelare il segreto di una verità nascosta per quasi un secolo.
Quando per i due tutto sarà pronto per partire, un incidente porterà lo zio Gigi in fin di vita. Durante il percorso verso l’ospedale l’uomo, prima di morire, carpisce al nipote la promessa che farà ugualmente quel viaggio e gli rivelerà la sua vera identità. Gigi era il figlio di Francesco, stalliere della contessa Astrid e fratello del nonno Luigi. La contessa Astrid era sua madre.
“Una volta compreso che la nostra famiglia e i nostri antenati ci parlano, dicendo in tal modo qualcosa di noi, dobbiamo solo decidere se far finta di nulla oppure ascoltarli. Possiamo prendere, selezionare e usare quelle parole e cogliere così l’opportunità di fare delle nostre vite qualcosa di più di quello che sarebbero se restassero sorde a tutte quelle voci. Infine, un colpo di scena riporta la sensazione provata all’inizio del libro, l’impressione di aver ascoltato una favola che lascia sereni svelando il senso circolare delle nostre esistenze.” Conclude la prefazione.
L’ultimo prussiano ti coinvolge per la capacità di catapultare il lettore nella storia e nella vita dei protagonisti. In fondo è il viaggio che ognuno di noi percorre per conquistare una vera identità. La valenza di questa opera è confermata per aver già raccolto quest’anno i consensi al Premio nazionale letteratura Italiana contemporanea giunta al VIII edizione.
Un motivo in più per dedicargli la giusta attenzione.