Se non avessi saputo che l’autore de L’imbalsamatore era una piacevolissima quanto sorridente scrittrice qualche domanda sul suo equilibrio interiore me la sarei posta.
C’è da dire, tuttavia, che Alison Belsham ha iniziato scrivendo sceneggiature ed è stata finalista alla BBC Drama Writer competition.
Ha scelto fin da subito di dedicarsi al genere pubblicando Il tatuatore, il suo thriller d’esordio, ha anche vinto il Bloody Scotland Crime Writing, uno dei più prestigiosi premi del genere crime.
Con la Newton Compton ha pubblicato anche Il ladro di tatuaggi. L’imbalsamatore è il terzo in ordine di pubblicazione e, come i precedenti, ruota intorno alla figura dell’ispettore Sullivan capo indiscusso del distretto di polizia.
Alison Blesham non è quindi alle prime armi, ha una fantasia criminale da vendere e questo, al di là della storia in sé, le fa onore. Cominciamo dal titolo? non credo lasci spazio all’immaginazione, indica l’esatta direzione che prenderà la storia, praticamente nulla di buono, almeno per le vittime e per il povero Sullivan a capo delle indagini.
L’imbalsamatore, un thriller dai disegni cupi e imprevedibili
Già dalle prime pagine si vede la sapiente quanto spiccata creatività criminale nell’elaborare la ricetta perfetta per imbalsamare cose e persone oltre a svelare con incredibile leggerezza le modalità per sventrarle e sezionarle a regola d’arte.
L’impatto certo, non è dei più gradevoli ma raggiunge l’obiettivo. Il linguaggio è efficace, duro, dissacrante, da l’esatta dimensione dello scenario in cui si muove il serial killer. La prima vittima? il lettore, costretto in un angolo ad osservare e ad immaginare impotente a quello che accadrà.
La personalità del misterioso assassino è senza dubbio fuori dagli schemi normali. È perverso, agisce con premeditazione, meticoloso nello scegliere vittime e modi per sopprimerle, ha la capacità strategica di anticipare mosse ed intenzioni. Insomma non è un killer facile da incastrare. Se aggiungi che, per eliminare le sue vittime sceglie di imbalsamarle, convieni che risolvere il caso è davvero un grattacapo non da poco.
L’imbalsamatore, l’ombra di un passato difficile dietro gli omicidi del killer
Per rendere tutto più accattivante, l’autrice ha pensato bene, mossa da una sconosciuta quanto celata sensibilità femminile, di complicare la vita al malcapitato ispettore (quasi ce ne fosse bisogno) con storie parallele di amore e di vendette.
Incastrare i pezzi del puzzle non sarà semplice, soprattutto se si ha a che fare con l’imprevedibilità di un folle omicida segnato da un passato difficile e di solitudine.
Motivo più che valido (almeno per lui) per accanirsi con una violenza inaudita sui poveri malcapitati. E qui l’autrice è da premio Oscar per la descrizione.
Tutto è perfettamente sequenziato, dalla scelta della vittima alla sua ricerca, l’approccio giusto apparentemente occasionale, l’esecuzione improvvisa ma sapientemente curata nei minimi particolari, è tutto scritto nero su bianco, non manca nulla!
Insomma L’imbalsamatore è una storia nella storia, colorata da inseguimenti frenetici e brutte sorprese. Di momenti sereni ne ricordo pochi ma sono quelli che, in qualche modo, fanno tirare un sospiro di sollievo, il resto fa parte del finale che ti lascio scoprire con grande piacere.
Cosa ne penso? L’imbalsamatore è un buon thriller, scritto bene con un linguaggio fluido e comprensibile. Reso a tratti contorto dallo svolgersi di altre situazioni alle quali si sarebbe dovuta dare invece la giusta attenzione. Magari scrivendo un libro a parte.
Al di là della storia, mi ha colpito la capacità descrittiva dell’autrice rispetto all’ ambientazione e alle figure che ruotano intorno alla vicenda. Piuttosto, mi auguro che nel prossimo thriller il caro ispettore Sullivan non sia costretto a correre da una parte all’altra come un matto scatenato, sarebbe difficile per Alison mantenerlo…in vita!