L’appuntamento di Libri dalla Storia di oggi sarà un po’ diverso: ho deciso di parlarti di una leggenda, di un personaggio del folclore nordico, l’Olandese Volante.
Certo, ci siamo già occupati della mitologia di svariate culture (norrena, giapponese, greca, si nota che è un argomento che mi interessa, secondo te?), ma oggi cambiamo leggermente contesto. Quella dell’Olandese Volante, infatti, è una leggenda, un racconto passato di bocca in bocca, messo per iscritto e tramandato come una diceria, come quell’evento di cui l’amico dell’amico dell’amico è stato testimone.
Quel racconto da narrare nelle notti in cui il mare è in tempesta, gli scuri sbattono e il vento fa vacillare le fiammelle anche dentro casa. La storia che non fa dormire i marinai, che fa guardare con sospetto a ogni nave che solca l’orizzonte al crepuscolo. Saranno vivi o si tratterà di un vascello fantasma?
Che poi, Olandese Volante è il nome del capitano o della barca?
“Parte della ciurma, parte della nave“, ed è subito Olandese Volante
Hai riconosciuto la citazione tratta da I pirati dei Caraibi? Non ho proprio potuto evitare di metterla. Dopotutto, Davy Jones è sicuramente uno dei volti più noti dell’Olandese Volante, che nel film è la nave. Ovviamente c’è anche l’omonimo personaggio di Spongebob, e in questo caso si tratta del capitano del vascello. E allora, da che parte sta la ragione?
La realtà è che non si sa. Dopotutto, è una leggenda, no? Quindi non solo le varie versioni non sempre concordano sull’andamento della vicenda, ma nemmeno sulla denominazione: a volte è l’uomo, altre volte la barca. Sempre uguale è la fine dell’equipaggio e del timoniere: la morte o la dannazione.
In certi racconti a scrutare l’orizzonte, con il vento che gli sferza i capelli è l’olandese Bernand Fokke – che per alcune fonti è il personaggio storico di riferimento dell’intera faccenda – in altri casi è Hendrick van der Decken, o Willem Van der Decken. Certo è che si tratti di un capitano spregiudicato, così abile da riuscire a coprire la distanza tra i Paesi Bassi e Giava (in Indonesia) molto più velocemente di qualsiasi altra nave, e per questo oggetto di sussurri che dicevano avesse stretto un patto con il diavolo.
Sono molti i fatti che, si mormora, abbiano portato il capitano a diventare un’anima dannata che solca i mari senza sosta. C’è chi lo vuole così impavido e sconsiderato da non prestar ascolto alle voci dell’equipaggio e dei sogni premonitori e, invece di cambiare la rotta per evitare una tempesta, decidere di navigarci dritto in mezzo, pur di arrivare velocemente. Chi narra di marinai malati di peste e banditi da ogni porto. E chi, invece, riconduce la sfortuna di questa nave e dei suoi uomini a una fatidica notte di tempesta in cui il capitano, adirato (e secondo me anche spaventato) avrebbe imprecato contro Dio.
Il risultato è sempre lo stesso: ogni singolo membro dell’equipaggio morì e rimase sul ponte come fantasma, mentre lui, il capitano dell’Olandese Volante fu l’unico a essere condannato in un limbo, né vivo né morto, in attesa del Giudizio.
Consigli di lettura e comparse artistiche
Come dicevo prima, sono molte le interpretazioni che sono state date all’Olandese Volante da quel lontano 1600 in cui per la prima volta si iniziò a parlarne. Versioni moderne e intriganti come quella de I pirati dei Caraibi o One Piece; simpatiche come in Spongebob; o raffinate, come nell’omonima opera di Richard Wagner.
Anche la letteratura, ovviamente, non è stata certo meno prolifica e quindi troviamo il celebre vascello fantasma, ad esempio, nella serie di libri per ragazzi di Brian Jaques, il cui primo capitolo s’intitola La vera storia dell’Olandese Volante. Si tratta di una storia che consiglio caldamente, non solo a un pubblico più giovane di me (scrivendo l’articolo ho pensato “Ah beh, è un libri del 2001, non è passato poi così tanto“, per poi realizzare che, invece, sono già trascorsi ben vent’anni), ma anche agli adulti.
L’atmosfera è abbastanza cupa, non te lo nascondo (e non dovresti neanche avere così tanti dubbi sul perchè, visto ciò che ti ho appena raccontato), ma il punto di vista del protagonista è davvero bello. L’autore fa prendere alla vicenda una piega interessante e molto avventurosa.
E nel caso in cui te lo stessi chiedendo, sì, la prima volta che l’ho preso in mano è stato principalmente perchè mi intrigava la cover.