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C’e da morire dal ridere, ma dico si può intitolare un libro L’INCONFONDIBILE TRISTEZZA DELLA TORTA AL LIMONE? E quando mai una torta, con il suo caratteristico profumo che comincia a sentirsi appena la lievitazione prende forma nel forno, ha messo tristezza?
Protetto da un titolo enigmatico, che si imprime nella memoria come una frase musicale, questo romanzo obbedisce fedelmente ad un precetto: «Scoprire ciò che solo un romanzo permette di scoprire».
Sarà questo che vuole dirci Aimee Bender?
Certo è che il dono che la piccola Rose scopre alla vigilia del suo nono compleanno mette in discussione tutto ciò che riguarda l’arte culinaria; attraverso il cibo la bimba è in grado di stabilire quali emozioni prova la persona che ha preparato l’alimento. E scoprirà, crescendo, che ciascuno dei componenti la sua famiglia possiede un “dono”.
Non c’è che dire, una bella gatta a pelare… Psicologia e fiaba si mescolano nella ricerca, da parte di Rose, di sottrarsi alle continue pressioni e, quando proprio non ce la fa più, trova rifugio nei cibi preparati meccanicamente e con freddezza nelle fabbriche dove il contributo umano è pressoché inesistente.
Che dire… sono tentata di leggere non solo questo libro della Bender in quanto sembra che la scrittrice presti i suoi occhi e la sua voce per vivere la storia di Rose e imparare, con lei, a stare al mondo.
Ma chi è Aimee Bender? Californiana, nata nel 1969; figlia di uno psichiatra e di una ballerina e coreografa. Due professioni che hanno a che fare con l’inconscio, una verbale, l’altra corporea.Sono loro la fonte di ispirazione e il metro di paragone che le hanno permesso di scrivere romanzi di successo e che sono stati tradotti in più di dieci lingue. Al momento vive a Los Angeles, dove insegna scrittura creativa alla South California University.