“Non mi era mai passato per la mente che le nostre vite, che fino a quel momento erano rimaste tanto strettamente intrecciate fra di loro, potessero disfarsi e separarsi per una cosa come quella. […] Se allora l’avessimo capito – chissà – forse ci saremmo tenuti più stretti l’uno all’altra.”
Non lasciarmi è un romanzo distopico uscito dalla penna dello scrittore giapponese Kazuo Ishiguro. Nel 2010 è stato tratto l’omonimo film diretto da Mark Romanek e interpretato da Carey Mulligan, Andrew Garfield e Keira Knightley.
Non lasciarmi: la trama
La storia è ambientata in Inghilterra e segue la crescita e l’evolversi del rapporto di tre ragazzi: Kathy, Ruth e Tommy.
I tre protagonisti vivono in un collegio, ad Hailsham, immerso nella campagna inglese. Non hanno i genitori, come tutti i compagni di scuola, eppure non sono orfani. Crescono quindi accuditi da alcuni tutori che si occupano della loro educazione impartendo lezioni di arte, storia e letteratura e incoraggiando la loro creatività. Una delle responsabili del collegio, chiamata semplicemente Madame, si comporta in modo strano con i ragazzi, come se li temesse. Si trova a disagio soprattutto quando vengono poste domande scomode come: cosa ne sarà di loro in futuro? Madame, inoltre, sceglie i lavori creativi migliori degli studenti per portarli in una “galleria” lontano dal collegio.
Kathy, Ruth e Tommy cresceranno quindi con grandi interrogativi sulla loro esistenza a cui nessuno sembra voler rispondere. Passeranno gli anni nel collegio uniti fin da piccoli da una solida amicizia ma, con l’avvicinarsi della maggiore età, inizieranno a provare sentimenti più forti e anche l’amore farà ingresso nel loro legame.
Finiti gli anni al collegio lasceranno Hailsham per andare a vivere nei “Cottages” cioè delle fattorie in campagna dove sono mantenuti dallo stato. Arriveranno qui le risposte alla domande che si facevano a scuola riguardo alla loro esistenza: scopriranno che loro vita è stata voluta e già programmata da un’autorità superiore nascosta e che infatti sono dei cloni umani creati in laboratorio per donare i propri organi agli umani ammalati.
L’atmosfera nella fattoria diventa sempre più tetra e anche il rapporto trai i tre ragazzi inizia logorarsi fino al punto in cui Kathy decide di abbandonare i cottage e gli amici e diventare “assistente”, cioè di occuparsi dei donatori prima di diventarlo lei stessa.
Nell’ultima parte della storia i protagonisti cercano di aggrapparsi al poco tempo che rimane loro cercando di ottenere dei rinvii alle donazioni di organi.
Le principali differenze tre il romanzo e il film
La trama del film Non lasciarmi è molto fedele a quella del romanzo. Entrambi seguono anche lo stesso ordine cronologico: il libro viene raccontato attraverso i ricordi di Kathy e allo stesso modo il film inizia con la protagonista già in età adulta e successivamente verrà ripercorsa la storia attraverso i suoi flashback.
A livello di trama, quindi, non ci sono grandi differenze. Ciò che cambia è l’atmosfera: nella prima parte del libro i protagonisti sono ancora bambini e quindi emerge spensieratezza, mentre la parte angosciante arriva solo verso la fine degli anni al collegio. Invece, nel film hanno fatto la scelta di rendere tetra l’atmosfera fin da subito. L’autore del libro ha una scrittura molto dolce e delicata, e, nonostante la storia diventi sempre più triste, emergono sempre elementi come la speranza e l’amore. Anche nella trasposizione cinematografica vengono raccontate le storie d’amore ma sempre in maniera cupa: la tristezza, solitudine e la perdita della speranza rimangono gli elementi principali.
Ciò che non è riuscito alla pellicola è portare la visone dolceamara dello scrittore Kazuo Ishiguro. Non lasciarmi è romanzo distopico che colpisce e che disturba per la sua storia cruda. Ma è anche un romanzo in cui l’amore è potente e il sogno per un futuro migliore è grande.
“Così quella sensazione mi afferrò di nuovo, sebbene cercassi di allontanarla: la sensazione che fosse ormai troppo tardi; che c’era stato un tempo in cui tutto avrebbe avuto un senso, ma che avevamo perso l’occasione, e che ci fosse qualcosa di ridicolo, di riprovevole addirittura, nel modo in cui stavamo pensando e pianificando il futuro.”