Una letteratura unica e curiosa, come il suo Stato di origine
Caro iCrewer, continuiamo a viaggiare intorno al mondo, alla scoperta di nuove letterature! Dopo aver dato una sbirciata ad alcuni Stati insulari dell’Oceania, oggi ci spostiamo in Medio Oriente per conoscere lo Stato d’Israele.
Nonostante le sue ridotte dimensioni territoriali, la conformazione morfologica è assai varia: anche se è una regione prevalentemente arida e desertica, la costa bagnata dal Mar Mediterraneo è pianeggiante, mentre l’entroterra ospita colline, altopiani e la catena montuosa dei Monti di Giudea. Ne consegue che anche il clima è diversificato, con forti escursioni termiche che rispecchiano le caratteristiche di ogni zona.
Passando invece alla forma di governo, lo Stato d’Israele è una Repubblica parlamentare senza una capitale formalmente riconosciuta. Ciò è dovuto a conflitti etnico-religiosi fra le popolazioni arabe ed ebraiche che rivendicano il controllo amministrativo della regione della Palestina, con Gerusalemme capitale per entrambi gli schieramenti. Questo accade, perchè Israele è un paese anomalo: la sua istituzione non è dovuta in seguito ad un processo di decolonizzazione o ad una spontanea proclamazione di indipendenza a seguito di un colpo di Stato, ma è stato creato mediante un accordo dell’ONU per porre fine agli scontri religiosi sul territorio dopo la Seconda Guerra Mondiale. L’intento era infatti quello di scindere la Palestina in due Stati indipendenti, uno ebraico e uno arabo, ma la decisione non trovò il consenso delle popolazioni islamiche ivi risiedenti e di altri Paesi confinanti. Dal 1948, anno della sua fondazione, lo Stato d’Israele e la Lega Araba sono coinvolti in una lunga ed estenuante guerra, che nel corso degli anni ha vissuto momenti di profonda crisi bellica ma anche trattati di pace e tregue momentanee.
Come si pone il clima culturale israeliano in questo contesto, allora?
Domanda interessante, caro iCrewer. Vedi, la letteratura israeliana è particolare e unica al mondo, come questo Paese. Innanzitutto per le lingue in cui è prodotta: la più diffusa è l’ebraico, ma non mancano testi in inglese, ladino, arabo o in yiddish. Ciò è curioso, ma trova spiegazione nella storica diaspora del popolo ebreo: venne scacciato dalla sua terra natale, la Palestina, e disperso per il mondo conosciuto a seguito delle cattività babilonesi, egiziane e romane nell’età antica. Vennero così create comunità ebree nelle nuove città, alcune perfettamente integrate nella società mentre altre vennero pesantemente discriminate e perseguitate. La lingua ebraica fu così usata solo per i testi scritti e religiosi, mentre si perse la sua funzione orale a vantaggio di quella dei Paesi di residenza.
Il cambiamento avvenne a metà del XIX secolo, quando si diffuse il movimento sionista, che rivendicava il diritto di autodeterminazione del popolo ebraico e considerava la Palestina come “la terra promessa da Dio”. Molti ebrei si trasferirono così nella regione biblica a partire dal 1881, non considerando che nel corso dei secoli in quegli stessi territori si erano insediate società arabe, e ripresero ad utilizzare la lingua ebraica nella sua funzione orale. Grande importanza ebbe Eliezer Ben Yehuda (1858-1922), il quale arricchì il vocabolario ebraico con nuove parole e contribuì fortemente alla sua rinascita e alla sua adozione come lingua materna degli israeliani.
La produzione letteraria in prosa e in poesia restò tuttavia concentrata in Europa orientale, finché la Prima Guerra Mondiale e la Rivoluzione Russa spinsero gli intellettuali ebrei ad emigrare verso Israele, portando con loro la tradizione culturale europea. Di grande impatto per la creazione e diffusione della letteratura israeliana fu la fondazione nel 1921 a Tel Aviv dell’Associazione degli scrittori ebrei, cui intorno ruotarono i primi periodici di settore. Tra gli autori che spiccarono in questo contesto è da ricordare Hayim Nahman Bialik (1873-1934), considerato come il poeta nazionale d’Israele e padre della letteratura ebraica moderna. Centrale fu il tema della Palestina come patria del popolo ebreo, anche se nessuno degli scrittori vi era nato.
Con le prime generazioni nate su suolo israeliano, i soggetti della letteratura cambiarono. L’identità culturale del popolo d’Israele si era già radicata, così gli scrittori degli anni ’60 cercarono di darle una connotazione più universale, non solo descrivendo lo stile di vita ebraico ma di contestualizzarlo con ciò che accadeva all’estero, spesso protestando contro le azioni belliche e promuovendo ideali di pace e tolleranza fra i popoli. Fra questi, Amos Oz (1939-2018) fu la voce più potente e più conosciuta a livello internazionale: assolutamente da leggere è Una storia di amore e di tenebra (Feltrinelli, 2003), il suo romanzo più riuscito e toccante nonché l’autobiografia della sua infanzia a Gerusalemme negli anni di formazione dello Stato d’Israele.
Da questi primi germogli di protesta, è maturata una nuova concezione dell’identità israeliana. Gli autori contemporanei cercano di comprendere la delicatezza e la fragilità della situazione attuale, indagando nel passato del loro popolo e osservandone i mutamenti. David Grossman è probabilmente lo scrittore israeliano più noto: del suo stile di scrittura colpisce la semplicità della descrizione, l’originalità dell’architettura della narrazione e la profondità dei suoi temi, soprattutto nei suoi libri per bambini. Il suo secondo romanzo, Vedi alla voce: amore (Mondadori, nuova edizione 2008), è considerato il suo capolavoro: la vicenda affronta la memoria della Shoah attraverso gli occhi di un bambino israeliano di prima generazione. Più personale ma altrettanto coinvolgente è A un cerbiatto somiglia il mio amore (Mondadori, 2008), in cui tratta del conflitto israelo-palestinese mediante gli occhi di una madre, che si vede portare via il figlio dalla guerra.
Questi non sono che pochi autori rispetto alla miriade di scrittori e poeti israeliani letti e apprezzati in tutto il mondo. La letteratura di questo Paese è, dopotutto, molto attiva: ha persino la sua fiera dedicata a Gerusalemme, la Settimana del Libro Ebraico, e dura dieci giorni!
Caro iCrewer, ci sarebbe molto altro da dire in merito alla letteratura israeliana, ma penso che questa tappa sia stata molto intensa e che sia giusto non occupare altro spazio. Continua a seguirci, per viaggiare ogni giorno in un Paese diverso alla scoperta dei suoi scrittori!