Quando si parla di Mongolia, e di storia mongola, probabilmente il primo pensiero di molti va a Gengis Khan, il condottiero che riuscì a conquistare la Cina e il cui nipote, Kublai Khan, ricoprì un ruolo di primo rilievo nelle pagine del Milione di Marco Polo. Non stupisce, quindi, che anche la Storia segreta dei mongoli, il più antico testo scritto in lingua mongola pervenuto fino a noi, lo veda come protagonista.
Storia segreta dei mongoli: una fonte inestimabile di conoscenza
Storia segreta dei mongoli è considerato un classico della letteratura non solo mongola, ma mondiale, nonché la fonte più importante per quanto riguarda lo studio della lingua mongola pre-classica, e rappresenta forse l’unico caso di letteratura mongola ancora non influenzata dal Buddhismo. Come spesso accade per i testi antichi, non sappiamo chi ne sia stato autore, ma gli studiosi sono concordi sul fatto che si tratti di un scritto inizialmente rivolto all’uso esclusivo della famiglia reale (da qui il “segreta”), con lo scopo principale di narrare le gesta di Gengis Khan.
Anche la datazione è problematica, in quanto non viene indicato un anno preciso, bensì viene usata la nomenclatura del calendario cinese, parlando di uno specifico mese dell’anno del topo. Tra le possibili corrispondenze individuate ci sono, quindi, 1228 come anno più recente, e il 1264 come anno più tardo.
Non sembra, invece, esserci quasi alcun dubbio sul fatto che il valore della Storia segreta dei mongoli risieda nel suo contenuto culturale e tradizionale, e non nella veridicità e nell’attendibilità storica dei fatti narrati. Composto da 12 parti e 282 sezioni, l’opera ripercorre all’incirca quattrocento anni di storia, partendo dalla mitica creazione del primo mongolo – figlio, secondo la leggenda, di un lupo grigio-azzurro e di un cerbiatto paglierino; per poi narrare dei tre figli di una donna comune e di un uomo lucente e con poteri sovrannaturali. Proprio il minore di questi figli sarebbe un antenato di Temüjin, il conquistatore conosciuto con il titolo di Gengis Khan, ossia “sovrano universale”.
Il fulcro di Storia segreta dei mongoli è senza dubbio la vita del condottiero, a cui è dedicata molta importanza e che viene descritta con dovizia di particolari, i quali svolgono anche la funzione di testimonianza più antica sullo stile di vita delle popolazioni mongole nel XIII secolo.
Tuttavia, la dinastia che dovremmo ringraziare per aver fatto arrivare l’opera fino ai giorni nostri non è la dinastia Yuan (1271-1368), quella che deriva da Kublai Khan, ma la dinastia Ming (1368-1644). Storia segreta dei mongoli venne infatti tradotta con lo scopo di aiutare gli interpreti cinesi a imparare il mongolo. Particolare è il fatto che questa traduzione sia composta di tre parti: una traslitterazione della pronuncia mongola utilizzando caratteri cinesi con un suono simile o uguale (sebbene la trascrizione sia stata fatta sulla base del mongolo parlato dagli abitanti di Pechino nel periodo Ming e non dei parlanti del Milleduecento), un glossario e una traduzione in cinese del contenuto.
Per le traduzioni più recenti di Storia segreta dei mongoli si è dovuta aspettare la seconda metà dell’Ottocento, quando diversi studiosi sinologi realizzarono traduzioni in russo, giapponese o francese dell’opera. Tuttavia, fu solo durante i primi decenni del Novecento che vi fu il primo tentativo da parte di uno studioso mongolo, Duke Tsengde, di ricostruzione del testo originale.
Storia segreta dei mongoli in italiano
A partire dagli anni Novanta, ci sono state varie traduzioni ed edizioni di Storia segreta dei mongoli anche in Italia. La più recente è la pubblicazione a opera della casa editrice Guada per la prima volta nel 2009, e poi di nuovo nel 2021.
Temüjin, poi detto Cinggis, fu l’invincibile capo guerriero che noi oggi chiamiamo Gengis Khan; la sua nazione, delineatasi a poco a poco sullo sfondo tumultuoso delle migrazioni dei “Popoli della Luna” che scorsero per secoli le vuote distese dell’Asia Centrale, conquistò in pochi anni l’egemonia su un territorio immenso, assoggettando i pastori nomadi come i mandarini della Cina.
“La Storia segreta dei Mongoli” è il racconto di questa formidabile ascesa, composto da un anonimo estensore nel XIII secolo: monumento di un’epoca in cui l’Asia Centrale, come scrive Fosco Maraini nella sua introduzione, è un “oceano di terre in cui navigano, quasi misteriosi sargassi, ricordi, ombre, miraggi delle civiltà che ne costituiscono le rive: Roma, Cina, Bisanzio, Persia”. “La Storia segreta dei Mongoli” è il primo dei monumenti storici e letterari mongoli noti.
L’originale non è giunto fino a noi, ma nella seconda metà del XIV secolo essa fu trascritta in ideogrammi e tradotta in lingua cinese. La presente pubblicazione si richiama alla traduzione del 1941 in lingua russa dell’insigne mongolista e sinologo Sergej Kozin (1879-1956), che dedicò all’opera vent’anni di studi.