La mitologia è da sempre un argomento che mi affascina: studiarla, conoscerla, mi sembra un modo per entrare in contatto con una parte molto intima della cultura di vari popoli; senza contare l’immenso valore di miti, racconti e leggende. La mitologia greca, in particolare, occupa un posto speciale – seguono a ruota quella nordica e quella giapponese, ma l’Olimpo ha sempre il suo perchè.
Ricordo quasi la prima volta che ne sentii parlare: ero alle elementari ed era l’ora di italiano. Sono quasi certa che il libro di testo riportasse, sulle sue pagine lucide (su cui era così difficile cancellare i segni di matita), l’illustrazione di una nave che solcava il mare blu, diretta a Creta. A bordo, tra gli altri sacrifici ateniesi, il principe Teseo si preparava per la sua grande impresa: sconfiggere il Minotauro.
I Greci crearono gli dei a propria immagine e somiglianza: bellicosi ma creativi, saggi ma spietati, amorevoli ma gelosi, teneri ma brutali, pietosi ma vendicativi.
Con il tempo, poi, sono venuta a conoscenza di moltissimi racconti: la nascita di Atena e la sua disputa con Poseidone per chi dovesse essere il patrono di una specifica città della Grecia (prova a indovinare chi ha vinto, è facile, basta pensare a come si chiama ancora oggi la capitale ellenica). E poi Prometeo, che donò il fuoco agli uomini e per questo venne punito da Zeus. Aracne, tessitrice superba dagli splendidi capelli, che aveva osato essere più abile al telaio di Atena.
Vulcano, il fabbro degli dei, ed Ermes, che grazie alle sue scarpe alate vola a recapitare messaggi per tutto l’Olimpo. Apollo, che guida fiero lo splendente carro del sole per il cielo, fin quando Artemide non giunge a dargli il cambio, facendo brillare la luna. Demetra e sua figlia Penelope, che proprio non è riuscita a evitare di mangiare quei sei semi di melograno offertile da Ade (anche se, diciamoci la verità, tutti i vari remake recenti mi fanno pensare che così male non abbia poi fatto). Fauni, driadi, ninfe, titani, ciclopi, mostri marini.
Le infinite scappatelle di Zeus (come credi che siano nati buona parte dei semidei altrimenti?) e le altrettante volte che la moglie Era l’ha perdonato (dopo aver fatto una capatina dalla malcapitata mortale e aver messo ben in chiaro le cose). Davvero, ce n’è per tutti i gusti.
La mitologia greca è così ricca, vasta e articolata, che nei millenni sono stati tantissimi coloro che non solo l’hanno esplorata, ma l’hanno anche fatta diventare la loro Musa (tanto per stare in tema e non dimenticare le nove Muse delle Arti). Basti pensare a scultori come Antonio Canova o Gian Lorenzo Bernini, o ai numerosissimi pittori – Sandro Botticelli, con La nascita di Venere, o Giambattista Tiepolo, giusto per citarne un paio – che hanno catturato su tela il fascino di questi racconti avvolti di magia.
E non sono stati solamente i creatori di arte visiva a guardare alla mitologia greca per prendere ispirazione.
Una delle mie saghe fantasy preferite, infatti, ha come protagonisti coppie umano-dio (in combinazione variabile). Si tratta di Goddess Summoning di P. C. Cast: nei vari volumi (tutti autoconclusivi), l’autrice rivisita episodi famosi della mitologia greca, o prende in prestito i personaggi, tessendo intorno a loro storie meravigliose.
I volumi che adoro particolarmente sono Goddess of the Spring, in cui appare un Ade fiero ma allo stesso tempo timido, e Goddess of the Rose, storia di un amore dolcissimo tra il Minotauro (molto, molto diverso da quello di Teseo) e una giovane donna sicura di sé. Purtroppo, però, in italiano è stato tradotto solo il primo capitolo: Il libro segreto delle sirene.
Molto bello è anche il libro illustrato Favole degli Dei, di Paolo Barbieri, edito da Mondadori, in cui brevi introduzioni alle varie figure mitologiche sono accompagnate da bellissime immagini.
Come fare, però, a mettere un po’ di ordine? Da che parte iniziare a leggere la mitologia greca?
Ci sono due modi in cui possiamo scegliere di approcciarci alla mitologia greca, secondo me. Possiamo andare sul classico, scegliere l’opera indiscutibilmente più eminente in materia, e leggere Le metamorfosi di Ovidio. Sicuramente, in questo modo avremmo un contatto il più ravvicinato possibile con la trascrizione dei racconti originali (a meno che tu non conosca il latino). Però, in questo caso, bisogna anche tenere in conto la possibile confusione con i nomi.
Ovidio, infatti, è un poeta romano, e di miti e divinità romane ci parla. Certo, in molti casi i due panteon sono davvero simili, ma il rischio di perdere il filo (magari rosso, come quello di Arianna) è dietro l’angolo: Antena o Minerva? Apollo o Febo? Zeus o Giove? Afrodite o Venere? Ares o Marte?
Personalmente, ho scelto l’approccio moderno, leggendo la prosa chiara ed estremamente fruibile di Stephen Fry in Mythos. Con il suo stile scorrevole ma dettagliato, avvincente e ironico, l’autore riesce a dare davvero vita alla mitologia greca.
È sufficiente dire che i Greci pensavano che fosse stato il Caos, con uno sforzo pazzesco, o una grade alzata di spalle, un singulto, un conato o un colpo di tosse, a dare inizio alla grande catena della creazione, che si è conclusa con i pellicani e la penicillina, i rospi e i funghi velenosi, le foche, i leoni marini, i leoni, gli esseri umani, i narcisi tromboni e gli omicidi e l’arte e l’amore e la confusione e la morte e la pazzia e i biscotti.