Caro iCrewer oggi approdiamo in questa piccola realtà isolana che vanta il più alto tasso di premi Nobel in rapporto al numero di abitanti. Oltre a quello per la letteratura riconosciuto a Derek Walcott nel 1992, infatti, ne è stato assegnato un altro anche nell’ambito economico nel 1972 all’economista Arthur Lewis. Andiamo a conoscere lo Stato di Santa Lucia e le opere di questo famoso scrittore e poeta.
L’isola di Santa Lucia è un piccolissimo stato situato nelle Piccole Antille in America Centrale, tra il Mar dei Caraibi e l’Oceano Atlantico; a lungo protettorato del Regno Unito, nel 1979 ottenne l’indipendenza entrando a far parte del Commonwealth. Il Capo di Stato è quindi la Regina Elisabetta II. Qui, in queste terre paradisiache, ebbe i natali Derek Walcott, scrittore creolo noto soprattutto per le sue opere poetiche e teatrali in lingua inglese.
“Sono soltanto un nero caraibico che ama il mare / ebbi sana istruzione coloniale / ho in me l’olandese, il nero, l’inglese / e o sono nessuno, o una nazione.”
Tra le innumerevoli opere di Derek Walcott, che nell’arco della sua vita ha prodotto esprimendo le contraddizioni del colonialismo e i suoi effetti devastanti, vissuti anche da lui in prima persona, segnalo Omeros, la sua opera-mondo e la rappresentazione della sua poesia: musicale, sensibile e violenta al tempo stesso in cui la lingua utilizzata, l’inglese, è la più manifesta espressione della sua condizione paradossale: un uomo di razza mista, sia bianco che nero, africano e caraibico, inglese e francese. L’Isola di Santa Lucia fu infatti contesa anche dai francesi; viene chiamata “Helen of the West Indies”, in ricordo dell’Elena omerica, che passò di mano così tante volte.
“Molti hanno detto, senza tema di smentita, che i nostri tempi non sono adatti alla forma del poema epico. Poi un giorno è arrivato Derek Walcott con il suo Omeros, dove, con sfrontata duttilità e profusione di immagini, viene cantato un arcipelago che è come un continente, in delicato contrappunto con l’epos omerico. Omeros, aedo del tempo presente, racconta la storia di due pescatori, Ettore e Achille, innamorati della stessa donna, Elena, sensuale cameriera di un hotel di Saint Lucia, piccola isola sovrastata da due coni vulcanici, al centro del Mar dei Caraibi. E ogni personaggio, anche quelli di contorno, è come avvolto in un’aura luminosa che scaturisce sia dalla felice irruenza metaforica del linguaggio di Walcott, sia dal carisma di nomi, gesti e pensieri che riecheggiano, non senza venature ironiche, quelli dei corrispettivi eroi omerici. Ma Omeros racconta anche la storia di un tradimento: l’isola, a lungo contesa dagli imperi rivali di Francia e Gran Bretagna, è stata infine consegnata ai turisti; ma se Ettore, un tempo capace di intagliare una canoa nel cedro, è diventato un tassista, Achille, fedele all’arte dei padri, glorifica la presenza del mare nella storia della tribù. E su tutto veglia, pietosa, la poesia, che contempla l’umiliazione imposta all’uomo dalla volgarità dei tempi e lo riscatta. Omeros è apparso per la prima volta nel 1990.”
Le motivazioni stesse con cui l’Accademia di Svezia assegnò il Nobel per la letteratura a Walcott ne spiegano così l’assegnazione: “Per un’opera poetica di grande luminosità, sostenuta da una visione storica, il risultato di una dedizione multiculturale” ma anche: “È un lavoro di incomparabile ambizione, in cui Walcott tesse i suoi diversi fili in un tessuto unico. La trama è ricca, e nasce dai molteplici contatti del poeta con la letteratura, la storia, il mondo reale. Troviamo Omero, Poe, Majakovskij e Melville, ci sono allusioni a Brodskij e citazioni da “Yesterday” dei Beatles“.