È uno degli stati più piccoli al mondo. Saint Kitts e Nevis, ufficialmente federazione di Saint Kitts e Nevis, conosciuto anche come Saint Christopher e Nevis, è uno Stato dell’America Centrale formato da due isole dell’arcipelago delle Piccole Antille. Si trova nell’area orientale del Mar dei Caraibi e la sua capitale è Basseterre.
Le isole di Saint Kitts e di Nevis sono state prima colonie britanniche, poi uno stato associato al Regno Unito e, infine, dal 1983 sono uno stato indipendente nell’ambito del Commonwealth.
Una curiosità sul nome Saint Kitts e Nevis
Nel 1493 Cristoforo Colombo visitò l’isola di Saint Kitts e la chiamò San Cristoforo in onore del suo santo patrono. Nel 1623 il nome venne contratto in Saint Kitts quando un gruppo di coloni britannici, guidati da Sir Thomas Warner, si sistemò sull’isola. Anche l’isola di Nevis venne visitata da Cristoforo Colombo nel 1943 e il suo nome deriva dalla descrizione che fece Cristoforo Colombo delle nuvole attorno al Nevis Peak: la neve.
Entrambe le isole sono di origine vulcanica e il punto più alto si trova sull’isola di Saint Kitts ed è il Monte Liamuiga, uno stratovulcano (un vulcano di forma conica costituto dalla sovrapposizione di diversi strati di lava, pomice, tefra, e ceneri) con i suoi 1156 metri.
Fino al 2005 l’intera economia di questo Stato si basava sulla coltivazione della canna da zucchero. Ora, invece, il settore più importante da un punto di vista economico è il turismo.
Caryl Phillips: uno scrittore di Saint Kitts e Nevis
Come puoi immaginare, non è stato facile trovare un autore per questo Stato così piccolo. Ma alla fine, eccolo qui: Caryl Phillips.
Caryl Phillips nasce a Saint Kitts nel 1958 ma, quando ha solo pochi mesi di vita, si trasferisce con la famiglia a Leeds, in Inghilterra. Questo trasferimento e la conseguente perdita di identità, a cui si aggiunge la difficoltà d’integrazione, lascia un segno profondo nella sua produzione letteraria. Caryl Phillips, infatti, esplora i temi dell’identità nazionale, dell’appartenenza, delle origini, del disorientamento culturale, della schiavitù.
Molte sono le cose che questo autore di Saint Kitts e Nevis ha scritto (romanzi, saggi, opere teatrali, sceneggiature, …) e i premi che queste hanno vinto. In Italia, però, sono stati tradotti, per ora, solo due romanzi: Sotto la nevicata e La memoria del sangue.
Sotto la nevicata
Figlio di immigrati delle Indie Occidentali e dirigente in un ufficio per l’Integrazione razziale di Londra, Keith Gordon è un uomo allo sbando: si è appena separato dalla moglie Annabelle, che per sposarlo aveva tagliato i ponti con la sua famiglia; è in congedo forzato dal lavoro, dove una giovane collega sembra intenzionata a denunciarlo per molestie sessuali; il figlio diciassettenne, alle prese con i conflitti dell’integrazione e con i disagi dell’adolescenza, fa di tutto per evitarlo. Insomma, non c’è niente che funzioni nella sua vita. Ma quella di Keith Gordon non è solo una classica crisi di mezz’età.
Dietro lo scacco esistenziale di un uomo sospeso tra un passato in fondo sconosciuto – il pallido ricordo della madre, l’ostile silenzio del padre, la terra d’origine mai visitata – e un futuro carico solo di incertezze, c’è il disagio di una generazione che sta perdendo se stessa in una città segnata da tensioni e contraddizioni sociali inedite, che rendono quasi impossibile definire la propria identità. Come la Londra di oggi, anche Keith Gordon deve passare da una vecchia a una nuova immagine di se stesso.
In bilico tra passato e presente, la narrazione di Caryl Phillips intreccia background sociale e culturale, carattere e aspettative di un uomo colto in un momento critico della sua vita e ne fa il prisma attraverso cui si riflettono le mille contraddizioni della società multietnica, offrendo uno spaccato dell’Inghilterra contemporanea.
La memoria del sangue
Cipro, Israele e la Palestina, la Repubblica di Venezia, i ghetti e i campi di sterminio in Germania, Londra al termine della seconda guerra mondiale. Vivono e soffrono in diversi luoghi e in diverse epoche i protagonisti di questo romanzo corale, ognuno vittima del pregiudizio del sangue. Eva, giovane ebrea tedesca, subisce con la famiglia la lenta discesa agli inferi che la travolge nel giro di pochi anni: prima l’aperta ostilità dei concittadini, poi la reclusione nel ghetto, la deportazione, il campo di sterminio e infine la liberazione, che non è altro che un’illusione.
Lo zio Stephan si salva partecipando alla costruzione dello Stato di Israele, ma la terra promessa non manterrà del tutto la sua parola. Nella Venezia rinascimentale insieme ai passi di Otello, incantato dalla bellezza della città-stato e schiacciato dallo strisciante disprezzo che il colore della sua pelle suscita, risuonano le grida che accompagnano l’ingiusto processo di Portobuffolè inflitto a un gruppo di ebrei accusati di aver impastato il pane azzimo della Pasqua con il sangue di un bambino cristiano.
Ognuno con la sua voce racconta un’esperienza di disumana persecuzione, mostrando, accanto all’eroismo della sopravvivenza, l’ineluttabilità della sconfitta di fronte alle forze più oscure della storia.