La fiaba di Biancaneve è una delle più iconiche, delle più raccontate e delle più famose. La principessa è un personaggio senza età, che ispira dolcezza e tenerezza. La dolce fanciulla che canta mentre fa le pulizie, parla con gli animali e trascorre serena le sue giornate in mezzo al bosco, nella casina dei sette nani (quei nani di cui è sempre così difficile ricordare tutti i nomi).
La Biancaneve a cui ci si riferisce più comunemente è quasi sempre quella del film di animazione Disney, ma è l’unica che esiste? E le altre versioni le assomigliano?
Dal 1815 al 2012: ecco tre versioni di Biancaneve
Come con tutti i racconti che funzionano e attirano il pubblico, anche Biancaneve è stata soggetto di vari restyling, che l’hanno portata dal mondo letterario a quello dell’animazione prima, a dall’animazione al live action poi. La prima comparsa della principessa su grandi schermi è datata 1937, quando lo studio di animazione Disney ne realizzò il lungometraggio, inaugurando la serie di opere che avrebbe segnato l’infanzia di molte generazioni di bambini – io stessa per un periodo non volevo vedere altro che Biancaneve e i sette nani, una volta tornata a casa dalla scuola materna.
Con la sua voce da usignolo e i suoi modi gentili, la fanciulla si conquista non solo il principe che la spia dell’alto delle mura del palazzo, ma anche i timidi nani della foresta e, perchè no, addolcisce pure il cuore del cacciatore. Insomma, la amano tutti fuorché la matrigna (non sto qui a raccontarti tutta la storia, perchè credo che i fatti principali tu li conosca già).
Una versione più antica di Biancaneve si trova però anche nella raccolta di fiabe dei fratelli Grimm, Le fiabe del focolare. La prima edizione del 1815 – a cui ne seguiranno almeno altre cinque – conteneva già il racconto delle peripezie della ragazza, sebbene con alcune differenze rispetto alla versione animata. Prima di tutto, come a volte capita nelle fiabe dei Grimm – ma non sempre, checché ne dica l’opinione comune – c’è qualche dettaglio macabro: la matrigna cattiva si mangia il cuore e i polmoni che il cacciatore riporta al castello – rimane il fatto che siano di un animale e non della principessa.
Ancora, invece di morire cadendo da un burrone, dopo essere stata inseguita dai nani, nella versione ottocentesca la matrigna rimane viva e vegeta fino al giorno in cui viene invitata al matrimonio di Biancaneve e del principe
<<Qui sei la più bella oh, Regina,
ma molto più bella è la sposina!>>
quando le vengono fatte calzare delle pantofole di ferro rovente, in cui è costretta a ballare fino alla morte.
Tuttavia, la differenza più grande tra fiaba e film stra forse nella modalità in cui Biancaneve viene avvelenata. Nel racconto, infatti, la strega fa altri due tentativi – un nastro prima, e un pettine magico poi – per uccidere la ragazza, e solo la terza volta si traveste da vecchietta venditrice di mele. La mela, inoltre, è metà bianca – non avvelenata – e metà scarlatta – avvelenata, in modo che, per rassicurare e convincere la fanciulla diffidente, la matrigna possa mangiare un tocco del frutto senza temere per la propria vita.
Non c’è nemmeno il bacio del vero amore, perchè la ragazza rinviene quando i servi del principe fanno inavvertitamente cadere la bara di cristallo: il contraccolpo le fa sputare il boccone avvelenato.
Infine, mi spiace dire che anche la formula magica che utilizza la matrigna è differenze. Niente “Specchio specchio delle mie brame, chi è la più bella del reame?”, ma piuttosto
<<Specchio fatato, in questo castello,
hai forse visto aspetto più bello?>>
<<È il tuo, Regina, di tutte il più bello!>>
Ovviamente, anche la fiaba di Biancaneve, com’è successo a Cenerentola, Mulan, Aladdin e molti altri, è stata soggetta ad alcune trasposizioni cinematografiche.
In particolare, vorrei parlarti di quella del 2012, diretta da Tarsem Singh, con Lily Collins nelle vesti della protagonista e Julia Roberts in quelle della regina. Al di là delle aggiunte e delle modifiche fatte alla trama, per renderla un po’ più fresca e inaspettata – niente più nani minatori, e la regina ci prova spudoratamente con il principe – ciò che più mi è piaciuto del film è l’attitudine di Biancaneve. Non più la tenera ragazza che accetta di pagare il proprio pernottamento in casa dei nani facendo le pulizie, rassettando e cucinando, ma una guerriera, che non ha paura di combattere e ferirsi, pur di salvare il suo popolo e le persone che ama.
La versione raccontata del 1819 non è la prima ma credo la seconda, nella prima del 1812 è la madre che vuole uccidere Biancaneve e il boccone di mela esce solo dopo essere stata percossa dai servi del principe che hanno infierito sul corpo stanchi delle continue richieste del principe di trasportarla in continuazione da un luogo all’altro
Grazie mille per la precisazione Melissa! Effettivamente sì, la versione del 1819 è la seconda edizione delle Fiabe, quella già in qualche modo “aggiustata” per adattarsi all’idea dei Grimm di fare della loro opera un modello di comportamento per i bambini e le bambine.