“Erano i giorni della peste a Napoli”…
Sono le prime frasi del libro “La pelle” edito da Adelphi. Vi anticipo che è un libro sconvolgente, molto duro, così come lo è stato il 1943, il periodo in cui è stato ambientato. Il suo autore, Kurt Erich Suckert in arte Curzio Malaparte, di cui vi parlerò ampiamente nella nostra rubrica “Autori in Tasca”, rientra nella categoria dei personaggi famosi, vissuti nel periodo fascista, capaci, nella loro epoca letteraria, di attirare le attenzioni degli addetti ai lavori, più del popolino che, in quel periodo, aveva poco da pensare alla letteratura.
Stiamo parlando dell’immediato dopoguerra, di un‘Italia distrutta e di un popolo vinto in attesa di essere liberato. Malaparte, attore protagonista di una guerra che aveva sconvolto i popoli nel fisico e nell’anima e, ormai lontano dalle ideologie fasciste, si fa carico di una realtà difficile da raccontare a parole.
Secondo lo scrittore toscano la pelle, nel vero senso della parola, è l’unica cosa che si può salvare in una realtà disfatta e senza controllo. Nel libro, vincitori e vinti si confondono in una Napoli che Malaparte considera allo sbando, scelta come prima città da liberare, ma incapace di nascondere la propria miseria, da sempre ostentata e priva di filtri quasi “fosse eterno protagonista di un teatro di miserie e inganni”.
“Nuda come l’antica metropoli mediterranea, medioevale, rinascimentale, spagnolesca, rinascimentale e barocca, decadente e detritica, priva di una pelle che copra e dia forma alla straziata umanità pulsante del suo corpo sventrata”
LA TRAMA
Una terribile peste dilaga a Napoli dal giorno in cui, nell’ottobre del 1943, gli eserciti alleati vi sono entrati come liberatori: una peste che corrompe non il corpo, ma l’anima, spingendo le donne a vendersi e gli uomini a calpestare il rispetto di sé. Trasformata in un inferno di abiezione, la città offre visioni di un osceno, straziante orrore: la peste – è questa l’indicibile verità – è nella mano pietosa e fraterna dei liberatori, nella loro incapacità di scorgere le forze misteriose e oscure che a Napoli governano gli uomini e i fatti della vita, nella loro convinzione che un popolo vinto non possa che essere un popolo di colpevoli. Null’altro rimane allora se non la lotta per salvare la pelle: non l’anima, come un tempo, o l’onore, la libertà, la giustizia, ma la “schifosa pelle.”
Nell’81, il libro di Malaparte, è diventato anche un film curato e sceneggiato dallo stesso scrittore, con la regia di Liliana Cavani e la partecipazione di Marcello Mastroianni e Claudia Caardinale, all’epoca vietato ai minori di 14 anni per la crudezza degli eventi raccontati. La pelle è un libro che va letto, per conoscere un’altra realtà, per affrontare verità non facili da accettare ma che fanno parte di un passato che non va dimenticato.
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