Caro iCrewer con piacere ti segnalo il libro di Adam Gopnik
IO, LEI, MANHATTAN
un racconto che si snoda tra cicli di moda e il ritorno dell’uguale di nietzschiana memoria; tra la semiotica astuta dei centri commerciali e il finto nordico Magen-Dazs; tra la capacità di oggetti ironici come il walkman e le Nike che mettono le ali ai piedi di un semplice camminatore.
Un’autobiografia che passa dal seminterrato in cui ha iniziato la sua vita matrimoniale con la moglie Martha, agli anni a seguire che lo hanno arricchito in termini di formazione e nuove conoscenze.
Sinossi:
“All’inizio degli anni Ottanta Manhattan non è ancora il fortino inaccessibile che è diventato oggi, ma due giovani appena sbarcati dal Canada attratti dalla sua effervescente vita culturale devono comunque accontentarsi di un minuscolo monolocale in un seminterrato. Da qui partono Adam e Martha nell’esplorazione di se stessi, del loro matrimonio iniziato proprio a New York e della loro nuova città, luogo ideale per mettere a frutto ambizione e talento. Quello di Adam, come lui stesso scoprirà non senza un certo stupore, sta nella capacità di mettere in fila le parole e di spaziare dalla cultura alta a quella bassa, abbandonando il puntiglioso «ma» del dibattito accademico per un tollerante «e» in grado di accogliere con sguardo curioso tutto ciò che la città ha da offrirgli. E delle sue doti dà prova anche in questi resoconti dei suoi comici esordi nel mondo lavorativo, da un impiego alla Frick Library a un altro al MoMA fino ad approdare alla rivista GQ, dove la totale mancanza di requisiti lo rende il candidato ideale. Ogni passaggio è occasione per gli incontri più disparati, dal fotografo Richard Avedon, che diventa mentore e amico fraterno, a un artista di strada deciso a rifare Van Gogh meglio di Vincent, dall’ineffabile star dell’arte consumistica Jeff Koons a un derattizzatore filosofo alle prese con la fauna sotterranea di SoHo.”
Adam Gopnik
Classe 1956. Dal 1986 scrive per il New Yorker, con pezzi umoristici e per fiction, recensione di libri, reportages e diverse storie per la rubrica “The talk of town and comment“. Al suo attivo ci sono diverse rubriche mentre era a PARIGI, parliamo di “Diario parigino“, da cui ha ricavato, in seguito, una raccolta delle sue prove parigine trasformandole in “Paris to the moon” pubblicato nel 2000; a seguire un romanzo d’avventura “The king in the window”
Ha vinto tre volte il National Magazin Award for Essay and for Criticism, e il George Polk Award for Magazine Reporting.
La conoscenza della città di New York e della vita che ivi si conduce, ne fanno un autorevole scrittore, e i suoi libri possono essere un valido aiuto per chi si trovasse nella necessità di “provare” a vivere nella grande “Mela”.