… Facciamo un gioco…
Giorgio, Eva e Leonardo si ritrovano seduti, uno dopo l’altro, su quella poltrona, si guardano intorno, incuriositi di fronte alla richiesta dello scrittore, desideroso d’intervistarli per sapere, capire, rispondere alla domanda… “cos’è il piacere?
Carlo D’Amicis, finalista al Premio Strega, di questa riflessione ne ha fatto un libro davvero al di fuori delle righe, affidando le risposte ai suoi nuovi personaggi, non più giovani, uniti da un dissacrante quanto ironico legame che l’autore, alla sua maniera, ci rivela in modo dettagliato, con una scorrevolezza discorsiva e una modalità di narrazione al limite del tecnicismo verbale più ricercato e trasgressivo.
La cosa più affascinante del sesso non è il sesso ma è tutto ciò che gli ruota intorno… risponde Leonardo, in arte Mister Wolf, il maschio Alfa, il Bull, l’amante seriale che, a ritmi regolari, quasi scanditi da tempi e regole, si presta a soddisfare i desideri di Eva, Sweet o First Lady, regina ma schiava del desiderio maschile di Giorgio, suo marito, il cuckold, il Presidente burattinaio che, “sguazzando maliziosamente nella sua impotenza e latente omosessualità, dirige il gioco, apparentemente, a suo piacimento, offrendola come oggetto del desiderio, secondo regole e appuntamenti, “usandola come gioco tra maschi”.
Il sesso è un gioco. Ma l’amore può essere una cosa pericolosa. Può salvare o uccidere… E che, a volte fa entrambe le cose, devi farci molta attenzione.
Nel “gioco” Giorgio, Eva e Leonardo, si liberano, apparentemente, delle convenzioni seguendo pulsioni e desideri “intrappolati e pianificati secondo un’organizzazione di regole non scritte e strategie virtuali, “un ordine” continua Leonardo nell’intervista, “se non creato per arginare (più spesso per nascondere) un caos e non per riempire un manuale di illustrazioni”.
“Per scrivere il libro”, afferma D’Amicis, sono partito proprio dal “fascino esercitato dal disordine, tanto più se a sconvolgere è il desiderio che, al contrario del sesso (inteso come atto sessuale) è il vero protagonista della storia. Tanto più il sesso è ripetitivo”, continua l’autore, “tanto più si espande il desiderio esplorando territori fantastici, impulsi che, tuttavia cerchiamo di reprimere e rimuovere e che solo la senilità riesce ad equilibrare.”
Nel raccontarsi, infatti, i tre personaggi, ognuno nel proprio ruolo prestabilito, si rivelano capaci di esercitare potere e sottomissione, di intrappolare e dare la libertà, di cedere e di attirare, di accedere il fuoco e di spegnerlo, secondo una ritualità prefissata, “desiderano di desiderare snaturardo il desiderio”, scrive, e li costringe, nel loro continuo cercare, a sollevare le maschere, mettendo a nudo le proprie debolezze e la loro umanità fatta di dolori ed esperienze vissute, “capaci di condizionare il ruolo che il personaggio ricopre nella storia”.“La nostra infanzia, i rapporti con i genitori, l’idea che abbiamo di noi, la conoscenza del nostro corpo crescendo”, continua, “diventano la nostra forma, la nostra personalità” e cosi è per i nostri protagonisti.
Eva, la Sweet esibizionista, figlia di un donna entrata in un programma di protezione, vive sotto falso nome in cui la quotidianità, in nome di una necessaria sicurezza, è l’essere guardata, un palcoscenico virtuale che la donna proietterà nella vita reale, sviluppando il lato più narcisistico della sua personalità. Leonardo, figlio di un carabiniere ucciso dalle BR, viene chiamato dai mariti per sedurre le loro mogli, e scrive storie Hot per un giornale, non è da meno Giorgio, il marito di Eva, medico oncologo, il “tradito consenziente” che, pur impotente, non rinuncia ad essere il regista del “gioco”, manovrando e muovendone le fila a suo piacimento.
“Dove c’è il piacere c’è anche dolore” afferma Leonardo nella sua irriverente intervista, ed è questa considerazione, a mio parere, su cui l’autore, con le sue provocazioni verbali, ci spinge a riflettere e che, in qualche modo, coinvolge ognuno di noi. Sul palcoscenico della vita, emarginati da una ingombrante moralità, Giorgio, Eva e Leonardo, con le loro maschere, non smettono di ” Giocare”, ma nell’assecondare i loro desideri imbizzarriti, sono costretti a mettere a nudo le loro fragilità e a sfidare le proprie paure, scoprendo, inconsciamente, un’umanità sconosciuta e per troppo tempo celata.
D’Amicis, è molto bravo ad entrare nelle pieghe piu intime e tortuose dell’animo umano e, nonostante il libro non risulti idoneo ad un pubblico di giovanissimi e se vi predisponete con animo libero da convenzioni morali, la sua lettura vi potrebbe “intrigare” moltissimo e magari aiutare a darvi qualche risposta chissà…