Qualche tempo fa ho segnalato il libro per bambini: Il giorno speciale di Max di Sophie Andriansen edito da De Agostini. La trama parla di un bimbo di nome Max e di un pesciolino rosso a macchie gialle di nome Auguste: Max, come tutta la sua famiglia, è ebreo.
A questo punto, e prima di procedere oltre, devo necessariamente fare una premessa: non sono mai riuscita a leggere un libro – né tantomeno a guardare un film – che tratti della persecuzione perpetrata agli ebrei; anche solo leggere documenti storici e/o le testimonianze relative a quel periodo, genera in me tristezza, rabbia e dolore. Non riesco a capacitarmi di come l’essere umano sia stato così crudele da generare cotanto odio misto ad una inaudita violenza nei confronti di altri essere umani: non riuscirò mai ad accettare quanto accaduto, soprattutto se penso che queste brutalità sono state eseguite nei confronti di numerosi bambini, privati della felicità di essere baciati dai raggi del sole, privati della libertà di correre a piedi nudi su un prato, privati del sorriso e delle carezze della loro mamma, privati della vita. E così quando mi sono ritrovata dinanzi questo libro ho pensato «Devo leggerlo» e mi sono ritrovata a tu per tu con questo ometto di sette anni che si appresta a raggiungere l’ottavo anno di età: Max Geiger. E subito ti introduco l’incipit del libro
Ho un pesciolino! È rosso, con un po’ di giallo. Sono tutti rossi o color argento, questi pesci, ma il mio l’ho scelto perché era l’unico a macchie gialle. È un premio, perché a scuola ho ricevuto la medaglia come miglior alunno. L’ho chiamato Auguste, perché i suoi colori mi ricordano quelli del tendone di un circo, dove c’è quel clown così buffo che si chiama Auguste. Me l’hanno messo in un sacchettino di plastica e sono molto orgoglioso di averlo in mano. È bellissimo! Queste vacanze estive saranno incredibili. La mamma mi stringe la mano un po’ più forte. In fondo alla via passano i tedeschi. Il rumore sembra un rombo di tuono. I tedeschi sono uomini in divisa verde scuro. Hanno un fucile in spalla e non sorridono mai. Marciano quasi sempre in perfetta sincronia e fanno tremare le strade con i loro scarponi ferrati. È la guerra che fa marciare i tedeschi per le strade e stringere forte le mani dei bambini.
Il libro, essendo rivolto ai più piccoli, è naturalmente illustrato: le illustrazioni sono semplici ma significative; in ogni pagina vi sono rappresentati dei fiori, alcune volte fanno propriamente da cornice alle parole scritte in quella pagina. Le altre raffigurazioni sono d’impatto, cioè nel senso che solo guardandole ti trasmettono un tripudio di emozioni che non è semplice spiegare talmente sono forti: a me hanno trasmesso malinconia, amore, commozione; l’ultima immagine, poi, è veramente toccante, nel senso che ti senti stringere il cuore come se fosse in una morsa ma, al tempo stesso, ti comunica tanta speranza, ti confesso che sono rimasta a guardarla per un tempo che mi è parso interminabile e, leggendo il libro, caro iCrewer, lo capirai. Un plauso fa va fatto quindi anche alla illustratrice Ilaria Zanellato: è palpabile l’ottimo lavoro di squadra, la sintonia che vi è stata tra quest’ultima e l’autrice.
Max è un bimbo come tutti gli altri, un bimbo al quale piace giocare, andare a scuola, stare con la propria famiglia, allo stesso tempo è un bambino perspicace ed intelligente che si pone tante domande e che riesce persino a vedere la sua stella dorata – cucita sugli abiti – come qualcosa di speciale, qualcosa che lo rende speciale: la stella da sceriffo ebreo.
Il libro è suddiviso in tre parti: Il giorno speciale di Max, Breve cronologia della Seconda guerra mondiale, Per capire meglio. La prima parte Il giorno speciale di Max è quella ti racconta proprio di Max, e se per certi versi ti suscita mestizia mista a tenerezza, man mano che si procede nella lettura la storia prende una piega inaspettata che ti confesso non immaginavo: forse perché nella mia mente mi ero prefigurata un certo svolgimento dei fatti e quindi questo cambio di rotta mi ha notevolmente stupita.
«Chissà se esistono pesci ebrei e altri no? Noi siamo ebrei. Per questo abbiamo le stelle gialle cucite sui vestiti. Il papà e la mamma mi ripetono che essere ebrei non significa aver fatto qualcosa di male. Ma io fatico a crederci. Ho l’impressione che non sia una bella cosa essere ebrei, di questi tempi.»
Eccole le riflessioni di un bimbo di quasi otto anni, un bambino che si chiede se pure per i pesci vengano fatte distinzioni di razza!
Trovo che il libro, scritto in maniera semplice e scorrevole, sia indicato per i bambini e debba essere loro letto proprio perché riesce, in una maniera che potremmo definire soft, ad introdurre i più piccoli ad una delle pagine più tristi della nostra storia che, diversamente, non sarebbe facile spiegare. Ti avviso, sentirai il cuore diventare pesante come un macigno e piccolo come un granello di sabbia ma è un libro che va letto. Assolutamente.
La purezza dei bambini è un qualcosa che mai nessun adulto potrà possedere: nessuno ha il cuore lindo come il loro, solo i più piccoli non colgono la cattiveria e riescono a vedere il lato bello delle cose… ma se gli adulti hanno paura, allora anche loro si sentono vulnerabili, la loro sicurezza si sgretola come un castello di sabbia bagnato dalle onde del mare. Max, il nostro protagonista, capisce che qualcosa di anomalo sta succedendo, ma osserva comunque tutto ciò che accade attraverso i pensieri che la sua mente produce: è come se guardasse il mondo attraverso un caleidoscopio. Tu, adulto che leggi il libro, capisci bene il significato di ciò che leggi, te ne rammarichi, ti addolori, comprendi che la stella d’oro cucita sugli abiti non è certo una cosa di cui essere orgogliosi, anzi… ma prova a metterti nei panni di quel bambino che vede in quella stella dorata, cucita sui suoi abiti, come un qualcosa di cui andare fiero. O ancora, pensa al coprifuoco imposto agli ebrei, il papà che rincasa sempre presto, l’uomo sa già che ciò non presagisce nulla di positivo, ma il bambino no, egli sarà felice perché il suo papà può rientrare prima a casa e poter trascorrere del tempo con lui. Ecco, Max riesce a dare un senso diverso a ciò che vede, il senso che solo un bambino può dare e che alle volte nemmeno gli adulti sanno come spiegare.
Lilas è una bella parola. È il nome di un fiore. Lo so perché ce n’è un cespuglio nella mia via. Il lillà è viola chiaro e ha un buon profumo. Quando cominciano a fiorire i lillà significa che non avremo più freddo e andrà tutto bene […] Andiamo al commissariato di Lilas. È una promessa. Non può succederci niente di male in un posto con un nome simile.
Non può succederci nulla di male in un posto come un nome simile.
Forse, e dico forse, non ovviamente nel caso specifico della persecuzione agli ebrei, ogni tanto dovremmo imparare dai bambini, dovremmo vestirci dei loro pensieri e osservare il mondo attraverso i loro occhi, solo allora potremo veramente godere delle piccole cose.