Chi non ha mai sentito parlare delle Tartarughe Ninja? Ammettiamolo, tutti almeno una volta abbiamo incrociato le quattro simpatiche tartarughe guerriere sugli schermi o magari indossato una loro maglietta.
Personalmente ricordo un meraviglioso costume di carnevale, anche se non ho mai saputo a quale delle quattro tartarughe appartenesse!
Ho deciso quindi, anche per celebrare l’arrivo in Italia del film Tartarughe Ninja – Chaos Mutante, di dedicare questa rubrica alla celebre opera di Kevin Eastman e Peter Laird, opera che si è certamente guadagnata a pieni voti il titolo di “classico” della letteratura a fumetti!
Scopriamo insieme tutta la storia di queste tartarughe!
Le Tartarughe Ninja: la trama
Probabilmente non ce n’è bisogno ma partiamo dalla trama che ha dato vita a tutto.
Siamo a New York, una città caotica e turbolenta. Un liquame radioattivo finisce nelle fogne dove arriva a contaminare quattro piccole tartarughine che, a causa di una lenta mutazione genetica, crescendo assumono un aspetto umanoide e capacità intellettive (e fisiche) fuori dalla norma.
Ma le tartarughe non sono sole! A far loro da maestro è Splinter che nella versione originale e meno nota era il topolino da compagnia del maestro di arti marziali Hamato Yoshi, quest’ultimo brutalmente assassinato dal leader criminale Shredder.
Dopo che anche Splinter ha subito una mutazione simile a quella delle tartarughe, decide di prenderle come allieve per tramutarle in spietate tartarughe ninja e poter così consumare la sua vendetta contro il malvagio Shredder!
La nascita delle Tartarughe Ninja
La storia della genesi delle tartarughe più famose al mondo è abbastanza curiosa!
Kevin Eastman e Peter Laird erano due fumettisti in cerca di fortuna. Ma i loro lavori non erano particolarmente apprezzati dalle case editrici che si rifiutano di pubblicarli.
Una sera, dopo l’ennesima delusione, Kevin Eastman nel tentativo di risollevare il morale dell’amico e coinquilino Peter Laird, gli presentò uno schizzo di una tartaruga mascherata armata come un ninja. Laird rimase divertito e rispose con una sua versione. Da questo botta e risposta nacquero le quattro tartarughe ninja, ognuna armata con un’arma diversa ispirata al mondo orientale.
L’idea li entusiasmò ma questa volta decisero di fare da soli. Con tutti i loro risparmi e chiedendo anche un prestito allo zio di Eastman fondarono Mirage Studio, così chiamato perché lo “studio” in questione non esisteva, era semplicemente il salotto di Peter Laird!
Nel maggio del 1984 esce quindi il primo numero delle Tartarughe Ninja e né Eastman né Laird potevano immaginare lo straordinario successo che di lì a poco non li avrebbe sommersi! I quattro guerrieri col guscio, in quanto ninja, dovevano inizialmente avere nomi orientali come il loro maestro Yoshi. Ma l’idea sembrava troppo banale ai due artisti che decisero alla fine di darle i nomi di quattro artisti rinascimentali: Leonardo, Donatello, Raffaello e Michelangelo!
Chi le conosce è abituato a vederle come quattro simpatiche tartarughe ninja, intente a ingozzarsi di pizza, a farsi dispetti l’uno con l’altro e a combinare guai in giro per New York. Tuttavia le tartarughe originali erano tutt’altro che amichevoli!
Erano cattive, spietate e assetate di vendetta, come suggerisce anche il tratto marcato, ruvido e sporco dei primi disegni. A contribuire anche a questa atmosfera cupa e tenebrosa c’era anche la scelta di pubblicare i primi volumi completamente in bianco e nero, ad eccezione della copertina.
Nell’America degli anni Ottanta dominata dai grandi supereroi classici belli, affascinanti, buoni e con poteri straordinari, Kevin Eastman e Peter Laird decisero di prendersi gioco di tutti loro, proponendo degli antieroi, brutti, volgari e interessati solo alla vendetta. Le tartarughe ninja originali, insomma, non erano un prodotto per bambini ma un fumetto underground di nicchia dalle tinte forti e adulte. Almeno all’inizio.
Il successo e il cambiamento
La scelta si rivelò tuttavia vincente e i primi volumi arrivarono a vendere più di centomila copie, una cifra straordinaria per un prodotto simile negli anni Ottanta.
E con il successo arrivarono le prime proposte. Un’azienda di giocattoli propose ad Eastman e Laird di creare un vero e proprio franchise da accompagnare alla produzione di una serie animata. Ovviamente erano necessarie alcune importanti modifiche per poter allargare il target di riferimento e rivolgersi ad un pubblico più ampio.
E così le tartarughe ninja persero le tinte fosche con cui erano nate e divennero il classico che tutti noi conosciamo. Da spietate testuggini vendicative si trasformarono in buffe tartarughe che divertivano migliaia di bambini (e non solo) con le loro gag, i loro combattimenti e i motti strampalati come “Potere tartaruga!” e l’indimenticabile “Cowabunga!”.
Eastman e Laird apportarono dei cambiamenti anche ai disegni dei successivi fumetti a cui aggiunsero i colori. Ognuna fu dotata di una cintura con l’iniziale del proprio nome e una bandana di colore diverso così che potessero essere distinte con maggiore facilità.
Dopo un periodo di crisi negli anni Novanta e alcune scelte poco fortunate (ai fan, ad esempio, non andò particolarmente a genio l’introduzione di Venus, una tartaruga femmina) negli anni Duemila sono tornate in voga grazie ad ulteriori e più moderni rifacimenti (fumetti, film ma anche nuovi cartoni animati) che hanno, anche se in parte, restaurato la dimensione più adulta e matura delle origini.
L’impatto e l’eredità delle Tartarughe Ninja
Le Tartarughe Ninja non sono mai state un semplice fumetto, nato esclusivamente per intrattenere un pubblico di ragazzini.
Gli anni Ottanta furono un periodo d’oro per la letteratura a fumetti. E in questo periodo di fervore culturale Eastman e Laird riuscirono a creare un prodotto originale che, seppur molto legato alla fumettistica tradizionale, riuscì a sganciarsi da essa proponendo qualcosa di nuovo e inedito.
La serie era oscura e autoironica, prendendosi gioco dei cliché dei supereroi e del genere delle arti marziali. Eastman e Laird divennero anche un esempio per molti fumettisti e scrittori indipendenti! D’altronde i due erano stati in grado di creare il fenomeno “Tartarughe Ninja” dal nulla e completamente in autonomia.
Il pregio più grande, infine, di quest’opera è stata la sua straordinaria capacità di leggere le esigenze del pubblico e adattarsi ai cambiamenti stessi del mercato e della società così da tirar fuori prodotti sempre nuovi, piacevoli e di successo. E non solo nel campo della letteratura, tanto da permettere il passaggio da prodotto di nicchia a fenomeno di costume!
Insomma la Turtlemania non è mai morta del tutto, anzi ha invaso campi sempre nuovi e siamo certi che il futuro ci riserverà ancora grandi sorprese!
Piacevole e interessante, tema originale!