La vendetta del professor Suzuki di Kōtarō Isaka, pubblicato in Italia da Einaudi nella traduzione di Bruno Forzan, non è stato il thriller che mi aspettavo. Ora, non che avessi un’idea precisa di come potesse essere la storia, prima di tutto perchè la trama ti permette di farti un’idea, ma solo leggere il libro può davvero confermare o meno le supposizioni; e poi perchè credevo che un piano di vendetta che vedesse coinvolto un professore di matematica delle superiori e il figlio di un boss della mafia giapponese – la yakuza – andasse in modo diverso.
Facciamo però un passo indietro, prima di approfondire la mia opinione sul romanzo, e parliamo dell’autore. Kōtarō Isaka è uno scrittore giapponese contemporaneo, famoso soprattutto per le sue opere gialle e thriller. In più, spesso le sue storie vengono anche trasposte al cinema. La vendetta del professor Suzuki, ad esempio, il cui titolo in giapponese è グ ラ ス ホ ッ パ ー, gurasuhoppā, ossia cavalletta – o meglio ancora, locusta, non solo è diventato un film, ma anche un manga. Un altro suo romanzo famoso è I sette killer dello shinkansen.
Accennando alla trama
Suzuki ormai ha un solo scopo nella vita: vendicare la morte di sua moglie. Scalare i ranghi della yakuza fino ad arrivare al figlio del boss, che si è macchiato di una tale colpa. L’unico problema? Lui è soltanto un professore di matematica, senza nessun contatto con la malavita e, sebbene si stia impegnando per fare carriera in un’azienda poco raccomandabile, sembra che le la strada sia ancora lunga.
È però pronto a tutto per raggiungere il suo scopo, anche a piegare la propria morale. Dopotutto, che colpa ne ha lui se le giovani si lasciano stregare da prodotti che promettono di renderle belle, magre e toniche? Cosa può farci lui, se proprio quei prodotti finiranno per creare dipendenza e rovinare (si spera soltanto per un periodo) la vita di quelle ragazze? È davvero un problema quello che fa lui, quando sa che i vertici della compagnia per cui lavora si occupano di affari molto più loschi?
Suzuki non ha una risposta, lui lavora a testa bassa, con gli occhi fissi sul suo obiettivo. Fino a quando non si troverà a un bivio, indeciso su che strada prendere.
La vendetta del professor Suzuki di Kōtarō Isaka: la mia recensione
Come anticipavo, non mi aspettavo per nulla che il thriller di Kōtarō Isaka prendesse una piega simile. Pensavo che mi sarei trovata davanti a goffi tentativi di vendetta da parte di un uomo che non aveva mai avuto a che fare con il crimine, magari con qualche scena tragicomica e un finale che, comunque, lasciasse soddisfatti e mettesse in luce particolari caratteristiche del protagonista. E invece sono finita in un mondo di assassini e sangue, non dissimile a quello di Artiglio di Gu Byeong-mo.
Dopo il breve disorientamento iniziale, sono stata avvolta dal caleidoscopio di personaggi e punti di vista che costruisce il romanzo, immergendomi in una vicenda dal ritmo altissimo, a tratti quasi estenuante. Gli eventi avvengono uno dopo l’altro, senza quasi lasciare il tempo di respirare. Un istante stiamo affiancando Suzuki nel suo inseguimento verso qualcuno che forse c’è o forse è solo un miraggio, e quello dopo guardiamo fuori dalla finestra affianco al Balena, mentre attendiamo che la vittima di quel giorno muoia.
E tuttavia, trovo che questo continuo cambio di prospettiva sia la linfa del romanzo di Kōtarō Isaka, lo stratagemma letterario che permette alla storia di prendere corpo, a eventi racchiusi in poco più di qualche giorno di tempo di sembrare molto più imponenti e dilatati. Senza contare che così tante opinioni finiscono irrimediabilmente per mischiare le carte in tavola, rendendo la soluzione dell’enigma deliziosamente complessa.
I personaggi sono quanto mai peculiari. Suzuki, con la sua voglia di vendetta e le parole della moglie che lo guidano nei momenti d’incertezza, quasi come se lei fosse il suo personale Grillo Parlante. Il Cicala, che prova più empatia verso i molluschi che si mangerà per pranzo, rispetto a qualsiasi altro essere umano. Il Balena, che sembra il più introspettivo e profondo, e forse proprio per questo pare essere l’unico tormentato dalle azioni commesse. E poi lo Spingitore, colui che ha messo in moto tutto, ma che, alla fin fine, potrebbe semplicemente essere una leggenda metropolitana.
Con stile diretto e asciutto Kōtarō Isaka descrive tutto ciò che avviene a questi uomini, crea un ritmo tra momenti tranquilli, quasi quotidiani; attimi crudeli e dolorosi; e scene che non mancano di un’aspetto tragicomico. Tuttavia, tutta questa necessità di far succedere fatti, tutta questa fretta di far spostare i personaggi da una parte all’altra della città, mi hanno lasciato una strana sensazione in bocca. Ho avuto l’impressione che l’introspezione e la profondità dei personaggi siano state sacrificate per l’amore dell’azione, e per quanto si tratti di una scelta legittima, non è quella che io personalmente preferisco in un romanzo.
La cover richiama decisamente il tema del thriller e rispetta lo stile delle copertine degli altri lavori di Kōtarō Isaka pubblicati da Einaudi, ma personalmente non mi sembra così legata alla trama del libro.
In generale, credo che La vendetta del professor Suzuki di Kōtarō Isaka sia il romanzo perfetto per chi è orientato su opere pregne d’azione e con un ritmo di narrazione molto elevato, nonché per gli amanti del thriller.
Parole dall’Oriente di settembre
Per la lettura di settembre di Parole dall’Oriente torniamo del mondo del fantasy con un romanzo pregno di folklore giapponese – e non solo. Sto parlando di La collezionista di anime di Kylie Lee Baker, pubblicato in Italia da Fanucci editore.