Caro iCrewer, oggi vorrei parlarti di uno dei supporti scrittori più utilizzati nel Medioevo:
La pergamena
Costituita da una membrana ricavata dalla pelle di vitello oppure agnello non conciata e fatta asciugare sotto tensione, ha una struttura coriacea ed elastica ed è molto resistente all’usura e al degrado.
Ti ho parlato dell‘antica biblioteca di Pergamo, città ellenica sita in Anatolia, nell’attuale Turchia. Culturalmente rivale della biblioteca di Alessandria d’Egitto, fu la seconda biblioteca più importante del mondo antico.
La città di Pergamo è famosa anche per aver dato il nome alla pergamena, supporto già in uso e conosciuto all’epoca, ma poco utilizzato in favore del papiro più facile da reperire. Il perfezionamento della tecnica di produzione si deve a Re Eumene II e a Omero, invitato a corte dallo stesso re. La rivalità tra i Tolomei di Alessandria e gli Attalidi di Pergamo era molto forte, soprattutto a livello culturale. Re Eumene II fece erigere la biblioteca proprio per contrastare il dominio culturale di quella di Alessandria.
Tolomeo V d’Egitto, quindi, per evitare che i suoi diretti rivali diventassero troppo potenti, emanò un editto nel quale vietava l’esportazione del papiro, tra l’altro difficile da reperire in quel periodo. Secondo Plinio il Vecchio, la pergamena fu proprio inventata dallo stesso re Eumene II in seguito all’editto del sovrano egizio.
A partire dal IV sec. d.C., dopo secoli in cui vennero usati entrambi, il papiro venne completamente sostituito dalla pergamena, in quanto più resistente e meno soggetta a degrado.
Nel Medioevo la pergamena venne rinominata charta, charta membrana o semplicemente membrana, era creata a partire da pelli di capra, pecora oppure vitello. Dai feti di agnello si ricavava la charta virginea, considerata molto pregiata.
Il suo utilizzo fu molto diffuso fino al XIV secolo quando venne sostituita gradualmente con la carta, anche se fino al secolo scorso si continuò ad usarla per redigere documenti importanti emessi da imperatori, sovrani e papi. Oggi è utilizzata per la rilegatura di libri.
Ma come si ottiene la pergamena dalle pelli degli animali?
Ad oggi sono poche le tecniche medievali per la produzione della pergamena che sono arrivate a noi, la più antica è conservata presso della Biblioteca Capitolare Feliniana contenuta nelle Compositiones del Manoscritto di Lucca 490 o Codex Lucensis 490 .
Ma veniamo al lato pratico: per ottenere la pergamena, la pelle dell’animale dopo essere stata conservata sotto sale, veniva sottoposta alla fase del rinverdimento per farle riacquistare l’acqua persa con la salatura eliminando così anche impurità e sporcizia. La fase successiva era la calcinazione in cui si immergeva la pelle in una soluzione di acqua e calce al fine di asportare i grassi, tramite la saponificazione, che aiutava anche ad asportare il pelo dell’animale nella fase successiva. Fase che aveva un tempo variabile a seconda del tipo di pelle e andava da un minimo di una settimana per le pelli sottili a un massimo di un mese.
A questo punto c’era un primo lavaggio e la pergamena veniva lasciata in acqua dai 3 ai 4 giorni. La pelle veniva tesa su un telaio per il passaggio successivo: la scarnitura in cui si eliminava l’ipoderma con l’uso di coltelli particolari prima di essere nuovamente lavata. Un ulteriore passaggio era l’essiccazione che avveniva sempre in trazione sul telaio. Per rendere la superficie più liscia e rendere al pergamena più omogenea, l’ultimo passaggio era la levigatura con pietra pomice.
In questo modo si ottenevano le pergamene, pronte per essere utilizzate, oppure potevano subire ulteriori lavorazioni, come la tinteggiatura, che permetteva di ottenere pergamene colorate. Ma di questo ti parlerò prossimamente.