La cattura del boss: 500 giorni alla squadra mobile è il libro di Rosario Vadalà edito da Elison Publishing che ti porta a conoscere una realtà che ci circonda tutti i giorni, ma alla quale in pochi pensiamo.
Sicuramente non un libro facile da recensire, perchè si pone a metà tra fatti realmente accaduti, che sono stati presi a spunto per scrivere il testo, e la fantasia dell’autore, Rosario Vadalà, che è stato un investigatore della Polizia di Stato, con esperienza trentennale nella lotta alla mafia.
Mi addentrerò con molto rispetto in quella che è la trama per quanto riguarda la parte puramente investigativa e d’azione della squadra mobile, mentre porrò attenzione a quello che è il testo e a ciò che arriva al lettore.
Non è nemmeno semplice inserire questo romanzo in un genere letterario ben definito: ha qualcosa del giallo, qualcosa del romanzo d’azione e, posso azzardare, anche un che di racconto.
La cattura del boss: 500 giorni alla squadra mobile è scritto in prima persona dall’autore, anche se spesso viene usata la prima persona plurale come soggetto di alcuni periodi, che ci porta a conoscenza di fatti legati a episodi che si svolgono in Sicilia e hanno diramazioni a Milano e Roma.
500 giorni raccontati a volte con troppi particolari legati agli indagati in quanto tali, ma che non ci portano nulla per quanto concerne la personalità o le dinamiche personali di questi. La stessa cosa avviene con i componenti della squadra mobile, avrei voluto conoscere qualcosa dei vari poliziotti dei quali, ora che ho chiuso il libro, mi rimane solo il nome e poco più.
La Sicilia è una terra meravigliosa, descriverne i paesaggi in alcuni passaggi avrebbe dato spessore alle scene che risultano aride, fuori da ogni contesto.
La cattura del boss: 500 giorni alla squadra mobile… se fosse stato fatto un buon editing
Ho trovato diversi errori, sia a livello di sintassi sia di refusi, e questo è veramente un peccato. Anche per quanto concerne la struttura del periodo ho notato in più punti delle lacune, una su tutte: se il soggetto di due frasi consecutive cambia, da io a noi, non sempre quel noi può essere sottinteso soprattutto se viene ripreso dalla pagina precedente. In alcuni passaggi mancano addirittura delle parole.
Abbiamo la fortuna di parlare una lingua che ci da la possibilità di utilizzare tantissime parole, i sinonimi e i contrari in italiano sono a bizzeffe, quindi è veramente sconcertante che un una frase si ritrovi per tre volte lo stesso termine, peggio ancora quando un termine non è utilizzato con il significato appropriato: nelle vie prospicienti la sua abitazione, non sono le vie ad essere prospicienti ma l’abitazione!
Sono convinta che un buon lavoro di editing avrebbe evitato questi problemi che comunque danno fastidio a chi legge. Un appunto anche per quanto riguarda i cognomi scritti tutti in maiuscolo: il maiuscolo nello scritto corrisponde a parole che vengono urlate, non serve certo per mettere in evidenza qualcosa, quindi non capisco questa scelta.
Rosario Vadalà non è il solo rappresentante della Polizia di Stato che ha voluto mettere a disposizione dei lettori le proprie esperienze, in precedenza, caro iCrewer, ti avevamo presentato uno dei libri di Paolo Citran: Noi poliziotti del 113.