Jolanda Insana, poetessa e “pupara” di Sicilia, in una raccolta di memoria e poesia d’incanto e dis-incanto, paradigma di una vita, in turbativa, messa all’asta.
Jolanda Insana siciliana di Messina, anno di nascita 1937, vissuta fino al 2016, romana di adozione dal 1968, è stata insegnante di lettere classiche in vari licei e traduttrice di opere classiche dal latino latino e dal greco. Da sempre appassionata di scrittura, in poesia ma anche in prosa, viene scoperta da Giovanni Raboni, poeta a sua volta, scrittore e giornalista che nel 1977, la include nella collana da lui diretta “Quaderno collettivo della Fenice” con la raccolta Sciarra amara.
Comincia da qui la carriera poetica ufficiale di Jolanda Insana che vedrà una fertile produzione poetica con diversi riconoscimenti che ne sanciranno le varie tappe. Nel 2007 la Garzanti pubblica, nella collana Gli elefanti della poesia, la raccolta Tutte le poesie Dal 1977 al 2006. Turbativa d’incanto, edizioni Garzanti, raccoglie invece la produzione poetica che va dal 2003 fino al 2010 e si può considerare come la sua ultima opera poetica edita.
Ho letto Turbativa d’incanto e non ti nascondo, caro lettore, di essermi sentita un po spiazzata ad una prima lettura. Se mi aspettavo di trovare una poetessa lineare e delicata, mi sbagliavo in piena regola. Mi sono dovuta rendere conto che, probabilmente, avevo avuto, approcciandomi alla lettura della raccolta, un’immagine forse un po stereotipata della poesia al femminile e, non conoscendo la poetica di Jolanda Insana, (lo ammetto, leggevo per la prima volta i suoi versi, pur sapendo, per sentito dire, la forza del suo pathos poetico) mi aspettavo, sicuramente, di essere coinvolta nella lettura ma non travolta: la poesia di Jolanda Insana ha scardinato i miei stereotipi ed è stata una vera scoperta, magari chi la conosce già potrà pensare che sono in leggero ritardo…e vabbè, meglio tardi che mai.
Del resto una che scrive di se stessa: “Pupara sono/e faccio teatrino con due soli pupi/ lei e lei/ lei si chiama vita/ e lei si chiama morte/ la prima lei percosidire ha i coglioni/ la seconda è una fessicella/ e quando avviene che compenetrazione/ succede/ la vita muore addirittura di piacere/”, disegna e descrive già l’interezza tutta la sua poetica, presente e successiva. Cito e riporto questa poesia, contenuta nella sua prima raccolta Sciarra amara, proprio perchè emblematica della connotazione poetica della Insana. Oltre a Turbativa d’incanto non ti nascondo, caro lettore, di essere andata a leggere altre opere dell’autrice, proprio perchè lo stupore e la curiosità iniziali mi hanno spinta a voler capire qualcosina di più.
Lo stile di Jolanda Insana è uniforme in tutta la sua produzione (mi riferisco a Turbativa d’incanto ma anche alla precedente): caratteristica particolare è l’uso di un linguaggio originale con frequenti espressioni dialettali di siciliano-italianizzato, un linguaggio forte, sferzante che a volte può apparire volgare. Il non uso della punteggiatura, (punti di domanda a parte) delle maiuscole o anche dei titoli, se non soltanto per le varie sezioni della raccolta, lascia al lettore la perplessità di trovarsi davanti a parecchie pagine di poesia, senza sapere se ciò che legge è sempre riferito al titolo della sezione, oppure no. Ti starai chiedendo se ho capito quello che ho letto? Ebbene ti dirò con sincerità che davanti alla poesia di Jolanda Insana me lo sono chiesta anch’io, ho avuto per tutta la durata della lettura la brutta sensazione di capire poco di ciò che stavo leggendo… e in genere, non mi succede.
La produzione di Jolanda Insana è quasi mono-tematica, nel senso che in tutti i suoi scritti, a parte la conclamata cripticità, c’è un dialogo continuo con il doppio di se stessa, una continua lotta, a tratti dura, a tratti sbeffeggiante: come se l’autrice vedesse tutto ciò che la circonda, in cui ha coscienza di essere immersa, sempre in riferimento al suo sentire, al suo modo di essere. E se si rende conto che: “s’infossa il passo e traballa l’orizzonte/ con i suoi cumuli di rottami e spazzatura/, quindi la sua vita che va declinando, /e però m’afferro all’aquilone/ e mi lascio alle spalle/ dietro l’altura/ tumuli e fosse comuni/ senza alberatura/, usa la poesia come elevazione, come volo per esorcizzare qualsiasi morte. In questo è accomunata, forse suo malgrado, a tutti i poeti o gli scrittori in genere: scrivere per conquistare l’immortalità attraverso le parole lasciate in eredità.
“La sua poesia risulta ispida, aggressiva, radicale esperimentale”, questo quanto dice Ottavio Rossani, “nei suoi libri si trovano dolcezza e durezza, passione e razionlità, urlo e silenzio, godimento e afflizione…”
Jolanda Insana usa le parole come dardi infuocati da scagliare al lettore, forse lo fa per stupire o per richiamare fortemente la sua attenzione, per non essere dimenticata e probabilmente anche nell’intenzione di volersi distinguere dal poetare comune. La sua poesia ha un impasto musicale, in molti punti ma un ritmo sempre aggressivo e graffiante, un colloquio continuo con se stessa e il mondo dove si sente immersa, guardato con incanto e dis-incanto, del quale sa cogliere la crudezza e la bellezza: un incanto messo all’asta in turbativa.
Turbativa d’incanto, comprende 120 pagine divise in 6 sezioni: Le foglie del decoro, La bestia clandestina, La centralina saltata, L’odiata sottostante, Carambola, La màndola della melancolia, più un piccolo proemio iniziale e un piccolo epilogo, “esce di scena l’azzoppata iena”.
“esce di scena l’azzoppata iena
muta e scriteriata
e più non urla ti faccio guerra ti spacco”
Sembra, oltre che la poesia-epilogo della raccolta, anche l’epitaffio della tomba dell’autrice.
P.S. (è doveroso)… e io che avevo pensato di omaggiare la poesia con leggerezza, considerando che la vita è già pesante di suo, a volte, mi sono ritrovata a recensire una poetessa che tutto sembra tranne che “leggera e poco impegnativa… so, però, che poesia è anche questo. E anche questo è vita.
p.p.s. A ri-leggerci il prossimo venerdì.
Brava Pina.. A quanto pare ti ha particolarmente colpito la raccolta di Jolanda Insana, e ci hai trasmesso la sensazione che ci troviamo di fronte ad una grande della Poesia, con caratteristiche forti a tratti
pungenti ma sensazionali.
Proprio così Susi, sarà per la conterraneità, sarà per i contenuti forti e quasi ‘maschili’ ma la Insana è stata davvero una scoperta.
Grazie ?