Caro iCrewer qualche tempo fa ti avevo parlato di Ivo Andrić, scrittore, politico e diplomatico jugoslavo vincitore del Premio Nobel per la letteratura nel 1961.
La vita e le opere di Ivo Andrić premio Nobel per la letteratura
Scrittore dalla vita intensa, una parte passata in prigione o in esilio.
L’attività di scrittore non permetteva a Ivo Andrić di mantenersi, per questo motivo fu costretto a chiedere aiuto a Andrić Tugomir Alaupović, suo vecchio professore da poco nominato Ministro degli affari religiosi del Regno, dei Serbi, Croati e Sloveni, regno nato alla fine della prima guerra mondiale con la disgregazione del regno Austro-Ungarico.
Il vecchio professore gli offrì una posizione di segretario presso il Ministero della Religione, che ovviamente Andrić accettò e alla fine di ottobre partì per Belgrado. Questo gli permise di farsi conoscere come scrittore, prese parte ai circoli letterari della città divenendo ben presto uno dei giovani scrittori più famosi pubblicando l’anno successivo il secondo racconto Put Alije Đerzeleza.
Purtroppo il lavoro al Ministero non era soddisfacente e Ivo Andrić chiese un nuovo incarico ad Alaupović, che lo assegnò alla missione del Ministero degli Esteri in Vaticano, e successivamente a Bucarest. Era un lavoro poco impegnativo che gli permise di dedicarsi alla sua vera passione: la scrittura.
Nel 1922 fu assegnato a Triste, ma l’ambiente umido della città non era indicato per la sua salute che peggiorò durante il soggiorno. Per questo motivo su indicazione del medico si trasferì a Graz, dove venne nominato vice-console e riprese a lavorare sulla tesi di dottorato in studi slavi.
Gli anni successivi Andrić li passò girando per l’Europa in qualità di vice-console. Nel 1924 pubblicò la sua prima raccolta di racconti per la quale ricevette un premio dall’Accademia Reale Serba, di cui divenne membro nel febbraio 1926.
A Madrid dove fu inviato due anni dopo, scrisse saggi su Francisco Goya e Simón Bolívar iniziando nel contempo a lavorare al romanzo La cronaca di Travnik.
Sono anni delicati, dopo aver ottenuto al carica di delegato della Jugoslavia nella Società delle Nazioni a Ginevra, nel 1933 venne nominato capo del dipartimento politico del Ministero degli affari esteri. Nel 1937 divenne assistente di Milan Stojadinović, primo ministro e ministro degli esteri della Jugoslavia.
Nel 1939 si trasferì a Berlino, a seguito della nomina ad ambasciatore della Jugoslavia. Sono anni in cui la politica è in fermento e le idee naziste stanno prendendo il sopravvento. Nel 1941, in veste di ambasciatore, fu costretto, nonostanteavesse il compito di ritardare il più possibile l’accordo, a partecipare alla firma del patto tripartito, in cui Germania, il Regno d’Italia e l’Impero Giapponese decidevano le aree d’influenza in Europa e Asia.
Contrario a quanto accaduto scrisse al Ministero degli Affari Esteri per dimettersi, ma non sapeva ancora cosa sarebbe successo alcuni giorni dopo.
Con la firma del patto, venne rovesciata la reggenza in Jugoslavia, tramite un colpo di Stato e nominato Primo ministro il generale Dušan Simović dalle idee filobritanniche. Quest’ultimo ritirò la Jugoslavia dall’Asse con conseguente inasprimento dei rapporti con la Germania, tanto che il 6 aprile 1941 Hitler ordinò l’invasione della Jugoslavia.
Prima dell’invasione del suo paese Andrić aveva avuto la possibilità di rifugiarsi in Svizzera, rifiutando perchè al suo staff non era permesso lasciare Berlino.
Una volta caduta la Jugoslavia, Ivo Andrić e il suo staff furono trasferiti a Belgrado, già occupata dei tedeschi. Gli venne offerto di trasferirsi a Zagabria, ma rifiutò e passò gli anni successivi sotto lo stretto controllo dei tedeschi. Questo non gli impedì di dedicarsi alla scrittura riuscendo a finire due dei romanzi per cui è più conosciuto: Il ponte sulla Drina e La cronaca di Travnik.
Lasciò la città solo dopo i bombardamenti alleati che la colpirono. Nel frattempo la sua simpatia politica era rivolta ai realisti Cetnici, scrivendo al loro capo, il generale Draža Mihailović.
Solo dopo che i partigiani jugoslavi con a capo Tito cacciarono i tedeschi da Belgrado, Ivo Andrić tornò alla vita pubblica e nel 1945 pubblicò i suoi due romanzi Il ponte sulla Drina e La cronaca di Travnik e La signorina.
La sua carriera politica riprese e nel 1950 venne nominato deputato dell’Assemblea della Jugoslavia e due anni dopo ricevette una medaglia per i servizi resi al suo popolo. L’anno successivo la sua carriera da deputato terminò e potè dedicarsi interamente alla scrittura. Nel 1954 Andrić pubblicò la novella Prokleta avlija, che racconta la vita in una prigione ottomana a Istanbul. Nel dicembre dello stesso anno fu ammesso al partito che governava il paese in quel periodo, la Lega dei comunisti di Jugoslavia.Ivo
Ivo Andrić il matrimonio e il Nobel
Ivo Andrić era sempre stato una persona schiva e riservata poco amante della notorietà e cui piaceva stare sola, per questo motivo si sposò molto tardi , all’età di 66 anni, il 27 settembre 1958, con Milica Babić, costumista al Teatro Nazionale di Serbia, di vent’anni più giovane di lui.
Negli stessi anni le sue opere erano già state tradotte in diverse lingue e paesi e il 26 ottobre 1961 il Comitato per il Nobel gli assegna il prestigioso premio preferendolo scrittori come JRR Tolkien e Robert Frost, con la seguente motivazione:
per la forza epica con la quale ha tracciato temi e descritto destini umani tratti dalla storia del proprio Paese
Dopo la morte della moglie nel 1968, la salute di Andrić peggiorò costantemente negli anni fino al ricovero in ospedale a Belgrado nel 1974 che lo obbligò a smettere di scrivere.
Morì il 13 marzo 1975 all’età di 82 anni. Le sue ceneri furono sepolte il 24 aprile nel cimitero di Belgrado alla presenza di circa dieci mila persone