Inviato a giudizio è un giallo appassionante e intrigante, che ti terrà incollato alle pagine, scritto da Paolo Pinna Parpaglia, edito da Newton Compton. L’autore è nato a Cagliari nel 1974, è laureato in giurisprudenza e dal 2005 svolge la professione forense. Per la stessa casa editrice ha inoltre pubblicato Quasi colpevole, Quasi innocente, Vendetta privata.
Inviato a giudizio: un giallo che ti terrà sul filo del rasoio sino alla fine
Ti troverai davanti a un giallo, un eccellente giallo, ma se pensi di incappare in commissari, ispettori, forze dell’ordine ti sbagli di grosso. Avrai a che fare con un arguto e brillante avvocato, Giulio Costa, un’altrettanto brillante e sagace, dalla penna accattivante, giornalista: Giovanna Mameli e tanti altri personaggi che si incastreranno alla perfezione come tessere di un puzzle.
D’altro canto, emblematica è la cover dove gli elementi principali sono tutti raffigurati. Vediamo in secondo piano un uomo seduto su una panca, in quella che sembra in tutto e per tutto una prigione, testa china, manette ai polsi, in primo piano un uomo in giacca e cravatta, ventiquattrore alla mano e accanto a lui una donna con in mano un taccuino e una penna.
Un’anziana barbaramente trucidata, tre ragazzi sulla scena del crimine: personaggi tanto diversi quanto distanti l’uno dall’altro: un eroinomane all’ultimo stadio, un ricco rampollo e uno spacciatore. Non aggiungo altro, altrimenti potrei dirti troppo e invece dovrai essere tu a leggere il libro, stupirti, lasciarti guidare dagli eventi, fare delle tue ipotesi, arrabbiarti e trattenere il fiato.
Il libro si compone di un prologo e di 79 capitoli, infine i ringraziamenti.
La narrazione si svolge in terza persona, e ti mostra le vicende dal punto di vista dei vari soggetti che sono coinvolti in questa storia. Il ritmo è incalzante, mai piatto, ti regala pathos in certe scene -almeno io l’ho percepito- e, come detto, ti tiene sempre con gli occhi incollati alle pagine: per quanto mi riguarda più leggevo, più volevo andare avanti per conoscere l’evolversi degli eventi.
Durante la lettura ho fatto delle mie congetture, ho pensato a come potessero proseguire le vicende e, in qualche caso, ci ho azzeccato.
Lo stile è pulito, elegante, il libro ben scritto. I dialoghi fra i personaggi sono arguti e ti permettono di raffigurarti le scene.
Il linguaggio è altresì tecnico, nel senso che vi sono parecchi termini giuridici e situazioni appartenenti al mondo forense, però l’autore è stato molto bravo a rendere tutto chiaro e semplice, di modo da renderlo comprensibile anche ai non addetti ai lavori.
Inviato a giudizio: perché non è solo un’avvincente storia da leggere d’un fiato
Grazie alla sua scrittura sapiente e coinvolgente, Paolo Pinna Parpaglia mi ha permesso di entrare direttamente in questa vicenda, così non l’ho solo letta, ma vissuta.
Tutte le descrizioni, le situazioni, così come i personaggi, sono stati descritti in maniera eccelsa. Sarà che io non sono propriamente un’estranea alle dette vicende, sarà che ci accomuna la stessa professione, ma sono certa che seppur io fossi stata al di fuori da tutto il sistema giudiziario, nulla sarebbe cambiato, perché come detto egli è riuscito a rendere questa storia fruibile a chiunque.
Tra i personaggi che ho maggiormente apprezzato vi sono, naturalmente, l’avv. Alessandro Costa per la sua tenacia e costanza nell’analizzare e affrontare le situazioni, elegante nel suo modo di essere e di porsi, senza mai essere prepotente o arrogante.
«…Giulio Costa è un buon avvocato ed è onesto.»
Giovanna Mameli è una giornalista del Corriere giunta dalla Sardegna, una donna non certamente bella nell’aspetto, ma piacevole nel modo di essere, intelligente, dalla penna arguta che sa usare le parole giuste: i suoi articoli suscitano interesse e scuotono le coscienze.
«Scrisse un altro pezzo, ancora migliore, ancora più accattivante, ancora più rivelatorio. Descrisse la deposizione del medico legale con tinte da Grand Guignol […] Calcò la mano più del solito per essere notata. E ancora una volta non venne pubblicato. Gli altri articoli che scriveva per il giornale, pezzi di cronaca, di politica, anche di giudiziaria, trovavano sempre spazio, quelli sul processo di Nicola Piavan invece sparivano.»
Anche Alessandro, il praticante dell’avv. Giulio Costa, è un personaggio che nel momento in cui farà il suo ingresso nella storia, darà il suo prezioso contributo: posso dirti che lui e Giulio diventeranno una squadra affiatata e compatta.
Una cosa che non ho molto apprezzato, è stato il ruolo assegnato all’avvocato Agnese Bacelli, non so, forse perché sono donna, ma è come se fosse stata sminuita, come se le fosse dato un compito meno importante e influente rispetto ai suoi colleghi uomini.
Giandonato Aquilani ricopre la parte di uno dei migliori avvocati della città, autorevole, per certi versi potente: anche qui, non ho apprezzato del tutto il suo modo fare e di agire sebbene egli stesso fornirà una spiegazione del suo modus operandi.
E se mi chiedeste se mi sono trovata d’accordo con ciò, la mia risposta è ni: è facile a prima battuta, così di getto, dire no, non lo sono, ma come ogni situazione bisogna viverla per poter dare delle risposte o comunque dare parari sul comportamento altrui.
Bisogna comunque dire che tutti i personaggi principali, e non, hanno avuto il ruolo chiave. Nicola Piavan è un ragazzo che mi ha lasciato dentro tanta amarezza, certo, il fautore del suo destino è stato lui, ma chi siamo noi per giudicare?
«Nicola era un eroinomane all’ultimo stadio, uno dei tanti che per uno schizzo avrebbe fatto qualunque cosa, ma non era uno stupido. I suoi ragionamenti, quando era abbastanza lucido da farli, erano lineari, parlava poco ma mai a sproposito.»
Kristian Ascenzi è il ragazzo della società bene, pieno di soldi e che nulla deve chiedere. Questo suo modo da spaccone verrà ammansito nel corso della storia, egli stesso da gradasso -quale è inizialmente- capirà molte cose: mi sono leggermente ricreduta sul suo atteggiamento quasi alla fine quando il ragazzo si è reso protagonista di un discorso maturo e cosciente.
«Kristian, con la kappa, come ci teneva sempre a precisare, era un arrogante figlio di papà, spavaldo e presuntuoso, sempre pronto a ostentare i suoi soldi e i muscoli gonfiati con i pesi.»
Infine, Primo Bassi: ecco, probabilmente lui è stato il personaggio che ho meno apprezzato, ben congeniato anche lui, calato perfettamente nel suo ruolo.
«Giulio si accorse di essere sempre in svantaggio. Era Priamo che stava conducendo l’esame, ogni volta che provava ad affondare il colpo, lui parava e reagiva. E si accorse che Priamo, nonostante fosse uno del Palazzone […] riusciva facilmente ad accattivarsi le simpatie di chi lo conosceva.»
Insomma, Inviato a giudizio è un libro che ti offre, oltre che una bella storia, anche delle ottime opportunità di riflessione, sulla vita, su come per alcune persone certe cose siano più facili che per altre, su come alle volte sia davvero facile cambiare le carte in tavola, sull’amore incondizionato dei genitori che amano un figlio sempre e comunque senza farsi domande e senza chiedere spiegazioni, perché in fondo Paolo Pinna Parpaglia ci racconta una storia che non è poi così lontana dalla realtà.