Cari iCrewers è un piacere per me presentarvi per “Sogni di Carta” lo scrittore e direi anche attore Mirko Giacchetti.
Ho personamente incontrato Mirko Giacchetti in occasione delle riprese di un film “Gli Ultimi Eroi” di Roberto D’Antona che ancora deve uscire nelle Sale Cinematografiche e che non vediamo l’ora di vedere; lo scrittore si è mostrato una persona molto gentile e dall’apparenza che si pone in netto contrasto con il ruolo che ha interpretato in un precedente film sempre di Roberto D’Antona e già in commercio, dal titolo “Fino all’Inferno” e nel quale lo abbiamo trovato impegnato nella figura del “cattivo”.
Ma lascerei a lui la parola e quindi iniziamo con le nostre domande…
Chi è Mirko Giacchetti?
“Mirko Giacchetti è uno dei tanti nomi con cui viene indicato il paziente della stanza 333. Rinvenuto presso la città di *** mentre deambulava in stato confusionale senza documenti. Attualmente ricoverato presso il manicomio di ***, il soggetto è spesso in stato catatonico.
Questa condizione è interrotta da brevi momenti di lucidità nei quali recita davanti a una macchina da presa, fa lo speaker radiofonico e scrive anche articoli per Milano Nera. Sostiene di essere William Munny e con lo stesso nome scrive racconti che, stando a quanto dichiara, sono ricordi della sua vita fuori da queste mura. Da non avvicinare senza le dovute precauzioni.”
Estratto della cartella clinica dell’internato nella stanza 333.
In che film hai recitato?
Nell’ultimo anno la mia faccia appare in ben due film: “Fino all’inferno” e “Gli ultimi eroi“. Il primo è già uscito al cinema, ora è disponibile in home video presso le grandi catene di negozi di elettrodomestici e negli store on line, mentre il secondo è ancora in post produzione e sarà pronto nel 2019.
Sono state due esperienze fondamentali per la mia crescita sia personale che come attore e di questo devo ringraziare Annamaria Lorusso e Roberto D’Antona.
Quali ruoli hai interpretato nei film in cui hai recitato?
Due personaggi molto diversi tra loro. Per il ruolo de “Gli ultimi eroi” non posso dirvi ancora nulla, ma vi garantisco che si farà notare, mentre per il Dottor Di Caprio è un cattivo determinato e spietato.
A livello artistico mi hanno impegnato in modi opposti, sono state delle sfide che, per la messa in scena, hanno coinvolto risorse emotive antitetiche. Durante le riprese affioravano sentimenti densi ed emozioni profonde che, grazie all’aiuto di Roberto, sono state intrappolate dalla macchina da presa.
Perché scrivi?
Quando ho iniziato a mettere in fila le prime parole, mi chiedevo come mai molte delle persone che conoscevo riuscissero a fare a meno della scrittura.
Ancora oggi non concepisco che ci si possa accontentare solo delle storie create dagli altri e rinunciare al piacere di dare inchiostro e vita alle proprie.
Nel tempo però ho scritto molto, ma ho pubblicato più o meno nulla. Sarà per il rapporto ondivago che ho con la scrittura, mi attrae e mi respinge in una tempesta alimentata dalla continua insoddisfazione per ciò che scrivo.
Un amore turbolento certo, ma che risparmia a molti il dispiacere di qualche pessima lettura.
L’ultima creatura scampata a questo ciclo di costruzione/distruzione è “Scommessa a Memphis“.
Come nasce una storia come Scommessa a Memphis?
Un giorno l’editore Mauro Saracino mi scrisse per segnalarmi Morte a 666 giri, un concorso letterario per un’antologia horror a tema musicale. Ho sempre avuto una grande passione per Elvis Presley e quella sembrava essere l’occasione adatta per scrivere di mio sul Re. Lasciai passare un po’ di tempo e mi decisi a pestare i tasti solo ventiquattro ore prima della consegna. Dal tramonto all’alba scrissi come se non ci fosse un domani, poi inviai la mail e dopo un po’ mi arrivò la notizia che avevo vinto il concorso.
Come ti sei sentito per questa vittoria?
Ero felice che la scommessa tra il Diavolo e la Morte sul destino del giovane Elvis fosse stata apprezzata. Non saprei dire con precisione se sia un racconto lungo o un romanzo breve, ma nonostante le apparenze, non è un horror puro. Direi che ho fatto il possibile per scrivere una storia che mi sarebbe piaciuta leggere.
E tu doneresti mai la tua anima al diavolo? E per ottenere cosa?
Con tutti i peccati che ho commesso, temo che la mia anima sia da tempo destinata all’inferno e che al Diavolo non interessi comprare qualcosa che già possiede. Detto questo, mi rimane la maniera più efficace per ottenere ciò che desidero, lavorare sodo per avvicinarmi sempre di più alla meta.
Come hai conosciuto Roberto D’Antona?
Nel 2012 mi occupavo di cinema per alcune testate e dovevo scrivere un articolo sullo stato di salute dei fan film in Italia. Tra una ricerca e l’altra approdai ai numerosi lavori dedicati a Dylan Dog, altra mia grande passione. Molti erano inguardabili, alcuni erano tutto tranne che l’Indagatore dell’Incubo, altri promettevano bene ma si perdevano per strada. Alla fine l’unico che riuscì a salvarsi fu proprio quello di Roberto. Lo contattai per fargli i complimenti, non scrissi mai l’articolo, ma da allora è nata una splendida amicizia.
Ringrazio Mirko Giacchetti per aver risposto alle nostre domande e per averci concesso di leggere il suo racconto “Scommessa a Memphis” e cogliamo l’occasione per rinnovare la nostra disponibilità per il futuro.
Vi saluto cari iCrewers e come dico sempre…
IN ALTO I NOSTRI CUORI
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