Caro iCrewer, oggi sono qui per segnalarti il secondo romanzo di Annarita Mangialardo, Vera, edito da Brè Edizioni. Il libro è stato pubblicato il 12 aprile 2019, ma la casa editrice lo ripropone per far riscoprire alcuni loro autori.
La trama di Vera
Leggiamo insieme la trama del romanzo di Annarita Mangialardo.
Vera è una giovane donna orfana di madre. Il ricordo del lutto la accompagna nella sua vita di giovane artista e di emarginata: fin da piccola Vera è sempre stata la “bambina diversa”, introversa e dalla fantasia irrefrenabile. Proprio a lei spetta il compito di aiutare suo padre adottivo che, nel corso degli anni, dopo la perdita della moglie, è caduto nel tunnel dell’alcolismo e del nichilismo.
Fra i ricordi di un’infanzia segnata dalla perdita della madre adottiva, una storia d’amore mai risolta con un ragazzo simile a lei e l’ambizione di sfondare nel mondo dell’arte, Vera avanza passo dopo passo verso un destino che segnerà un cambiamento irreversibile, nella sua vita e in quella delle persone che ama; il primo passo sarà quello considerato “proibito”: la ricerca dei suoi genitori biologici.
Se vi interessa leggerlo, vi informo che è possibile acquistare il libro in formato cartaceo, al prezzo di 15€, nelle librerie online e fisiche. Altrimenti, in formato ebook al prezzo di 3,99€.
Annarita Mangialardo – Biografia
Annarita Mangialardo nasce a Bari nel 1992.
Affascinata dai meccanismi psichici e dalle forze che legano le persone, affronta la scrittura come un’occasione per riscoprire la libertà perduta dell’essere umano. Nel 2018 ha pubblicato La conquista con Robin Edizioni. Su Facebook gestisce la pagina Una scrittrice distratta.
L’estratto
Leggiamo un piccolo estratto del romanzo.
Quel pomeriggio, Vera era rimasta in casa a guardare la televisione. Non impazziva per tutti quei colori confusi che apparivano sullo schermo, che sembravano voler crescere in quella scatola artificiale. A differenza dei suoi compagni di classe, a scuola non parlava mai di ciò che vedeva in televisione. Non era proprio una cosa che faceva per lei. Ciò che non l’aveva mai convinta, di quei pomeriggi curiosi passati di fronte allo schermo della TV, era la confusione dei colori e delle forme che si discioglievano in qualcosa di opaco, di non abbastanza vivo. Vera percepiva molto bene questa mancanza, e laddove gli altri si entusiasmavano, lei vedeva invece confusione, un volo solo tentato, un’altezza da terra mai raggiunta.
Queste erano le sue sensazioni, un po’ infantili e sicuramente non facili da definire. Col tempo avrebbe spiegato la faccenda in questo modo: la televisione le dava l’idea di una costruzione che falliva già in partenza, perché nessuno di quei colori, nessuna delle cose che venivano dette, era realmente sentita; erano cose buttate là, che non riuscivano a toccare veramente nel profondo chi le guardava, almeno secondo lei.
Per via del lavoro dei genitori, quando Vera veniva lasciata da sola in casa, la televisione si accendeva magicamente, di solito sintonizzata sul canale che trasmetteva cartoni animati a raffica. E anche se non impazziva per tutto ciò, finiva comunque per passarci due o tre ore, magari fra uno spuntino e l’altro. Poi, arrivata a un certo punto, non resisteva più: lasciava la televisione accesa – non sapeva neppure come spegnerla – e si rintanava in cucina fra l’odore di caffè, biscotti e cucinato, oppure in giardino, dove l’odore dei fiori, del detersivo che proveniva dal bucato steso o semplicemente l’odore della stagione – amava in particolare l’autunno perché le dava l’idea di qualcosa di indefinito, di dolce ma non troppo – con tre o quattro fogli, matite colorate e iniziava a disegnare.