Il santuario degli eretici è il titolo del thriller storico scritto da Adriano Comi e pubblicato da Newton Compton nel giugno 2020. Anno Domini 1350, Cola di Rienzo ha perso Roma, il tribuno dalla vita tutt’altro che normale è non solo un uomo di potere, scaltro, diffidente, cinico, ma è anche un uomo di profondissima cultura filosofica e teologica. Il libro si snoda tra le eresie e la magia, tra culti oscuri e scene violente.
Cola di Rienzo è il nostro Virgilio che non solo è chiamato a una missione da personaggi misteriosi e dai mille segreti, ma è anche il nostro Cicerone: spiega concetti filosofici e rende chiaro al lettore alcuni passaggi che senza un’adeguata preparazione culturale sarebbero oscuri. Un viaggio tra Napoli e Praga che attraversa Cesena e sfiora Avignone, la sede del Papa anticristo.
Il santuario degli eretici
Un libro che da una parte, quella storica, filosofica e culturale, mi ha appagato in pieno, raggiungendo quell’obiettivo didattico che chi si approccia a questo genere di libri ha sempre presente (anche se a volte inconsciamente) e appagando una sete di trame storiche ben articolate e costruite in modo verosimile, così che la fantasia si incastri alla perfezione con la realtà storica, tanto da non sapere più quale è l’una e quale l’altra.
Dall’altra parte però, quella della costruzione narrativa, del vero e proprio viaggio dell’eroe, mi ha lasciata perplessa: si entra in sintonia con la trama solo dalla metà abbondante del libro: i primi capitoli confondono, aggiungono personaggi e li lasciano in sospeso utilizzando cliffhanger fin troppo spesso.
Il lettore perde il filo, smarrisce il segno, fatica ad allacciare l’ordito con la trama e a sistemare i personaggi nelle loro giuste caselle. Immagino che sia un effetto voluto ma non è funzionale alla scorrevolezza della lettura: sono una fan delle letture lente, ma questa è caotica più che meditativa. Pollice verso anche per i dialoghi che spesso sono artefatti e appare lampante il loro scopo esplicativo per nulla mascherato nella spontaneità delle interlocuzioni dei personaggi.
Insomma, Il santuario degli eretici ha una base culturale sopraffina, un retroterra filosofico che è per palati finissimi e soddisfa in pieno ma una narrazione che poteva essere più chiara, più disciplinata. Una lettura comunque consigliata perchè Il santuario degli eretici di Adriano Comi è scritto in una splendida lingua che mi ha costretto più di una volta all’uso del dizionario, cosa che non sempre capita e che, quando succede, mi fa sdilinquire.