Il processo è il romanzo incompiuto di Franz Kafka scritto in tedesco fra il 1914 e il 1915, pubblicato postumo per la prima volta nel 1925. Ritenuta una delle sue migliori opere, esso racconta la storia di Josef K., un uomo arrestato e perseguito dall’autorità senza che venga mai a sapere la natura del suo crimine.
Il processo di Kafka, l’opera incompiuta
Il romanzo di Kafka, un’opera rimasta incompiuta (composta da 10 capitoli, scritto tra l’agosto del 1914 e il gennaio 1915), giunse nelle mani dell’amico Max Brod che lo valutò come la più grande opera dello scrittore. Egli dopo aver controllato il manoscritto, apportando anche qualche modifica per compensarne le lacune, rendendo il testo ben strutturato e coeso, sottoponendolo così ad un lavoro di revisione e interpolazione, contrariamente alla volontà dell’autore che desiderava che l’opera fosse bruciata dopo la sua morte, pubblicò il romanzo nel 1925. Come ha scritto Bruno Schulz (noto scrittore polacco) nella prefazione dell’edizione del 1936:
Il romanzo, che Max Brod ricevette nel 1920 dall’autore sotto forma di manoscritto, è incompiuto. Alcuni capitoli frammentari, che avrebbero dovuto trovare la loro collocazione prima del capitolo conclusivo, vennero da lui separati dal romanzo, basandosi su quanto dichiarato da Kafka, e cioè che questo processo in idea è a dire il vero incompiuto e che le sue ulteriori peripezie non avrebbero apportato più nulla di essenziale al senso fondamentale della questione.
L’opera di Franz Kafka è intrisa di diversi messaggi, la maggior parte di indignazione e di poca fiducia nei confronti della giustizia. Tutti i personaggi sono accumunati dalla passiva accettazione dell’ineluttabilità di una giustizia che funziona come un fenomeno fisico, con sue logiche autoreferenziali e insondabili, contro cui a nulla servono la razionalità e la lucidità di Josef K., processato per motivi misteriosi.
In questo romanzo è chiarissima l’influenza di Dostoevskij – che Kafka chiamava “parente di sangue” – in particolare dai suoi romanzi Delitto e castigo e I Fratelli Karamazov. Pur lasciandola incompiuta (alcuni capitoli intermedi non vennero ultimati e sopravvivono in forma frammentaria), Kafka scrisse il capitolo finale dell’opera, che si conclude con la morte del protagonista, scannato come un cane da due boia, come se la vergogna gli dovesse sopravvivere.
Secondo il quotidiano francese Le Monde, il romanzo di Kafka si posiziona al 3º posto della classifica dei 100 migliori libri scritti nel ventesimo secolo.
Il processo è un romanzo ricco di riflessioni che permettono al lettore di soffermarsi a studiare la società e il suo rapporto con la giustizia. Un rapporto che sembra essere ancora vivo e attuale.
Il personaggio principale è Joseph K., e a lui si affiancano tante altre persone. Joseph è, inizialmente, calmo ed abitudinario. Dopo l’arresto, questo suo carattere si trasforma, e si trasforma in una persona arrogante, sgarbata e confusionaria. Ogni persona che ha a che fare con lui viene trattata in modo critico.
La solitudine dell’uomo
Kafka, ne Il processo, descrive la solitudine dell’uomo. Kafka analizza anche l’impossibilità di stabilire un rapporto di adesione col mondo che lo circonda e di trovare nella sua giornaliera trama di gesti e di vicende un senso plausibile. Continua con l’analizzare l’impossibilità di realizzarsi in una dimensione di autenticità; la consapevolezza della sua condizione di escluso, di “straniero”; il senso di essere oggetto di una determinazione di cui ignora i fini e in ultimo la sua alienazione.
Complesso, profondo, surreale, cervellotico, visionario, delirante, con un’infinità di prospettive e interpretazioni, questo capolavoro “astratto” della letteratura mondiale verte sul controverso tema della giustizia e di conseguenza, sulla colpa e redenzione dell’uomo. Una parola potrebbe riassumere al meglio la principale caratteristica dell’uomo kafkiano, nonché del personaggio-uomo novecentesco: angoscia. Angoscia perché non si riesce ad essere autentici, perché si è impossibilitati a stabilire rapporti veri in amicizia, in amore e con l’altro, in un mondo dove nessuno si può fidare dell’altro.
Tutti. Non condivido il giudizio che nel processo di Kafka si faccia una critica al sistema giudiziario. A Kafka non interessava minimamente il sistema giudiziario. Kafka si occupa della condizione umana: Siamo tutti condannati a morte. Questa condizione spinge alcuni uomini a cercare la salvezza (assoluzione) ma tale ipotesi è illusoria e ingannevole. La religione mette in scena una farsa di processo con giudici irraggiungibili e mediatori imbroglioni, non a caso le udienze si tenevano di domenica, quando si va a messa.
Grazie Angelo per aver condiviso con noi il tuo punto di vista. E grazie anche per averci spiegato qualcosa in più su questo romanzo di Kafka