Caro lettore, oggi ti parlerò dell’ira, uno dei sette vizi capitali, paragonabile a un fuoco che si accende e brucia divorando tutto quello che ha attorno a sé.
Torneremo indietro nel tempo, anzi faremo un viaggio temporale ai tempi della guerra di Troia.
L’ira di Achille
Il poema epico l’Iliade di Omero contiene uno dei passi più famosi ed emozionanti: L’ira di Achille. Il testo fa emergere fortemente l’evoluzione in negativo dei sentimenti del guerriero semidio; in un primo momento Achille è un eroe valoroso sempre pronto a combattere e a morire per la gloria, poi successivamente diventa un antieroe, schiavo della sua stessa incontrollabile collera.
Ma vediamo meglio cosa succede ad Achille.
Approfondimento
La guerra tra Greci e Troiani dura da dieci anni e siamo ormai all’ultima fase dei combattimenti.
Il dio Apollo decide di colpire i Greci con una terribile peste, per punire il capo dell’esercito Agamennone, colpevole di aver preso come schiava la figlia del suo sacerdote.
Per placare l’ira di Apollo interviene Achille che propone di lasciare libera la ragazza e Agamennone, frustrato, decide di prendere come sua nuova schiava proprio quella del guerriero, iniziando a scatenare un’ira implacabile.
Achille, pieno di collera e ferito nell’onore, abbandona il campo di battaglia, lasciando quindi senza aiuto i compagni e aprendo le porte al totale fallimento.
Questo stato d’animo si fa via via più intenso: l’ira diventa furore e poi diventa desiderio di uccidere.
E il dolore colpì il figlio di Peleo; nel suo forte petto si divise il cuore: non sapeva se levare dal fianco la spada affilata, incitare gli altri alla rivolta e uccidere lui stesso l’Atride, o frenare l’impulso e calmare la collera.
Interviene a questo punto la dea Atena che prova a canalizzare la sua rabbia dalle azioni in un’altra direzione e invita Achille a sfogarsi e attaccare Agamennone a parole.
Ma l’ira non si placa, come un fuoco aumenta provocando indirettamente morti e disgrazie. Lo stato d’animo di Achille, pieno di odio, giunge poi alla vendetta della morte del suo amico Patroclo, ucciso da Ettore e da qui il sanguinoso scontro tra i due in cui Achille vincerà.
L’ira finirà il suo corso solo con la morte dello stesso guerriero. Concludiamo questo viaggio temporale con le sagge parole di Seneca:
Un’ira smisurata sfocia nella follia; perciò evita l’ira, per conservare non solo il dominio di te, ma la tua stessa salute.