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Lettura: Il Molise: un prezioso fazzoletto di terra di inestimabile bellezza raccontato in 3 libri.
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Il Molise: un prezioso fazzoletto di terra di inestimabile bellezza raccontato in 3 libri.

Anna Francesca Perrone 5 anni fa Commenta! 7
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Caro iCrewer, se questa è la prima volta che leggi uno dei miei articoli di segnalazione di libri ambientati nelle nostre bellissime Regioni, puoi rileggere i precedenti: Puglia, Lazio, Valle D’Aosta, Sicilia, Marche, Veneto e Sardegna.

Oppure puoi iniziare dal viaggio che ti propongo oggi in Molise con le parole di Giose Rimanelli:

La terra dove sono nato è grande come un fazzoletto, e questo è nascosto in una tasca dell’Appennino Centro-Meridionale. Si chiama Molise. In esso vi sono minuscoli ricami fatti a tombolo che i geografi hanno denominato paesi…

Tiro al piccioneTra i libri ambientati in Molise ne ho scelti tre:

Il primo è proprio di Giose Rimanelli, scrittore molisano emigrato in America, ma molto legato alla sua terra. Tiro al piccione è uno dei suoi romanzi più conosciuti e racconta la storia di Marco Laudato, appena tornato nel suo paese, nella provincia molisana, dopo aver abbandonato il seminario.

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Non riuscendo a sopportare la vita sempre uguale, il senso di inutilità, scappa nel 1943, con una colonna di camion tedeschi che sta risalendo la penisola. E’ un racconto crudo dell’esperienza traumatica della guerra. La prima stesura di questo romanzo risale al 1945 quando Giose Rimanelli, aveva solo vent’anni.

All’inizio del 1950  Cesare Pavese sentí parlare della storia di un giovane che aveva visto la Resistenza dalla parte sbagliata e successivamente la lesse e apprezzò.

Nel maggio del 1950 Pavese informò Rimanelli che Tiro al piccione sarebbe stato pubblicato. Quando Pavese si ammazzò, il romanzo era già in tipografia, se ne ebbero le prime bozze, ma non se ne fece piú nulla. Su consiglio di Elio Vittorini, Tiro al piccione uscí nella «Medusa degli Italiani» di Mondadori invece che nei «Coralli» di Einaudi.

Fu anche scelto per il film d’esordio di Giuliano Montaldo che a ventinove anni, nel 1961, portò sullo schermo le vicende di Marco Laudato, il protagonista problematico in cui Rimanelli si era almeno in parte ritratto e identificato.

E ancora, Carla Maria Russo è nata a Campobasso. È appassionata di ricerca storica, tra i suoi libri anche La sposa normanna ed. Piemme. Il romanzo che ho scelto è L’acquaiola: mi ha affascinato perchè racconta la storia di una donna forte e straordinaria nella sua semplicità, caparbia e legata alle tradizioni della sua terra.

L'acquaiolaMaria ha quindici anni, vive in un paesino dell’Appennino centro meridionale d’Italia e mantiene se stessa e l’anziano padre malato facendo la bracciante nei campi dei signori, un lavoro incerto e molto gravoso, fino a quando non viene assunta come acquaiola nella casa di don Francesco, il signorotto del paese, con il compito di recarsi più volte al giorno e con qualunque tempo alla fonte, che dista tre chilometri dal paese, per rifornire la famiglia di acqua.

A don Francesco, infatti, è nato il quinto figlio, Luigi, il quale rivela fin dall’infanzia una natura ribelle, precoce e assetata di libertà.

I destini di Maria e Luigi, così diversi fra loro, si intrecceranno in una serie di vicende dolorose ma, nello stesso tempo, intense e salvifiche per entrambi. Intorno a loro, una umanità umile, legata alla terra e alle antiche tradizioni, assuefatta a una vita di miseria, sacrifici e secolari soperchierie sopportate con fatalistica rassegnazione e per questo spesso dura e inflessibile, ma anche capace di pietà e umana solidarietà.

Continuiamo con un’autrice emergente: Valentina Farinaccio è nata a Campobasso e da molti anni vive a Roma. Il suo primo romanzo, La strada del ritorno è sempre più corta  edito Mondadori ha vinto il premio Rapallo Opera Prima, Kihlgren, e Adotta un esordiente. E’ un romanzo ironico, che racconta l’amore, la perdita e la trasformazione.
L’autrice che con questo libro ha fatto il suo esordio, racconta l’importanza di attraversare il dolore come unica possibilità per salvarsi. Ma la sua è anche una dichiarazione d’amore per i libri e le eredità lasciano.
La strada del ritornoL’estate in cui Vera ha cinque anni è una girandola di avventure. Vera è sfacciata e sognatrice: gioca a nascondino con l’amico immaginario Ringo Starr e da grande vuole fare la camionista, come il nonno, per scoprire dove finiscono tutte le strade del mondo.
Oltre ai capelli rossi – della stessa tinta con cui i bambini colorano i cuori –, ha ereditato dal papà libraio la passione per le storie: riempie pile di fogli di una scrittura immaginaria per raccontare favole di calzini parlanti e piante grasse dimagrite. Quella dei suoi cinque anni è anche l’ultima estate che trascorre insieme al padre Giordano…
Perché Vera è cresciuta senza un genitore, ed è come se fosse a metà: ha avuto in dotazione un solo braccio e un solo orecchio, una sola gamba e un solo occhio, e ha riempito tutto quel vuoto di sarcasmo e finta imperturbabilità.
Di suo padre non sa nulla: la madre Lia, credendo di proteggerla e di proteggersi, ha preferito dimenticare. Ma quando riceve un centinaio di pagine scritte da Giordano durante gli ultimi mesi di vita e che parlano proprio di lei, dell’eccentrica Lia che si è ribellata alle leggi ancestrali della provincialissima Campobasso, e della nonna Santa, che ha consacrato la propria vita ai figli, Vera è investita da una sfida: il libro è senza finale…
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