Le favole, per l’immaginario collettivo, dovrebbero in qualche modo raccontare la parte migliore della realtà, le apprezziamo come depositarie di valori, forzieri di celati significati da decifrare e interpretare per dare un senso fantastico alla nostra vita.
Fiorelluccia la breve opera che segna l’esperienza in terra siciliana dell’autrice
Alla fine della lettura, mi sono chiesta se Fiorelluccia “la fiaba tutta siciliana” di Lodovica San Guedoro, rientri realmente in questa categoria.
Più che una fiaba ho avuto la sensazione di assistere ad una stupenda messa in scena di vita vissuta, la magica teatralità della tipica famiglia siciliana e questo mi è piaciuto molto.
Senza dubbio le mie origini siciliane mi hanno trasportato in un mondo a me vicino, del quale ho ricordi profondi, mi hanno spinto a godere di un linguaggio da sempre patrimonio personale.
Non me ne voglia quindi l’autrice se, del racconto, ciò che ha catturato meno la mia attenzione è proprio la figura di Fiorelluccia, a mio avviso catalizzatore di eventi più che personaggio principale. Non nego tuttavia che anche l’insolita quanto metafisica giovinetta siciliana rivesta nel racconto un ruolo importante.
Avendo assaporato per anni gli affettuosi rituali della “famigghia siciliana”, non mi ha sorpreso la carezzevole invadenza affettiva di nonna Concettina quanto l’atteggiamento burbero di compare Turiddu restio a farsi stravolgere la vita dalle infauste stranezze della nipote.
Per quanto la pregevole sintassi dell’autrice provi inizialmente a dare di lei una immagine stravagante, Fiorelluccia, in realtà ha molto più di mefistofelico che di umano. La tradiscono i silenzi e gli sguardi famelici, le reazioni incontrollate, l’istinto primordiale di nascondersi ad un mondo che non sente suo.
“Fiorelluccia non riusciva ad adattarsi all’ambiente in cui viveva, qualcosa le vietava di divetare responsabile e partecipe come tutti gli altri, qualcosa le sbarrava i portali della maturità: era sempre latitante .
“Dal momento in cui si era decisa a non dividere con il mondo le gioie e i dolori della convivenza , non ne aveva però respinto …i frutti e, magra e pericolosa come un lupo, si aggirava in continuazione, nervosamente, intorno al recinto che racchiudeva la coseità della società civile.”
Che sia reale o meno, l’amore e il senso di responsabilità di Mamma Concetta verso di lei rimane immutato, quasi un codice d’onore a cui non ci si può sottrarre e che va difeso.
Maria, lassala stari, ‘a figghia: è picciridda, nun ‘u sapia ca nun l’avìa a fari! Santu cristianu antipaticazzu, mòrriri mi voli fari! Talìa, Turiddu, ca suddu…Turiddu! Eppoi chi fici, povera figghia? Tanticchia ri mozzarella si mangiau, eeee ‘na pocu ri ddisordine fici! Mariassignuri, ‘u sai ca si rriddiculu?!”
Quando è l’amore a trovare Fiorelluccia tutto sembra cambiare colore, si rinnovano le speranze e il ritorno finalmente ad una vita normale ma l’istinto famelico non tarda a farsi sentire.
…Con una occhiata, si rese conto che due persone di malaffare stavano armeggiando intorno al tavolo. E, malauguratamente, sulle ultime briciole proprio dell’agognato pranzo…
Ossa di pollo erano disseminate alla rinfusa sulla tovaglia, la bottiglia del vino appariva completamente salassata, da un bicchiere rovesciato si allargava una pozzanghera rossa, che gocciolava su una sedia impagliata…
Uno spettacolo di devastazione, ancora mai mirato sotto quel tetto, folgorò, in breve, Turiddu… Dopo avere tanto atteso, i due avevano colto l’occasione grossa, mentre sua moglie era magari impegnata a riordinare quel corredo fitusu nel comò dell’ultima stanza.
Ho volutamente scelto di dare un senso concreto alla favola trascrivendo alcuni brani tratti dal racconto. Tra questi anche alcune righe in dialetto siciliano, a mio avviso, di una tenerezza interiore profonda, almeno per me che non ho avuto nessuna difficoltà a tradurli.
Tuttavia, ed è bene sottolinearlo, pur in presenza di note, per un lettore poco preparato la traduzione del testo potrebbe rivelarsi di difficile comprensione e questo a discapito della naturalezza della conversazione.
Lodovica San Guedoro, in ogni caso, non tradisce le sue origini. Racconta la sua favola con un linguaggio fortemente poetico, riporta alla luce culture e tradizioni di una terra appassionata fatta di sacrifici e onore. La scelta coraggiosa di usare i dialoghi originali invita ad approfondire e “studiare” in qualche modo una cultura diversa ma non per questo meno preziosa, Particolare anche la scelta di dividere i momenti di narrazione con sinuosi steli di fiori. davvero molto bello.
Fiorelluccia è una “favola per chi vuole mettersi all’ascolto di nuovi linguaggi, piena di atmosfere, a tratti anche poco sublimi ma comunque di sicuro effetto.
Una recensione che una volta tanto fa veramente venire la voglia di leggere il libro!
La ringrazio, sono felice che le sia piaciuta.Oltre che positivo, il suo è un pensiero costruttivo, la migliore risposta ad un lavoro di critica non sempre facile da attuare. Non è forse a questo che una recensione deve aspirare?
Buon Natale di cuore
Cara Donatella,
una recensione meravigliosa ha scritto, piena di sentimento, una rarità! Non convengo su un solo punto: il dialogo siciliano è tutt’uno coi personaggi, li avrei adulterati, come vestiti di panni falsi, se li avessi fatti parlare in italiano. E poi non ho voluto precludere al lettore l’avventura di esplorare questo vernacolo antico, con tutto il suo impeto espressivo, la sua vitalità, stranezza e musicalità, con tutto il suo colore e la sua ricchezza materica ed emozionale. Un dialetto non è solo una lingua, ma una terra, una psicologia, una cultura… Quanto alla comprensibiltà, posso dire che è stato compreso da Johann Lerchenwald che, pur parlando benissimo l’italiano, resta di di madrelingua tedesca.
Lodovica San Guedoro
Cara Donatella,
una recensione meravigliosa ha scritto, piena di sentimento, una rarità! Non convengo su un solo punto: il dialogo siciliano è tutt’uno coi personaggi, li avrei adulterati, come vestiti di panni falsi, se li avessi fatti parlare in italiano. E poi non ho voluto precludere al lettore l’avventura di esplorare questo vernacolo antico, con tutto il suo impeto espressivo, la sua vitalità, stranezza e musicalità, con tutto il suo colore e la sua ricchezza materica ed emozionale. Un dialetto non è solo una lingua, ma una terra, una psicologia, una cultura… Quanto alla comprensibilità, posso dire che è stato compreso da Johann Lerchenwald che, pur parlando benissimo l’italiano, resta di di madrelingua tedesca.
Grazie di tutto cuore!
Lodovica San Guedoro
Cara Lodovica, mi permetto di chiamarla per nome, noi siciliani, in fondo non siamo inclini ad inutili formalismi. Sono felice che il mio pensiero sia stato di suo gradimento, Fiorelluccia è una favola particolarmente genuina, scritta con il calore di chi, da sempre ha respirato atmosfere e vissuto i colori di una terra che io stessa ho definito straordinaria.
Come non avrei potuto! Le confido che per dono materno, nel mio corpo scorre sangue pantesco puro e ne sono orgogliosa.
Lo stesso orgoglio che ha prevalso leggendo i dialoghi tra i personaggi del libro, una autenticità linguistica doverosa per una siciliana doc come lei.
Ne approfitto quindi per scusarmi se non sono stata particolarmente attenta a trascrivere i suoi brani, i suoi consigli mi aiuteranno a migliorare ma questo è una regola che vale per ognuno di noi, non crede?
In ogni caso,non avrei assolto al mio compito se non avessi espresso anche le mie perplessità, a mio avviso, doverose.
La scelta di mantenere intatta l’originalità dei dialoghi, come hai potuto leggere, l ho ritenuta giusta e soprattutto coraggiosa.
L’approccio improvviso ad un linguaggio così particolare, per quanto vivo e capace di esprimere una cultura tutta da scoprire, potrebbe, ripeto..potrebbe non essere di immediata comprensione.
In alcuni casi ,per comprendere alcuni termini anche per me sconosciuti, ho dovuto interrompere la lettura per cercarne i significati. Questo mi ha distolta dal contesto costringendomi a ricomporre il pensiero con i giusti toni.
Condivido comunque il forte desiderio di spingere alla conoscenza di altre culture e di altri linguaggi.
Un piccolo appunto anche da parte mia…il mondo cara Lodovica è bello perché è vario così come ognuno di noi, unici e irripetibili e proprio per questo fondamentali per un costante e reciproco scambio di esperienze culturali.
Ti auguro di cuore Buon Natale
Cara Donatella, che piacere sentirLa!
Le rispondo: quando si crea, si fanno scelte, scelte di fondo, quindi si rischia, come nella vita… Le mie scelte, poi, sono loro a scegliere me… Io eseguo solo la loro volontà… Pensi poi alla “Divina Commedia” e a tutte le note che bisogna sciropparsi per poterci capire qualcosa! In confronto i dialoghi di “Fiorelluccia” sono una bazzecola…
I pareri possono essere interessanti, sì, ma le idee sono determinanti…
Infine, il mondo non è più così bello né così vario, in questo momento è addirittura spaventoso…
Un caro saluto,
Lodovica San Guedoro
Al massimo avrei potuto inserire note con i dialoghi interamente tradotti, ma avrebbero incrinato l’unità estetica del volumetto e spostato l’attenzione del lettore dal siciliano all’italiano. E poi, dopo averli, a suo tempo, dovuti tradurre in italiano, perché venissero tradotti in tedesco (per una raccolta di racconti intitolata “Amor vitae”), capirà che non avessi voglia di ripetere tutta l’operazione quando ho pubblicato la fiaba in italiano! Troppo lavoro, tutto a carico mio. Perché quei dialoghi non avrei saputo dove e come rintracciarli…