Ho comprato questo libro perché tutti ne parlavano entusiasti, e volevo finalmente conoscere questa “famosa” Eleanor Oliphant.
In effetti a Gail Honeyman è stato conferito il Premio Amo Questo Libro, un premio attribuito dalle libraie e dai librai Giunti al Punto.
Il concorso prevedeva la partecipazione di tutti i titoli usciti tra il novembre 2017 e l’ottobre 2018 e questo romanzo è risultato il PRIMO CLASSIFICATO.
Come mai Eleanor Oliphant ha riscosso così tanto successo?
Eleanor Oliphant sta benissimo, benissimo nei suoi schemi, nella sua solitudine fatta di contabilità, cruciverba, la sua piantina Polly, la vodka e un passato da seppellire che torna sempre a tormentarla.
Sta benissimo anche se i suoi colleghi la considerano una strana e lei non prova a smentirli.
Sta benissimo fino a quando Raymond, un nuovo collega, la tratta in maniera gentile, accettandola così com’è, senza giudizio.
La sua gentilezza spezza ad una ad una le catene a cui Eleanor si è legata da tempo e la induce per la prima volta a fidarsi di qualcuno e farsi aiutare a stare davvero bene, anzi BENISSIMO.
Ho adorato Eleanor per il suo modo di essere senza filtri, senza finzione, vera come poche. Per una come lei la vita è difficile, ed è vero, la solitudine sembrerebbe la scelta migliore.
E mi ha stupita quando è riuscita a riconoscere la bellezza di un gesto gentile e seguirlo come un profumo di cui non puoi più fare a meno.
Ci sono due tematiche molto importanti affrontate in questo libro attraverso il percorso di crescita di questo personaggio: la SOLITUDINE e il RAPPORTO CON LA MADRE.
La solitudine come arma per difendersi dal dolore: a volte è molto più facile rifugiarsi nelle abitudini, piuttosto che affrontare le nostre paure. Ci esponiamo il meno possibile per paura di non essere accettati, ci rintaniamo e non condividiamo nulla con gli altri per paura di non essere all’altezza delle situazioni.
Eleanor ha dimostrato che rimanere sé stessi è comunque una risorsa e la solitudine non ne è assolutamente una conseguenza.
Il tema del rapporto con la madre, poi, colpisce molto anche se l’autrice è molto brava ad usare un linguaggio semplice, a tratti ironico, per evitare di far provare pena per questa ragazza, che da sola e con una forza che non ti aspetti trova il modo di uscire anche da questa “dipendenza”:
“Nessuna madre sarebbe felice di sapere che il proprio figlio soffre.” Mi strinsi nelle spalle e continuai a fissare il pavimento. “Non conosci la mamma”, dissi.
Si parla sempre di madri che farebbero di tutto per i loro figli, purtroppo ci sono anche casi come quello della madre di Eleanor, o ancora casi di madri che condizionano a tal punto la vita dei loro figli fino a renderli succubi e mai autonomi.
Ci vuole grande forza e lei ha saputo darsi una possibilità, ha saputo fidarsi ancora una volta di sé stessa, nonostante il suo triste passato ancora così pressante.
Nonostante la sua sia una situazione al limite, quel gesto di gentilezza ha aperto a poco a poco il piccolo spiraglio di luce che ancora c’era dentro di lei e ne ha fatto una finestra affacciata sul mondo.
Un bel messaggio di speranza per tutte le persone che vivono questa condizione di SOLITUDINE e anche per chi una persona come Eleanor ce l’ha vicino e potrebbe aiutarla con un semplice ma vero GESTO DI GENTILEZZA.
Come sempre buona lettura!